domenica 17 marzo 2013

ANNA KARENINA

(id.)
di Joe Wright (GB, 2012)
con Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFayden
VOTO: ***/5

Una sola, bellissima idea: ambientare l'intero dramma di Anna Karenina in un vecchio e decadente teatrino della Russia zarista, simbolo evidente del declino storico e culturale di una nazione che si stava avviando a un doloroso capolinea. L'ennesima versione cinematografica del romanzo di Tolstoj è così 'concentrata' nell'angusto spazio di un palcoscenico, quasi come un millimetrico passo di danza, e ci riporta a discussioni d'altri tempi: quelle sulla liceità e il bisogno del 'teatro filmato', spacciato come cinema... basti pensare all' Amleto di Sir Laurence Olivier, contestatissimo premio Oscar nel 1948 o, più recentemente, al Dogville di Lars Von Trier. Può, cioè, considerarsi cinema a tutti gli effetti la ripresa di una rappresentazione teatrale, per quanto sapientemente illuminata dalla fotografia di Seamus McGarvey, che contribuisce molto a restituirci quell'atmosfera rarefatta e irreale, ben in linea con l'artificiosa e ipocrita alta società dell'epoca?

Sono domande che lasciamo volentieri ai 'puristi'. A noi interessa parlare del film (o del teatro, se preferite). Che, al netto della sontuosa confezione che innegabilmente colpisce e affascina lo spettatore, non aggiunge poi molto alla tragica vicenda dell'aristocratica e infelice Anna (una sempre più brava Keira Knightley, ormai attrice-feticcia del regista, nevrotica, ossuta, dolente e splendidamente in parte), costretta a dividersi tra un matrimonio infelice (quello con Aleksej Karenin - Jude Law - ufficiale governativo) e l'amore impossibile e senza futuro con l'affascinante conte Vronskij (interpretato dal seducente Aaron Johnson). Una passione dirompente e perversa, senza possibilità di redenzione, eppure così travolgente da sovvertire le rigide regole sociali dell'epoca. Fino all'autodistruttiva catarsi finale, lungo i gelidi e oscuri binari di una stazione di provincia...

Il film di Joe Wright fila via lento e compassato come i treni che aprono e chiudono la storia. Per questo noi spettatori possiamo tranquillamente soffermarci sugli splendidi costumi d'epoca, le mirabilanti scenografie, l'avvolgente partitura musicale del nostro Dario Marianelli, senza timore di perdere alcun elemento di una storia assolutamente classica e senza sorprese. Ma, appunto, tolta tutta la parte 'scenica', alla fine si fa un po' fatica a comprendere il bisogno di una versione cinematografica che, dal punto di vista narrativo, aggiunge veramente poco a quanto ci si aspetta. E' un po' il destino di tutti i grandi classici del cinema: dopo tante e tante versioni, onestamente qualche sbadiglio affiora se in tutta la pellicola non c'è alcun elemento di novità, qualcosa che possa farci ricordare una messinscena almeno un po' diversa da quelle che l'hanno preceduta.

Ecco, nel film di Wright questo 'qualcosa' non c'è: se vi accontentate di un robusto drammone in costume e volete perdervi nella vacuità dell'epoca zarista, allora questo è ciò che fa per voi. Magari con una buona tazza di camomilla tra una scena di ballo e l'altra...

7 commenti:

  1. Non so se riuscirò ad esprimere chiaramente il mio punto di vista su questo film. Soprattutto perché considero questa versione di Anna Karenina assolutamente innovativa e non convenzionale. Trovo in questo film una scelta ben precisa e rivoluzionaria e, proprio per questo, molto ostica e, probabilmente, difficilmente comprensibile. Il regista sceglie di svuotare completamente il film della storia. È come se desse per scontato che tutti gli spettatori sappiano di cosa si parla e, in pratica, decide di non raccontare nulla. Non ci sono episodi rappresentati, a parte i minimi indispensabili per tenere in piedi una trama che abbia un senso (pochissimi se pensiamo alla lunghezza del romanzo che supera le 1000 pagine!). La vera novità consiste nel rappresentare soltanto i sentimenti che guidano i personaggi. Ma ancora più innovativo è il modo attraverso il quale tali sentimenti sono messi in scena: solo attraverso la gestualità. Sono i gesti e i corpi che li compiono che fanno emergere le sfumature dell'animo dei protagonisti. Gesti che, a tratti, diventano coreografia (la scena del ballo su tutte) a tratti ritmo (le scene dell'ufficio del fratello di Anna), a tratti agiscono per sottrazione (soprattutto nella figura di Karenin, spessissimo raffigurato statico, immobile, che sia in piedi o seduto; così come è assolutamente statico il suo personaggio, l'unico che non si evolve all'interno di tutto il romanzo). È evidente che una tale scelta rappresentativa spiazzi e confonda allo stesso tempo. Probabilmente è una sfida non del tutto vinta quella di Wright. Ma ha il grande merito di aver rivoluzionato la lettura di uno dei romanzi più famosi e rappresentati della letteratura mondiale e di aver indicato una nuova strada, interessantissima, per mettere in scena i sentimenti. Solo per questo andrebbe ringraziato :)

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  2. messa in scena e partitura musicale grandiose e avvolgenti: mi è bastato questo per essere felice e incantata dal film!

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  3. Questa volta Sauro non sono d'accordo con te: il film l'ho trovato splendido, assolutamente non noioso e perfetto nell'ambientazione, mai vista una precisione così assoluta quasi maniacale nei dettagli. Una vera gioia per gli occhi e per l'anima, per una delle più belle storie di sentimenti mai raccontate! Davvero!

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  4. Io che ho una dichiaratissima repulsione per l'attrice protagonista (faccio fatica persino a pronunciarla XD) ho quasi paura. Ma spero di vederlo quanto prima per togliermi ogni dubbio.

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    1. Vale, non toccarmi Keira che altrimenti mi arrabbio sul serio! :) scherzo, ovviamente!!
      Però sì, Keira è una delle mie attrici preferite (gli ho dedicato anche una delle mie primissime monografie - potete vederla nella sezione 'amori cinefili') e, permettimi, la trovo perfetta per la parte (merito anche del regista che ormai l'ha 'adottata' - ricordiamola in 'Espiazione'): così nevrotica, ossuta, consumata dalla passione e dal dolore. Per me è bravissima.
      Ma ammetto in questo caso di essere di parte... adoro da sempre la Knightley, e mi vanto di essere stato uno dei primi a 'scoprirla' e intuirne le potenzialità, esattamente da 'Sognando Beckham', presentato in una calda serata del Festival di Locarno del 2002. Esattamente dieci anni fa!

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  5. Una fantasmagoria di luci, colori, suoni, consumati su un palcoscenico semovente, vera parabola della Russia ottocentesca. Splendido.

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  6. Tutti commenti femminili per adesso... e certamente non è un caso: Anna Karenina è un film prettamente femminile, la storia di una donna che cerca ostinatamente di ribellarsi a un destino segnato, e certamente la sua vicenda scalda molto i cuori del gentil sesso, di animo certamente più sensibile e profondo rispetto ai maschietti (in sala, devo dire, era divertente ascoltare i sospiri delle femminucce accompagnati dagli sbadigli dei loro accompagnatori :) )

    Scherzi a parte, veniamo al punto: ammetto di non avere mai letto il testo letterario, per timore e pigrizia, e quindi mi è impossibile fare confronti accurati. Però vorrei mettere in chiaro, semmai non lo si fosse capito, che condivido assolutamente gli elogi sulla magniloquenza della messinscena e l'accuratezza dei dettagli, al limite della perfezione. Anzi, come dice Margherita, il paradosso è che forse ci si sofferma più su questi ultimi che sul film in sè.

    Però, come scrive hetschaap nella sua splendida mini-recensione (tanto di cappello!) in questo film è stato fatto un grande lavoro di sceneggiatura: ridurre in poco più di due ore un tomo di mille pagine era un'impresa ardua, e non a caso il compito è stato affidato a uno dei più illustri scrittori di cinema inglesi, quel Tom Stoppard che non ha certo bisogno di presentazioni. Il risultato finale è certamente notevole, ed è sicuramente da apprezzare il lavoro di cesello sulle psicologie e i sentimenti dei personaggi, così ben illustrato da hetschaap. Tuttavia, giunti (per difetto) più o meno alla ventesima trasposizione cinematografica di Anna Karenina, c'è da dire che è difficile entusiasmarsi per un film che non ha certamente nel ritmo il suo punto di forza. E, onestamente, pur apprezzando tutto quello che fin qui è stato detto, il sospetto di aver assistito soltanto a uno splendido esercizio di stile, per quanto mi riguarda, rimane.
    Ma forse è solo perchè, da maschietto, ho il cuore difficile da aprire... :)

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