sabato 15 gennaio 2011

Quale 'VERSIONE' preferite? L'eterno dibattito tra cinema e letteratura

Arriva finalmente in sala La versione di Barney, attesissima trasposizione cinefila del romanzo-culto di Mordecai Richler: ne avevo già parlato all'epoca dell'anteprima 'veneziana' del film (vedi qui), ma era inevitabile che sarei tornato sull'argomento. Non tanto perchè il film diretto da Richard J. Lewis sia particolarmente memorabile (anzi...) ma perchè anche stavolta, come sempre succede quando viene portato sullo schermo un romanzo di grande successo, si riaccende l'annosa questione su quanto sia giusto (o opportuno) restare più o meno fedeli al testo letterario. E ovviamente tanto più è famoso il libro tanto maggiori sono le polemiche... specialmente se lo scrittore non può o non vuole collaborare con la sceneggiatura del film, che così diventa 'liberamente' ispirata al romanzo. In questo caso non sarebbe stato davvero possibile (Richler è morto nel 2001), ma ci sono stati innumerevoli casi in cui gli autori dei libri in questione hanno più o meno esplicitamente disconosciuto la versione cinematografica, per non parlare poi dei fans 'irriducibili' e talebani della carta stampata che spesso rifiutano 'a prescindere' il film considerandolo quasi un sacrilegio (si pensi alla saga de Il Signore degli Anelli).

Premetto una cosa: non ho letto il romanzo di Richler e pertanto non posso fare confronti con il film: mi limito a dire che la pellicola di Lewis è una convenzionalissima e scontata commedia romantica in perfetto stile americano: non inguardabile ma certamente è tutto tranne che irriverente, 'scorretta', caustica e anticonformista come parrebbe essere il testo da cui è tratta.
Ma non è questo il punto.
Il punto è: fino a quanto ci si può spingere con la 'fedeltà' al romanzo? E fino a quale limite il regista (o lo sceneggiatore) possono arrivare 'mettendoci del loro' ?

Io credo, innanzitutto, che fare confronti sia eternamente sbagliato: cinema e letteratura sono due arti che non possono essere paragonate in nessun modo. Semplicemente sono DIVERSE. Il romanzo è la massima espressione del pensiero, senza vincoli o limitazioni, mentre il film deve necessariamente essere una sintesi. Questo però non va (almeno non sempre) a discapito del cinema, perchè il Cinema è la 'summa' di tutte le arti dell'ingegno (letteratura, immagine, musica) come diceva qualcuno più intelligente di me... Qualsiasi altra forma di rappresentazione non può avere la stessa capacità diretta e immediata di rappresentare la realtà. Le sensazioni che riescono a darci certe immagini del cinema non potrebbero essere provocate da nessun'altra forma di espressione artistica. Prendete 2001: odissea nello spazio: Arthur Clarke impiega decine di pagine per passare dall' 'alba dell'uomo' ai giorni nostri, e sono pagine notevolissime. Ma Kubrick con un solo fotogramma (la mitica scena dell'osso scagliato nel cielo che diventa astronave) le riassume tutte in maniera straordinaria.

Detto questo, è ovvio che possono esserci grandi libri e pessimi film, oppure il contrario. Ma trovo che il confronto sia impossibile, e credo che il regista abbia il sacrosanto diritto (e secondo me anche il dovere) di trasporre il romanzo secondo la PROPRIA visione, mettendoci cioè del suo e non limitandosi a un pedissequo esercizio di filologia. Torno ancora a Il Signore degli Anelli: a mio giudizio è una saga cinematografica portentosa, non penso che sarebbe stato possibile realizzarla meglio di come ha fatto Peter Jackson: eppure la maggior parte di coloro che hanno letto e amato il libro affermano che il film è 'riduttivo' rispetto al romanzo (malgrado le dodici ore complessive di pellicola!). Ma era inevitabile che così fosse considerando la mole del racconto, e Jackson ha avuto il merito di non 'ricopiare' meramente il testo letterario, ma di mettere in scena un film 'personale', modificato, diverso eppure eccellente, che a mio avviso non ha niente da invidiare rispetto al tomo di Tolkien. 

La stessa cosa invece sembrerebbe non possa dirsi per La versione di Barney, ma anche qui va rispettata la scelta di registi e produttori di aver voluto dare un LORO taglio al film, che in ogni caso non va nè a sminuire nè a glorificare l'opera di Richler: molto spesso chi dirige un film usa il testo letterario come canovaccio o come spunto, dando poi vita a trasposizioni cinematografiche assolutamente 'libere', con concetti e stili profondamente diversi.
E trovo che questo sia assolutamente giusto. Fermo restando che ognuno è padrone di dare il proprio giudizio.

3 commenti:

  1. Visto stasera! Lessi il libro alcuni anni fa e mi piacque enormemente. il film ha un suo fascino in praricaolre per l'interpretazione di paul giamatti e.... vabbè non dico altro per il momento che devo ancora scrivere la mia recensione!!!

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  2. Attendo di leggerla con ansia!
    E spero un giorno di trovare il tempo di leggere questo libro... c'è chi me ne ha parlato benissimo e chi lo ha stroncato senza pietà. Come è normale, forse, per un libro del genere.
    A risentirci !

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  3. Il libro ha una prima parte piuttosto difficoltosa a procedere... ma poi ti prende e non ti lascia più....

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