lunedì 28 gennaio 2013

LINCOLN

(id.)
di Steven Spielberg (USA, 2012)
con Daniel Day-Lewis, Sally Field, Tommy Lee Jones, James Spader, Joseph Gordon-Levitt, David Strathairn, Hal Holbrook
VOTO: **/5


Curiose coincidenze storico-cinefile: a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro escono nelle nostre sale due film americani che trattano, a modo loro, di una delle pagine più nere e misconosciute della storia a stelle e strisce. E se Django Unchained, che è ambientato nel 1858 (vale a dire tre anni prima della Guerra di Secessione) è fondamentalmente un pamphlet contro gli orrori della schiavitù e l'ottusità dei bianchi, Lincoln si preoccupa invece di raccontarci come essa fu (faticosamente) abolita per mano del più famoso Presidente che gli Stati Uniti ricordino, tanto da pagare con la vita la sua battaglia per l'uguaglianza. A dire il vero ci sarebbe anche un terzo film, The Conspirator, girato un paio d'anni fa da Robert Redford (molto bello, tra l'altro) e finito presto nel dimenticatoio, che si occupava invece di ciò che accadde dopo l'assassinio di Lincoln...

Ma restiamo in tema, e cioè a Lincoln: ovvero, il filmone dalle dodici candidature agli Oscar (favorito numero uno), che il democraticissimo Steven Spielberg aveva in mente da tempo e che sbarca adesso sui nostri schermi. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, Lincoln non è un biopic in senso stretto, nel senso che racconta solo gli ultimi quattro mesi di vita del personaggio impersonato da Daniel Day-Lewis (come ve lo diremo dopo), vale a dire dal momento della sua rielezione fino alla dura battaglia per l'approvazione del tredicesimo emendamento, cioè la legge che avrebbe definitivamente abolito la schiavitù in tutto il paese.

Non era  una questione di poco conto: all'epoca gli schiavi neri garantivano manodopera gratis e inusitato benessere per i loro padroni, spesso ricchissimi proprietari terrieri che vedevano come il fumo negli occhi la possibilità di essere privati del loro maggior privilegio. Fu per questo che undici stati 'dissidenti' del Sud si confederarono tra loro e combatterono una sanguinosa guerra civile contro il potere centrale di Washington. Lincoln parte proprio da qui, ovvero dalla corsa contro il tempo che il Presidente ingaggiò per far passare la legge prima della fine della guerra: se il Sud sconfitto, infatti, si fosse riunificato con l'Unione, il Congresso non avrebbe mai avuto i voti necessari per farla approvare. Ma anche senza la 'zavorra' sudista, il cammino della legge non fu affatto facile: la Costituzione americana prevedeva (e prevede tuttora) la maggioranza dei 2/3 dei parlamentari per le modifiche più salienti, e questo significava una sola cosa: che il partito del Presidente avrebbe per forza di cose dovuto convincere (con qualsiasi mezzo) una ventina di deputati dell'opposizione a votare il suo progetto.

Questo è il vero tema centrale di Lincoln: non tanto la battaglia contro la schiavitù quanto l'eterno machiavelliano conflitto tra etica e politica. Se sia cioè giusto, per un nobile fine, affidarsi a qualsiasi mezzo per ottenerlo, anche i meno orotodossi, se non palesemente illegali e scorretti. Lincoln è quindi la cronaca di una cinica compravendita di voti tra schieramenti contrapposti, in cambo di favori e reciproci compromessi. La morale è evidente: la politica è sporca a prescindere, anche quando si tratta di dover decidere su argomenti universali e apparentemente indiscutibili come la schiavitù. Con ovvi riferimenti al presente.

 Ma se l'intento del regista è altrettanto nobile, in questo film la disparità tra intenzioni e risultato è stridente: Spielberg è un regista che ha dato il meglio di sè in passato, con film spettacolari, avventurosi e pieni di ritmo, capaci di toccare le corde degli spettatori schiudendo il lato fanciullesco che è in ognuno di noi. Poi però i soldi guadagnati, la fama, e anche (inutile negarlo) un calo di ispirazione, lo hanno portato a dirigere negli ultimi anni film melensi, vuoti, totalmente sbilanciati verso l'ovvietà e l'edulcorazione e in cui è difficile respingere, a seconda dei casi, la melassa o la noia.

Ecco, Lincoln appartiene decisamente alla seconda categoria: è una pellicola noiosa, sfiancante, senza ritmo, interminabile e troppo verbosa. Spielberg cerca volutamente di mantenere i toni bassi e rispettosi verso una tragedia doppia (quella di un uomo e di un popolo intero), ma lo fa appesantendo il film con troppa retorica e poche scene madri, e come al solito eccedendo in didascalismo: Spielberg deve sempre spiegarci tutto, anche ciò che è palese e non necessiterebbe di inutili lunghe digressioni verbali... finisce che così il film dura una buona mezz'ora più del dovuto, imbevuta dalle solite ridondanti musiche di John Williams e dalla leziosità della sceneggiatura che finisce per vanificare anche le prestazioni degli interpreti.

Succede così che un signor attore come Daniel Day-Lewis, generalmente superlativo, qui sparisce sotto chili di trucco e dialoghi pomposi e sempre sopra le righe. Magari vincerà pure l'Oscar (gli americani sono sempre generosi con i loro eroi) ma la sua recitazione enfatica e monocorde (usa sempre lo stesso tono, sia in pubblico sia in privato con moglie e figli) stavolta non sarà ricordata negli annali (anche se, dobbiamo dire, da noi il surreale doppiaggio di Pierfrancesco Favino certo non lo aiuta).  Meglio, molto meglio, il vecchio Tommy Lee Jones, che porta il parrucchino in aula e la governante nera a letto, decisamente più a suo agio come politico fervente e incorruttibile...

Ma se davvero volete vedere un bel film sugli intrighi e i compromessi della politica, molto più snello e attuale di Lincoln, il mio consiglio è di rivedervi il bravo George Clooney e le sue Idi di Marzo, passato a Venezia un paio di stagioni fa: una pellicola nient'affatto pretenziosa e commercialmente perfetta, coi tempi giusti del film di genere. Qualità che Lincoln proprio non possiede.   

9 commenti:

  1. Purtroppo stavolta sono solo parzialmente d'accordo con la tua recensione. Ho trovato Lincoln, come giustamente dici anche tu, eccessivamente lungo e con un difetto evidente: una sceneggiatura che non coinvolge e che, in troppe occasioni, non sa bene cosa dire. Ma, per troppi aspetti, resta un film da vedere, a mio avviso. Innanzitutto per la regia che ho trovato magnifica in più scene con una scelta di inquadrature bellissime (e, forse, in tutto questo pesa il mio amore pressoché incondizionato per Spielberg, lo ammetto...). E poi per l'interpretazione di tutti gli attori. Ho trovato Daniel Day-Lewis come sempre convincente e coinvolgente nel rappresentare un Lincoln a tutto tondo, fatto di impercettibili elementi (uno sguardo, la camminata, una posa, un gesto) che rendono l'insieme estremamente umano. Ma ho apprezzato tantissimo anche Sally Field, dolente e caparbia, e il sempre ottimo David Strathairn, che ancora non mi capacito come mai utilizzino così poco, vista l'eccezionale levatura. Insomma, sicuramente non un capolavoro e non uno dei migliori Spielberg ma un film solido e ben recitato. Ad averne...

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    1. Non nego che nel film ci siano scene bellissime: una su tutte, quella della 'conta' dei voti al momento della votazione in parlamento, emotivamente molto toccante. Ma, appunto, sono momenti, attimi, in un film che dura due ore e mezza... Spielberg sa ancora dove mettere la macchina da presa (e ci mancherebbe!) ma ormai non riesce più a coinvolgere lo spettatore per un film intero. E' il destino di tutti quei registi che ormai hanno messo dietro le spalle la loro fase creativa (come ad esempio Brian de Palma e Woody Allen, i primi che mi vengono in mente). L'ultimo capolavoro firmato Spielberg è, a mio avviso, 'Prova a prendermi' (del 2002), mentre il suo ultimo film di buon livello, 'Munich', è del 2005. Sembra passato un secolo, ormai...
      E comunque, se mi dici che è un film troppo lungo e con una sceneggiatura che non sa dove andare a parare, non è che anche te gli fai un complimento :-D

      Riguardo gli interpreti, non sono d'accordo: Daniel Day-Lewis secondo me qui è molto sotto i suoi standard (non solo per colpa sua), e nemmeno i comprimari sono all'altezza. Secondo me è proprio il casting sbagliato: perchè invecchiare il povero Day-Lewis sotto un trucco pesante, quando ha esattamente gli stessi anni di Lincoln al momento della morte? Va bene che all'epoca gli anni li portavano peggio, ma non penso che ci fosse bisogno di farlo sembrare un 70enne! E perchè affibbiargli come moglie la 67enne Sally Field, mentre in realtà la signora Lincoln era più giovane di dieci anni??? Nonostante i truccatori, la Field sembra sempre molto più vecchia di lui... Secondo me, lo ripeto, l'unico che davvero se la cava è il vecchio Tommy Lee Jones, cui la vecchiaia sta facendo davvero bene! :-D

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  2. Condivido l'invito a recuperare The conspirator, visto tra l'altro pochi giorni fa su sky. Ah, condivido pure l'orrore nel doppiaggio di Favino. *_* Per il resto però...potrei quasi credere di aver visto un altro film. :) Lincoln che si fonde sulla scena fin dentro alla storia cui appartiene. Per me straordinario. Devo recuperare le Idi di marzo, poi ti dirò. Per il momento però, qui, siamo proprio lontani, lontani...ma è bello anche questo. Fa parte del gioco, no? ;)

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    1. Ma certo, anzi guai se non fosse così!! :) Altrimenti di cosa discuteremmo? :)
      Che dirti, Vale... questo film proprio non mi ha preso: l'unica cosa che apprezzo è la volontà di mantenere un profilo basso, e non trasformarlo in un'apologia di Lincoln. Però secondo me questa sobrietà nuoce eccessivamente al ritmo del film, che non decolla mai.
      Fai bene invece a recuperare 'Le idi di marzo': George Clooney è sempre sottovalutatissimo a causa del suo bell'aspetto :) un po' come Ben Affleck, ma il film è notevole: guardalo e mi dirai...
      A presto!

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  3. A volte mi stupisco di quanto io e te ci si capisca, rispetto al Cinema.
    Film stopposo, stantio, vecchio.
    L'ho visto qualche giorno fa, e ne sono uscito provato.
    A brevissimo anche la mia recensione, e ti dirò, sono d'accordo con la tua completamente, Idi di marzo compreso.

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    1. Ti devo fare un monumento Ford!! Sei grande! :)
      Attento però, certi discorsi sono 'pericolosi'... vedrai che verrà anche il giorno (magari molto presto) che anche noi due avremo visioni opposte! :)

      Per adesso comunque ti ringrazio, e in effetti su Lincoln la pensiamo allo stesso modo. Io in certi passaggi credo perfino di essermi appisolato. Ma forse è anche per il fatto che noi europei, tutto sommato, non è che ne sappiamo molto della Storia Americana, e magari ci sono cose che ci sfuggono. Negli Stati Uniti, non a caso, il film è stato un grande successo.

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  4. Condivido in pieno la tua recensione. Ho amato alcune scene, nelle quali era riapparso lo Spielberg migliore, ma poi, per il resto, era abbastanza noioso.
    Ottimo consiglio quello di recuperare Le idi di marzo, che amai molto.

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  5. Visto ieri sera. Sono d'accordo con te: noioso e prolisso, ma direi che la colpa è anche un po' nostra che non conosciamo a fondo la storia americana e certi discorsi ci sembrano astrusi. Comunque davvero troppo lungo.
    Mauro

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  6. E' vero. In Italia non conosciamo bene la storia americana (anche perchè nessuno la insegna) e di sicuro molte parti del film e molti riferimenti ci risultano astrusi. In America Lincoln è il personaggio più popolare e amato, e non c'è quindi da stupirsi se il film ha già incassato quasi 200 mln di dollari: è evidente che noi non lo vediamo col trasporto che hanno loro, e questo spiega (in parte) la valanga di candidature all'Oscar che ha ricevuto. Come dicevo sopra, gli americani (specie in questo momento) hanno un gran bisogno di eroi e Spielberg, da furbacchione qual è, ha dato loro ciò che vogliono...

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