sabato 7 aprile 2012

QUESTIONE DI... TITOLI !

Si dice che François Truffaut l'abbia presa con filosofia quando seppe che il suo film Domicile conjugal sarebbe diventato nella nostra lingua Non drammatizziamo... è solo questione di corna: a tutt'oggi il caso più eclatante di 'scempio linguisitico' in sede di traduzione di titoli. Pare che il grande regista abbia risposto così a chi gli fece notare la cosa: 'sta incassando più in Italia che in Francia, quindi avete ragione voi...'. Una dichiarazione di gran classe per un titolo che ancora oggi grida vendetta, e che ripropone l'eterno dilemma delle traduzioni italiane di film esteri, mai risolto e praticamente irrisolvibile.

Intendiamoci: non intendo assolutamente fare facili polemiche e cavalcare la demagogia: mi rendo perfettamente conto che il titolo di un film è uno degli aspetti fondamentali per decretarne il successo (o l'insuccesso!) commerciale. Truffaut, infatti, aveva elegantemente centrato il nocciolo della questione: il titolo di un film è come la copertina di una rivista: il suo compito è quello di attrarre lo spettatore, ed è evidente che titoli in lingua straniera, specie se appena un po' più complessi del normale, non esercitino il dovuto 'richiamo'. E da qui, di conseguenza, la necessità di attribuire un titolo più comprensibile e 'ad effetto'. Niente di scandaloso, anche se bisogna dire che il pubblico di oggi non è più certo quello di 40-50 anni fa: se all'epoca tradurre i titoli era praticamente obbligatorio per ragioni di alfabetismo della popolazione (una buona percentuale non parlava correttamente nemmeno l'italiano, figuriamoci l'inglese o il francese), oggi questa esigenza è decisamente minore.

Se mi lasci ti cancello
Ma, ripeto, sorvoliamo su questo fatto. Il problema infatti è un altro: quando si decide di tradurre un titolo bisognerebbe, nei limiti del possibile, RISPETTARNE l'essenza e anche la grammatica. Vuol dire che un titolo tradotto dovrebbe essere il più vicino possibile all'originale, se proprio risultasse inevitabile la traduzione. Mi spiego con un esempio: mi sta bene che The eternal sunshine of the spottles mind debba essere tradotto in italiano per renderlo un minimo appetibile, ma chiamarlo Se mi lasci ti cancello è un titolo che grida ancora vendetta! Questo perchè un titolo del genere significa ingannare lo spettatore, un subdolo tentativo per far accorrere in sala il pubblico meno smaliziato e abituato a vedere commedie insipide e volgarotte, allontanando invece i cinefili più smaliziati.

Ancora più grave è il fatto di tradurre con banalità e (finta) sufficienza titoli che non ci sarebbe affatto bisogno di tradurre: vedasi il caso del post precedente, con il bellissimo The Guard diventato in italiano Un poliziotto da happy hour. E si potrebbe continuare per ore, con esempi su esempi:  come l'ultimo capolavoro di Aki Kaurismaki, che in tutto il pianeta si chiama semplicemente Le Havre mentre da noi gli hanno voluto aggiungere la parola 'miracolo', per scimmiottare pateticamente il Miracolo a Milano di De Sica. O come, andando indietrissimo nel tempo, il celebre Vertigo di Hitchcock, da noi diventato, chissà perchè, La donna che visse due volte...

Benigni e Allen sul set di 'To Rome with love'
Ma noi italiani, che non ci facciamo mancare nulla, siamo anche capaci dell'effetto contrario: proprio così! Titoli cioè che funzionerebbero benissimo nella nostra lingua, ma che preferiamo lasciarli in originale quando invece non ce ne sarebbe affatto bisogno: il prossimo film di Woody Allen, che uscirà a giorni, si chiamerà To Rome with love... che cosa impediva di chiamarlo 'A Roma con amore'? E perchè la saga di Guerre Stellari, una volta riunificata, adesso si chiama Star Wars? Mah...

L'attimo fuggente
Mestiere difficile quello del titolista. E problema tutto italiano o quasi, dal momento che siamo solo noi e pochi altri paesi a doppiare i film. Lo ripeto, ci vorrebbe nessuna 'guerra di religione' e tanto buonsenso, dote che (ahimè) manca a volte quasi del tutto ai nostri distributori. Certo, ci sono anche le eccezioni: titoli, cioè, più belli nella nostra lingua che in originale. Sembra impossibile, ma ci sono, anche se bisogna impegnarsi parecchio per trovarne... Però indubbiamente a un Dead Poets Society preferiamo il ben più affascinante L'attimo fuggente, così come al criptico Chariots of fire preferiamo il più altisonante e corretto (visto il film) Momenti di gloria.
Ma sono, appunto, eccezioni. Per il futuro vedete di impegnarvi di più!

1 commento:

  1. concordo
    MOMENTI DI GLORIA e L'ATTIMO FUGGENTE sono titoli bellissimi: L'ECCEZIONE CONFERMA LA REGOLA
    quanto al film romano di WA corre voce che sia una fetenzia, ma lo potremo dire solo dopo averlo visto

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...