sabato 13 ottobre 2012

TUTTI I SANTI GIORNI

(id.)
di Paolo Virzì (Italia, 2012)
con Luca Marinelli, Federica Vittoria Caiozzo (Thony), Micol Azzurro
VOTO: ***/5

L'amore al tempo della crisi ce lo racconta Paolo Virzì: la storia di due trentenni, Guido e Antonia, è a suo modo emblematica del nostro tempo. Lui fa il portiere di notte in un albergo della Capitale, lei l'impiegata in un autonoleggio della Stazione Termini. Entrambi vivono in affitto ad Acilia, ben oltre il raccordo, e le loro vite combaciano fisicamente solo per una manciata di minuti al mattino: lui rientra, le prepara la colazione e la sveglia con citazioni colte. Lei lo stringe a sè, fanno l'amore, e poi parte in motorino per recarsi a lavoro. Tutti i santi giorni, da quando stanno insieme. Ad interrompere la routine c'è solo il disperato tentativo di procreare, sperimentando tutti i modi possibili per far nascere quel figlio che non arriva mai...

Dopo il mieloso La prima cosa bella, Virzì torna a dirigere una commedia intensa, che ha come protagonisti due semplici ragazzi di oggi, che sudano per sbarcare il lunario e hanno entrambi parzialmente rinunciato ai loro sogni: Guido, toscano di buona famiglia, letterato, appassionato di storia, ha rifiutato una cattedra in America in cambio di un lavoro tranquillo e sicuro. Antonia, siciliana, è una brava cantante 'indie' che si è 'normalizzata' accettando un impiego che le consente un'entrata fissa. I due però non sono infelici, benchè consapevoli della loro condizione: accettano la realtà in nome del loro amore, anche perchè forse non sanno nemmeno che cosa siano il benessere e la stabilità economica, che non hanno mai provato. Ciò che li unisce è il loro forte sentimento comune, che sarà messo a dura prova dall'impossibilità di generare un erede...

Tutti i santi giorni  è un titolo importante nella carriera del regista livornese, perchè lo riporta (speriamo definitivamente) sulla 'retta via', dopo lo stucchevole buonismo del film precedente. E malgrado alcune imperfezioni ormai congenite (vedi la caratterizzazione fin troppo forte dei personaggi principali, in particolar modo Guido, ai limiti dello stereotipo: il classico timidone impacciato e coltissimo che fa innamorare all'istante la musicista 'alternativa' e spregiudicata, ma quando mai?) riesce a restituirci una trama credibile e nel quale ogni spettatore può immedesimarsi, grazie anche alle performance dei due bravi attori principali: Luca Marinelli (lo ricordate ne La solitudine dei numeri primi?) e Thony, cantante 'vera' scoperta da Virzì via internet e subito arruolata. Ottime scelte.

Ma aldilà della vicenda strettamente privata dei due protagonisti, la cosa che più ci è piaciuta di Tutti i santi giorni è il modo in cui Virzì punta lo sguardo verso uno stile di vita, purtroppo tutto italiano, drammaticamente sempre più attuale: Guido e Antonia sono una coppia 'vera', istruita, intelligente, che è quasi una mosca bianca in un mare di volgarità e grettezza: sono due belle persone che si muovono in un contesto sociale fatto di ignoranza, intolleranza, superficialità. Il ritratto dei vicini di casa, tipica famiglia 'coatta' della periferia romana, che invita i due giovani a casa loro per vedere la partita e cantare 'Grazie Roma', è tristemente validissimo. Guido e Antonia sono due 'alieni' in una società che a malapena li sopporta. E ogni parallelo con Reality di Garrone non è certo campato per aria...  

4 commenti:

  1. L'autenticità e la diversità dei protagonisti regge tutto il film!

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  2. "...la caratterizzazione fin troppo forte dei personaggi principali, in particolar modo Guido, ai limiti dello stereotipo: il classico timidone impacciato e coltissimo che fa innamorare all'istante la musicista 'alternativa' e spregiudicata, ma quando mai?": è esattamente quello che temo di trovare in questo film, ho come un sesto senso a tal proposito e mi basta guardare la locandina per temere l'effetto "ma quando mai?" :D
    Alla fine però sono curiosa di vederlo!

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  3. @Margherita: Ciao! Sì, capisco quello che vuoi dire. Però il film è comunque più che discreto, anche 'al netto' di questo difettuccio. In effetti il personaggio di Guido è davvero scontato, però va detto che questo non toglie niente alla pellicola, che in ogni caso parla d'altro: è la storia di due persone VERE dentro un mondo di plastica, finto, violento e volgare. E tutto sommato direi che Virzì è riuscito nello scopo. Il carattere di Guido, tutto sommato, aggiunge un tocco di 'poesia' in più (pur non condividendo, come te, l'impostazione di questo personaggio).

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