sabato 26 marzo 2011

Sulle sparate di Galan, sull'ipocrisia di un paese a-normale, su Venezia, Roma e (poco) altro. Cronache da una piccola Italia

Si fa presto a dire Unità. Non sono passati nemmeno dieci giorni dalla 'giornata dell'orgoglio nazionale' che l'Italietta più risibile e sgangherata (quella della politica) torna puntualmente a dare il peggio di sè. Lo avrete certamente letto nelle agenzie: il neo-ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, successore del Gran Ciambellano (di Arcore) Sandro Bondi, appena sedutosi alla scrivania del predecessore si è immediatamente contraddistinto in una polemica tanto assurda quanto ridicola: si è infatti scagliato duramente contro la Festa del Cinema di Roma affermando che 'un solo Festival basta e avanza', riferendosi ovviamente alla Mostra di Venezia. E se aggiungiamo che il buon Galan è stato per due legislature presidente della Regione Veneto, ecco che il cerchio si chiude.

La solita Italia, insomma: il Nord che accusa il Sud, i nordisti contro i 'terroni', Venezia contro Roma, l'invidia del Nord opulento e prosperoso verso l'assistenzialismo e il nullafacentismo di 'Roma Ladrona'. Che tristezza. E questo dovrebbe essere il Paese unito che abbiamo festeggiato a suon di bandiere al vento e Inno di Mameli a squarciagola. Una vera e propria Festa dell'Ipocrisia, non c'è che dire.  Il tutto reso ancora più tragico dall'amara constatazione che in questo paese è impossibile 'fare sistema' a qualsiasi livello, unirsi e collaborare tutti insieme per costruire un prodotto migliore. Lo vediamo, tragicamente, in queste ore con quello che sta accadendo a Lampedusa, dove non si riescono a tirar fuori da un ghetto 5.000 persone (non cinque milioni) perchè nessuno è disposto ad accoglierli... figuriamoci dunque se si poteva trovare un accordo tra due manifestazioni di spettacolo! Pura utopia.

Chi mi conosce sa che sono un frequentatore assiduo della Mostra di Venezia. Ci vado ogni anno, seppure ogni volta mi chiedo sempre 'chi me l'ha fatto fare', per una serie di motivi. Venezia è la rassegna cinematografica più antica del mondo, ha una tradizione e un prestigio secondi solo agli Oscar americani (e non a Cannes, come i francesi tentano di farci credere), gode del rispetto di tutti coloro che vivono di cinema.
Però non ci vuole molto a rendersi conto che il contesto in cui si svolge il  Festival è davvero deprimente: strutture vecchie, obsolete, se non addirittura fatiscenti (l'anno scorso è bastato un temporale di 15 minuti per allagare il Palabiennale), per non parlare dei servizi igienici insufficienti, la mancanza cronica di strutture ricettive, i prezzi assurdi dei pochissimi bar presenti al Lido, la mancanzi di qualsiasi altra attrattiva 'mondana' per chi non si accontenta 'solo' di vedere film... a tutto questo negli ultimi anni si è aggiunto, beffardamente, il cantiere del 'nuovo' Palazzo del Cinema, che non si sa proprio quando e SE verrà ultimato. E intanto è lì, nel bel mezzo dell'area festivaliera, a fare orrenda presenza chissà per quanti anni ancora.

La Festa di Roma invece non la conosco. Lo ammetto, non l'ho mai considerata più di tanto, forse ingiustamente... nacque sei anni fa come 'sfizio' di Walter Veltroni, allora sindaco 'cinefilo' della capitale (più cinefilo che sindaco, dicono i suoi detrattori), e successivamente la nuova amministrazione di centrodestra se l'è ritrovata in mano come una patata bollente. Aldilà dei proclami, infatti, la giunta Alemanno non ha mai visto di buon occhio la rassegna, più 'sopportata' che caldeggiata. Solo che ora gli torna molto utile per ribattere ai proclami di Galan e riaffermare il ruolo di Roma 'caput mundi' (sic!). Ma, lasciando perdere il campanilismo più bieco, non ci vuole molto a capire che i problemi delle due manifestazioni sono opposti e complementari nello stesso tempo: Venezia ha il carisma, la tradizione, il prestigio, il nome. Ma in sessant'anni non è riuscita a dotarsi di un luogo decente dove proiettare i film. Roma è un Festival giovane, popolare, un po' 'costruito', dove per far venire i grandi nomi gli sponsor devono sganciare fior di quattrini... ma sono comunque fondi PRIVATI, e non finanziamenti pubblici come invece vengono elargiti copiosamente al Lido. Però Roma ha le strutture, ha le disponibilità e i mezzi di una capitale della cultura, ha luoghi 'magici' dove distribuire tutta la rassegna, dispone di location, alberghi, ristoranti, trasporti... 

Come si vede, l'ideale sarebbe trovare una 'sinergia' tra i due eventi. Una forma di collaborazione che unisca anzichè dividere. Cosa che, se il buongiorno si vede dal mattino, appare davvero complicata.
E vabbè, siamo italiani. C'è poco da fare. Ma cerchiamo almeno, se proprio non è possibile volersi bene, di sopportarsi e non farsi dispetti a vicenda. Bisogna a tutti i costi trovare una forma di 'non belligeranza' che giovi a entrambe le rassegne. A cominciare magari, semplicemente, dalle date di programmazione. Insomma: è mai possibile che che la Festa di Roma debba svolgersi per forza a Ottobre? A un mese di distanza dalla Mostra? E' chiaro che finchè la collocazione resterà questa ci sarà sempre attrito e rivalità con Venezia (che tra l'altro, non dimentichiamolo, soffre anche della concorrenza 'piccola' ma agguerrita del Festival di Locarno, che si svolge poche settimane prima). Non si potrebbe, che so, spostarla ad aprile oppure a giugno? In questo modo si comincerebbero a rompere le uova del paniere a Cannes... nessuno ci ha mai pensato?

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