giovedì 3 aprile 2014

QUANDO C'ERA BERLINGUER


(id.)
di Walter Veltroni (Italia, 2014)
durata: 117 min.

Alla fine la frase più bella e significativa la pronuncia Jovanotti: "A me la parola 'comunista' non ha mai fatto paura, perchè la associavo a quella faccia, a quella correttezza, a quell'onestà. In Italia il comunismo era Berlinguer". E' difficile non commuoversi sentendo queste parole, anche per chi, come il sottoscritto, non ha mai votato Pci e in quel funesto 11 giugno 1984 era ancora un bambino. Eppure, vedendo il documentario che Walter Veltroni ha fortemente voluto, diretto e montato, l'evidenza delle immagini non lascia spazio a interpretazioni: l'impressionante, sterminata partecipazione popolare ai funerali del leader più amato dimostra che le teorie ataviche e revisioniste sul 'pericolo rosso' sono intrise di malafede e ipocrisia. Sotto la segreteria di Berlinguer il Partito Comunista Italiano raggiunse il 34,6% dei consensi (risultato mai più raggiunto da nessun'altra formazione di sinistra), una valanga di voti a dimostrazione che la gente comune non solo non aveva paura, ma si fidava di quel partito e del suo leader. Una fiducia incondizionata, commovente, che lascia sbigottiti a confronto con quello che accade oggi...

Ecco, se proprio si vuole dare un'interpretazione politica al film di Veltroni, possiamo dire proprio questo: il film ci mostra con disarmante crudezza l'incredibile disfacimento morale e sociale della politica italiana. Le immagini iniziali del documentario strappano il cuore: vediamo una Piazza San Giovanni deserta dopo i funerali di Enrico, con le pagine de L'Unità portate via dal vento... nel prequel però una serie di interviste ci riporta drammaticamente all'attualità: persone scelte a caso, in tutta Italia, di diversa età, cultura ed estrazione sociale, vengono interrogate su chi fosse Berlinguer: qualcuno per fortuna lo sa, ma altre risposte fanno accapponare la pelle: "un commissario", "uno scrittore", "uno di destra, ma parecchio!" E la domanda allora viene spontanea: come è possibile che ci siamo ridotti così? Come abbiamo fatto? Che paese siamo diventati se metà della gente non ricorda o non sa chi era Berlinguer? Sto parlando ovviamente anche a chi di sinistra non lo è mai stato o non lo è più, perchè non è questo il punto: il dramma è che questo paese non ha più una memoria storica, vive nell'indifferenza e nella rassegnazione, reclama a gran voce il cambiamento ma in realtà non sa nemmeno chi sono quelli che lo comandano...

Parliamoci chiaro: quale altro leader politico, oggi, sarebbe capace di mobilitare altrettanto le masse semplicemente con la forza delle ideologie come faceva Berlinguer? Chi verserebbe lacrime di tristezza e passione, gioia e dolore, per uno qualsiasi dei protagonisti della politica attuale? Certo, abbiamo avuto (avuto?) un Berlusconi che ha circonfuso milioni di elettori con promesse da piazzista e il controllo quasi totale dei media, abbiamo un Renzi che si spaccia per il nuovo che avanza e promette di cambiare tutto... questi personaggi godono o hanno goduto in passato indubbiamente di un consenso forte, ma è abissale la differenza su come questo viene speso rispetto a Berlinguer: da una parte la smisurata ambizione personale (che di per sè non è necessariamente un difetto, ma risponde comunque a una concezione personalistica e verticale della politica) dall'altra, unicamente, la dedizione verso la propria gente e la consapevolezza della grande responsabilità del proprio ruolo.

Quando c'era Berlinguer è innegabilmente la cronaca di una sconfitta. Questo dobbiamo dircelo chiaramente noi del popolo della sinistra... è un film malinconico e struggente, che scatena una commozione incontrollata ma che allo stesso tempo ci pone di fronte alla realtà dei fatti: con l'assassinio di Moro e la fine del compromesso storico si sgretolò una concezione alternativa, sociale e umana di un paese che di lì a poco sarebbe piombato nel rampantismo craxiano e crollato sotto le macerie di Tangentopoli. Ma è anche la sconfitta ideologica e culturale della sinistra, incapace dopo la morte del suo leader di dare speranza e risposte a quella gigantesca folla che piangeva a Piazza San Giovanni: e quelle interviste iniziali ai giovani di cui parlavamo sopra ne sono la triste controprova. Il ricordo e la memoria storica sono valori fondanti della sinistra, e se non siamo riusciti a trasmetterli è doveroso fare autocritica. Non abbiamo imperdonabilmente obbedito alle ultime parole che Berlinguer pronunciò prima di morire:

  "Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini con fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo...". 

La sinistra, invece, per troppo tempo non ha bussato alle porte della sua gente.

Ci rendiamo conto di non aver scritto quasi niente di strettamente cinematografico, e questo è il motivo per cui non trovate le consuete 'stellette' ad inizio recensione. Perchè questa non è una recensione, e non vuole esserlo: tutti quelli che andranno a vedere questo film probabilmente saranno troppo coinvolti emotivamente per darne un giudizio stilistico obiettivo, ammesso che il giudizio stilistico conti davvero qualcosa in operazioni come questa... una cosa però la possiamo dire: quando uscirete dalla sala vi sentirete, forse, un po' più soli e un po' più smarriti. Ma anche molto più orgogliosi di aver conosciuto e apprezzato una persona, suo malgrado, straordinaria.


10 commenti:

  1. Mi hai fatto accapponare la pelle caro Sauro. In senso buono eh. Anni fa nel mio blog scrissi: sono di sinistra perché ci credo. Ho perso quella passione oggi? Non lo so. Ammetto, lo ammetto che molto spesso ho addosso un forte senso di apatia. Manca tanto anche a me uno come Berlinguer, uno che dimostrava di credere, con i fatti, in quello che diceva. Amato e stimato anche da gente non di sinistra. Ho diversi amici di destra che lo ricordano con affetto, lui, come Pertini. Oggi sono stata alla conferenza stampa di presentazione del canale Sky Atlantis e c'era lo scrittore Michael Dobbs (ex collaboratore della Thatcher ndr), autore di una trilogia politica chiamata "House of Cards", da cui nei primi anni 90 la BBC trasse una serie e da cui la tv via cavo HBO ha tratto il remake con Kevin Spacey e Robing Wright. Ti consiglierei di recuperare almeno il libro se proprio non hai voglia di vedere la serie: la lucidità, la spietatezza con cui quest'uomo fa a pezzi una classe dirigente ti fa paura. Ti fa paura perché è tutto drammaticamente vero. E ti mette addosso quella malinconia di cui parli. Ad un certo punto oggi gli hanno anche chiesto: "Si occupa della politica italiana?" e lui ha risposto: "Sì, me ne occupo, ma è tutto troppo complicato, troppo, troppo complicato. " strappando risate amare nel pubblico. Scusa la digressione. Un caro saluto

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    1. "L'antipolitica è una forma di fascismo, per fortuna non è contagiosa" dice Berlinguer in un altro momento-chiave del film... forse il più amato leader della sinistra non immaginava l'imbarbarimento che avrebbe trasformato la politica italiana in quello che è oggi. Dove l'anti-politica per eccellenza, quella grillina, supera il 25% dell'elettorato che si reca a votare. Io non credo che la nostra politica sia troppo complicata, come dice Dobbs, e nemmeno incapace. Anzi. E' capacissima nel difendere l'indifendibile e nell'arroganza con cui intende mantenere il potere a qualunque costo. Credo che Berlinguer se fosse qui con noi si sentirebbe un alieno... e penso che nessuno di quelli che siedono in Parlamento andrebbe a stringergli la mano, aldilà delle frasi di circostanza.

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  2. Io sono uscita dalla sala con tanta tristezza.
    Bell'analisi, come sempre.

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    1. Grazie. In effetti, si esce dal cinema con gli occhi lucidi...

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  3. era un grande partito. Gramsci,Togliatti, Pajetta, Luigi Longo e Teresa Noce, Pietro Secchia. Grandi uomini e donne,quando avevamo idee ed ideali.
    I danni sono cominciati nel 1989,dopo la caduta del muro. Il sistema liberale non più criticato o rielaborato,soppesato,ma sposato in tutto e per tutto. Per questo quando vedo il finale di Goodbye Lenin mi viene sempre da piangere. Avesse vinto il socialismo reale ! ^_^

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    1. Come ho scritto, il film è innegabilmente la cronaca di una sconfitta... grazie del contributo!

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  4. Visto, finalmente.
    E' come dici te, la cronaca di una sconfitta, ma firmerei per altre sconfitte così.
    E poi l'ho sempre detto che Veltroni era meglio come regista che come politico!
    Un abbraccio.
    Mauro

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    1. Mauro, in tutta onestà mi sarei anche rotto di perdere,,, :) ma temo che ormai il processo sia irreversibile, ahimè! Sulla seconda affermazione sottoscrivo in pieno!
      Grazie come al solito per il tuo contributo.

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  5. Avrà avuto anche una buona distribuzione ma dalle mie parti non s'è visto. Conto di recuperarlo su Sky non appena passerà in tv. A breve, mi dicono.

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    1. Sì, passerà a giugno sulle reti Sky che lo hanno prodotto.

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