martedì 5 giugno 2012

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO

(Extremely loud and incredibly close)
di Stephen Daldry (USA, 2011)
con Thomas Horn, Max Von Sydow, Tom Hanks, Sandra Bullock, Viola Davis
VOTO: ****

"Se il sole esplodesse adesso noi ce ne accorgeremmo solo tra otto minuti, il tempo che impiega la luce per arrivare fin qui. Era passato un anno dalla morte di mio padre e sentivo che i miei otto minuti stavano per scadere..."

Oskar Shell ha undici anni ed ha visto morire il padre. Non importa come (per ora). Ha assistito inerte alla sua morte senza il coraggio di dirgli nulla, e adesso il rimorso non lo fa vivere. Tutto quello che gli resta del genitore è un vaso azzurro, scoperto per caso in camera sua, con dentro una chiave e un biglietto su cui è scritto sopra un solo nome. Anzi, un cognome: 'Black'. Oskar interpreta il fatto come l'ultimo tentativo del padre di comunicargli qualcosa, l'ultimo fragile legame prima del nulla. Da quell'istante l'unica ragione di vita del ragazzino sarà quella di contattare di persona, uno per uno, tutti i 472  signori 'Black' sparsi per New York, domandando loro se quella chiave apre qualcosa...

Da quell'istante inizia un pellegrinaggio per la metropoli americana che non è difficile paragonare ad una specie di viaggio iniziatico, al tentativo del piccolo Oskar di far pace con se stesso, di diventare finalmente una persona 'normale' (come promette disperatamente alla madre) attraverso una 'crociata' che è ai limiti dell'impossibile, ma che gli servirà per guardarsi dentro e scacciare le sue paure. Che sono quelle, poi, di una città, una nazione, un universo intero, scopertosi improvvisamente vulnerabile e impreparato alla tragedia. Ad aiutarlo nella sua missione ci penserà un misterioso signore anziano e muto, anch'esso con un pesante segreto sulle spalle, che ricorderà al piccolo esploratore (e a noi che 'vediamo' attraverso i suoi occhi) l'ineluttabilità della storia e il cinico ripetersi della stupidità umana.

A dodici anni di distanza da Billy Elliot, il regista Stephen Daldry torna a raccontarci una storia commovente e onesta, per niente ipocrita, di un bambino problematico eppure intelligentissimo, che grazie al suo candore e alla sua pazza determinazione riuscirà a scuotere le coscienze di una società insensibile e  votata all'egoismo e alla paura del 'diverso'. Molto forte, incredibilmente vicino (meno male che, per una volta, la distribuzione italiana non ha storpiato il titolo) è tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Safran Froer (quello di Ogni cosa è illuminata), che nelle mani dello sceneggiatore Eric Roth (lo ricordiamo in Forrest Gump) si concentra prevalentemente, riuscendoci, sulla vicenda privata del piccolo protagonista, restituendoci una storia che parla di una perdita insanabile e del tentativo di elaborarla, fatta di lunghi silenzi, frasi spezzate e molte domande, le quali hanno bisogno di tempo per ottenere una risposta che, forse, non arriverà mai.

Certo il film non è immune da difetti: un po' di retorica fisiologicamente ogni tanto affiora, la mediocre Sandra Bullock e un imbolsito Tom Hanks non sono troppo credibili nel ruolo dei genitori, la sceneggiatura a volte è tirata per i capelli (riesce difficile credere che un undicenne possa girare così tranquillamente per le strade della Grande Mela). Ma le lacrime che la pellicola inevitabilmente strappa sono tutte sincere, e siamo felici di versarle. Il film da noi non ha avuto una clamorosa accoglienza da parte della critica, specialmente (spiace dirlo) da quella 'sinistrorsa', imputando al regista la troppa indulgenza e la smaccata (?) simpatia verso l'America. Il motivo è presto detto: il papà di Oskar muore gettandosi nel vuoto dopo l'attentato alle Torri Gemelle... con tutto quello che ne consegue.

Ma valutare il film esclusivamente in funzione dell' Undici Settembre, onestamente non ha senso. Molto forte, incredibilmente vicino racconta una vicenda essenzialmente privata, in cui la tragedia Americana ha un peso specifico direttamente proporzionale alla capacità di intendere e di volere di un ragazzino undicenne che, semplicemente. scopre di aver perso un genitore e poco gli importa come. Speculare e suggerire intepretazioni politiche in questo film è un gioco che appassiona davvero il giusto.

Meglio, molto meglio, godersi le performances di uno strepitoso Thomas Horn, al suo debutto cinematografico assoluto e, quasi per contrappasso, dell'86enne Max Von Sydow nel ruolo del misterioso accompagnatore, al quale evidentemente la famosa partita a scacchi col diavolo ha portato solo bene. Il film diverte, incanta, commuove (molto). E pazienza per qualche caduta di ritmo e e i veniali difettucci che abbiamo elencato prima. Io lo giudico col cuore, e per questo gli assegno quattro stelle: ne meriterebbe tre, la quarta è per le emozioni che ci regala...  

4 commenti:

  1. mi è piaciucchiato ma non mi ha propriamente entusiasmato proprio perchè gli ho riconosciuto le debolezze che gli hai attribuito. Inoltre mi ha infastidito parecchio la voce del doppiatore di Oskar( bellissimo e bravissimo il piccolo) secondo me roba da tapparsi le orecchie e concordo che l'unica spalla decente al piccolo sia stato il grandissimo Max Von Sydow che ha tirato fuori tutto il Charlie Chaplin racchiuso in lui.

    RispondiElimina
  2. Sono felice di leggere finalmente una critica positiva a un film che mi pare sia stato frainteso da molti, come giustamente fai notare.

    Riguardo al ragazzetto che gira da solo per New York, c'è da dire che nel post-catastrofe c'è stato un crollo della criminalità locale, una specie di depressione collettiva, immagino, e inoltre la madre, come spiega alla fine, in qualche modo lo teneva d'occhio.

    RispondiElimina
  3. Aspettavo con ansia questo film perché amo sia Daldry che Jonathan Safran Froer. Non credo che rimarrò delusa dai difetti che anche tu gli imputi perché se c'è una cosa che Daldry riesce a fare benissimo è proprio coinvolgere lo spettatore nelle storie che racconta. Adesso non mi resta che vederlo :)

    RispondiElimina
  4. Effettivamente il doppiaggio italiano (come al solito) non rende giustizia nè al film nè al personaggio di Oskar. Però la storia, come dice hetschaap, decisamente coinvolge, malgrado i difetti (o magari proprio grazie a quelli...)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...