mercoledì 18 giugno 2014

MAPS TO THE STARS

(id.)
di David Cronenberg (Usa, 2014)
con Julianne Moore, Robert Pattinson, John Cusack, Olivia Williams, Mia Wasikowska, Evan Bird
durata: 111 min.


Gli estimatori di David Cronenberg sono già saliti sulle barricate: "attenzione, è fin troppo semplicistico catalogare 'Maps to the Stars' come l'ennesimo film sul mondo marcio di Hollywood...". Ok, ne prendo atto. Però bisognerebbe che qualcuno mi fornisse una spiegazione convincente del contrario perchè, lo ammetto candidamente, l'impressione che ho avuto io è stata proprio quella: un film piuttosto banale che si inserisce in un filone non certo nuovo, che va da Viale del Tramonto di Wilder fino a Bling Ring di Sofia Coppola, attraversando decenni di cinema americano. A voler essere generosi potremmo attribuire a Maps to the Stars una riflessione generazionale sul disfacimento della famiglia e sugli orrori latenti nascosti dentro il perbenismo della società borghese, ma anche qui, a ben vedere, il soggetto non brilla molto per originalità...

Intendiamoci, non è che un film debba per forza dire cose nuove. I film di genere, d'altronde, non invecchiano mai. Ma se uno come Cronenberg, ovvero il regista (forse) più inclassificabile che esista, si mette a girare una pellicola piuttosto ordinaria nei contenuti, semplicemente più volgare e sporcacciona, allora la delusione è inevitabile. Cronenberg non è Scorsese, e Maps to the Stars non ha nè la forza dissacratoria nè il sarcasmo feroce di The Wolf of Wall Street: è solo una black-comedy più morbosa e fintamente 'estrema', ma ben lungi dall'essere disturbante e provocatoria come le migliori opere del regista canadese (non ultimo il precedente, bellissimo, Cosmopolis). Insomma, per capirci, Cronenberg resta Cronenberg quando gira film complessi, faticosi, mortiferi, volutamente allucinati e allucina(nti). Ma è evidente come la satira (se di satira si tratta) non sia proprio nelle sue corde... si tratta ovviamente di una semplificazione, il film in realtà è ben più complesso, ma la mancanza di sense of humour da parte del regista canadese è abbastanza proverbiale...

C'è anche di più, e di peggio: Maps to the Stars è un film clamorosamente involuto anche dal punto di vista tecnico-stilistico: la sceneggiatura di tale Bruce Wagner, carneade proveniente dal mondo delle serie tv, è di bassissimo livello, e anche luci, fotografia e movimenti di macchina appaiono incredibilmente scadenti. Incredibilmente per un film di Cronenberg, è chiaro. Qualcuno avanza l'ipotesi che tale sciatteria sia voluta, ma onestamente non ne capisco il motivo. E sono purtroppo d'accordo con quei critici che hanno accostato Maps to the Stars a The Canyons, il bruttissimo e sconclusionato film di Paul Schrader visto l'anno scorso a Venezia, imbarazzante per forma e contenuti. Un messaggio allarmante: se anche Cronenberg, indipendentemente dalla 'sostanza', comincia a girare in modo dilettantesco è davvero un brutto segno per Hollywood e dintorni.

Maps to the Stars è la fotografia di una famiglia che ha nell'incesto il suo peccato originale: i coniugi John Cusack e Olivia Williams in realtà sono anche fratello e sorella e i loro due figli, Evan Bird e Mia Wasikowska, non sono per così dire degli adolescenti modello. Aggiungeteci una star del cinema in declino (Julianne Moore, al solito molto brava) che studia una parte che fu di sua madre (che aveva abusato di lei in tenera età) e un tassista aspirante attore con scarsissimi risultati (Robert Pattinson, ruolo congeniale potremmo dire...): otterrete un film sgradevole e sempre sopra le righe, fin troppo caricaturale, cinico ma non graffiante, svogliato nella direzione. Probabilmente l'intento era proprio quello: appesantire la visione dello spettatore per restituire un'immagine di Hollywood (e dell'America) quantomai greve e disillusa. Operazione lodevole nell'impegno, molto meno nei risultati.
  

14 commenti:

  1. Dannazione, e io che non sono ancora riuscito a vederlo!
    Anche se non sei il primo che lo stronca... ma d'altronde a me era piaciuto "Cosmopolis"...

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    1. Anche a me Cosmopolis era piaciuto parecchio (se vuoi rileggiti pure la mia recensione di allora): perchè nonostante fosse un film faticosissimo, straniante, difficile da digerire, arrivava dritto allo scopo ovvero alla completa perdizione dello spettatore e alla sua auto-distruzione psichica (che parolone!). Questo invece mi sembra molto 'pecoreccio' ma piuttosto innocuo...

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  2. Neanche io sono riuscito a vederlo. Recupererò appena possibile. A me "Cosmopolis" non era piaciuto (e divise molto critica e pubblico).

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    1. A me sì... ma non è questo il punto: il problema è che in questo film non riconosco Cronenberg: Cosmpolis può (ovviamente) anche non piacere, ma era un film 'suo' fino al midollo, mentre questo 'Maps to the Stars', oltre che banalotto, mi sembra anche parecchio impersonale...

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  3. Nella mia analisi sono stato molto più sbrigativo e sempliciotto, ma posso garantirti che condivido ogni singola parola da te scritta in merito.

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  4. Cronenberg da "La Promessa dell'Assassino" in poi ha cominciato ad innalzare un muro tra sè e il suo pubblico, che adesso è diventato invalicabile se non per chi è disposto a trascorrere ore intere a dissezionare i suoi film come cadaveri. Io (che sono un estimatore ma non certo un fanatico, anzi) non ne sono in grado (e non ne ho tempo/voglia), dunque candidamente anch'io affermo "non l'ho capito"; d'altronde se c'è un film che necessita di un'altra visione, eccolo qui. Fermo quindi restando di non essere in grado di azzardare una spiegazione convincente del significato del film (ammesso che esista), non condivido il giudizio di bruttezza della pellicola, che comunque è montato in maniera decisamente frammentata (mi pare che abbondino anche dissolvenze molto nette, alcune sequenze sembrano separate con l'accetta, ma potrei ricordar male); ma, non potendo noi due fornire una diagnosi, i sintomi siamo in grado però di intenderli, e sono sicuro che anche tu hai notato la mole di parallelismi e simmetrie che costellano il film. E il finale, sarai d'accordo, elimina ogni dubbio che sia una "film banale sugli eccessi bla bla di hollywood". Quindi "graffiante, caricaturale..", questi aggettivi non sono nella sintassi di Cronenberg.

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    1. Che dirti Stefano... sul finale posso anche darti ragione, ma ciò non cancella le quasi due ore precedenti: sicuramente questo film (come tutti, del resto) merita una seconda visione, ma spesso noi appassionati (e non critici) ci sforziamo di ricercare a tutti i costi dei significati che magari non ci sono affatto. E' vero che (anche) Cronenberg ultimamente si sta sempre più staccando dal suo pubblico (o almeno da un certo tipo di pubblico) ma devo dire che l'ultimo 'Cosmopolis' mi era piaciuto parecchio (come ho scritto qualche commento più sopra), soprattutto perchè quello era il VERO Cronenberg, che può piacere o non piacere, ma il suo stile era perfettamente coerente e riconoscibile. Questo mi è sembrato molto raffazzonato e, lo ripeto, alla prima visione abbastanza banale. Ma è giusto lasciare sospeso il giudizio.
      Anche se il sospetto che Cronenberg, come parecchi suoi illustri colleghi, ci stia prendendo tutti per i fondelli non mi ha abbandonato...

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  5. Come scrissi da me, finito il film mi sono sentita in colpa per averlo apprezzato, e soprattutto frastornata: un film di Cronenberg che non mi disturba?
    Nonostante qualche difetto, per me resta una visione positiva, molto più di The Canyons, che mette in luce star e incoerenze dell'oggi con grandi protagonisti.

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    1. Ma nessuno deve sentirsi in colpa per aver apprezzato (o no) un film! Ci mancherebbe, Lisa :)
      Così come non sta scritto da nessuna parte che Cronenberg debba girare per forza sempre film 'disturbanti'... il problema è che (semplificando parecchio, s'intende) quando li fa questi sono di ottimo livello, mentre quando non 'disturba' lo spettatore (a mio modestissimo parere) i risultati sono ben peggiori: vedi anche il caso di 'A Dangerous Method'...

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  6. Io vado sempre con poche aspettative quando si tratta dell'ultimo Cronenberg. E qualcosa mi dice che potremmo essere d'accordo, devo vederlo. Ma a me Cosmopolis provocò non poco prurito dappertutto...=)

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    1. Cosmopolis è l'essenza di Cronenberg: film 'disturbante' (aggettivo tipico quando si parla di lui), faticosissimo, che mette a disagio lo spettatore per farti provare il disagio 'fisico' che è tipico delle sue opere. Come ho scritto sopra, è chiaro che possa non piacere, ma è una specie di 'manifesto' del suo cinema. Per questo lo trovo un film riuscito: perchè è riconoscibile e coerente, a differenza di 'Maps to the Stars'...

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  7. Un film che gira a vuoto per almeno 3/4, poi si risolleva nel finale come ha scritto qualcuno sopra. Comunque un Cronenberg nettamente deludente secondo me. Più che altro per aver sprecato un gran bel cast, Pattinson a parte ovviamente!
    Mauro

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    1. Diciamo che la Moore è sempre ai massimi livelli. La Wasikowka in effetti è un po' sprecata... su Pattinson direi che siamo tutti un po' troppo cattivi e non mi va di giocare al massacro: è palese che non diventerà mai un grande attore ma secondo me non merita tutto quello che gli viene detto. In Cosmopolis era perfetto e funzionale per il ruolo, qui molto meno, ma ce ne sono tanti di attori come lui...

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