lunedì 25 agosto 2014

ROBIN WILLIAMS TRIBUTE - L'UOMO BICENTENARIO

(Bicentennial Man)
di Chris Columbus (Usa, 1999)
con Robin Williams, Sam Neill, Wendy Crewson, Embeth Davidtz
durata: 132 min.

Quando l'ormai nota 'combriccola di bloggers' ha lanciato l'idea di un omaggio a Robin Williams attraverso i suoi film, non ho avuto il minimo dubbio su quale titolo scegliere per ricordarlo: intendiamoci, questa pellicola di Chris Columbus (datata 1999) non farà certo la storia del cinema ma è uno di quei film che, almeno per quanto mi riguarda, non riescono a farmi cambiare canale quando passano in tv. E che, inevitabilmente, mi fanno commuovere ogni volta che li vedo... Nella fattispecie, un po' per la 'magia' del bellissimo racconto da cui è tratto, un po' (anzi, parecchio) per la sublime bravura del suo protagonista, che recita 'mascherato' da automa per almeno metà film eppure riesce sempre ad essere più 'umano' degli altri umani che recitano con lui.

L'Uomo Bicentenario è innanzitutto la riduzione cinematografica di un famosissimo romanzo breve di Isaac Asimov, pietra miliare della fantascienza moderna: narra di un robot domestico che, in un futuro ormai prossimo, a causa un'imperfezione del suo complicato cervello positronico diventa in grado di provare sensazioni, emozioni e sentimenti perlappunto... umani! Andrew (questo il nome dell'androide), assunto in primo luogo dal suo 'padrone' come compagno di giochi per le figlie, in breve tempo ne diventa il miglior amico e confidente, affezionandosi a loro proprio come un individuo in carne ed ossa. Da quel momento tutta l'esistenza di Andrew sarà votata a cercare di farsi accogliere e riconoscere dalla comunità come essere umano e non come robot, anche a costo di un sacrificio estremo...

Non starò qui a raccontarvi l'intera trama del racconto (e del film, che ne è abbastanza fedele), ma vi consiglio vivamente di leggerlo, nel caso non lo aveste già fatto: ne resterete affascinati (oltre che sentimentalmente coinvolti) per l'incredibile numero di riflessioni e temi trattati, che vanno ben oltre il banale dilemma sull'intelligenza artificiale delle macchine. Andrew, pur essendo un robot anomalo, rispetta comunque le famose 'Tre leggi della Robotica' (chi conosce Asimov sa bene a cosa mi riferisco), che talvolta  lo condizionano quasi fino a farlo impazzire: un robot, secondo Asimov, non può fare del male ad un essere umano nè permettere che un umano possa ricevere un danno, ma un robot che pensa come un essere umano come può non farsi condizionare da ciò che accade nel nostro mondo? E soprattutto: come si può riuscire a far felice un essere umano senza scontentarne altri? Potrà mai un automa incapace di fare del male diventare totalmente umano, ovvero capacissimo di farne?

Andrew nella sua lunga vita (due secoli, appunto) vedrà passare intorno a sè moltitudini di esseri umani, che nascono, invecchiano, muoiono, mentre lui resta sempre uguale. Esseri umani che si amano e lo amano, pur consapevoli di non poterlo fare per sempre. Un po' come ne Lo strano caso di Benjamin Button, dove i due protagonisti non si incontrano quasi mai nel percorso inverso della loro vita... Per questo Andrew alla fine capisce che, paradossalmente, l'unico modo per diventare davvero umano è quello di desiderare la morte: perchè una vita può chiamarsi vita solo quando finisce.

Certo, il film di Columbus (girato su commissione) è tipicamente hollywoodiano, con tutti i difetti del caso: dovendone fare per contratto un prodotto per ragazzi, il regista è un po' (troppo) melenso nel descrivere i sentimenti, finendo per banalizzare in parte una storia già bellissima di suo e densa di significati. E ci vuole tutta la straordinaria capacità recitativa di Robin Williams per non rendere ridicoli certi dialoghi e situazioni che, al contrario, questo grande attore riesce a rendere credibili e commoventi. L'Uomo Bicentenario non sarà un film riuscito al 100%  ma riesce comunque a tradurre fedelmente lo spirito del libro, che poi è quello che conta.
   
E ora, se volete (anzi, dovete!) leggetevi pure le recensioni degli altri amici blogger:

GOOD MORNING VIETNAM su Non c'è Paragone
WILL HUNTING - GENIO RIBELLE su In Central Perk
THE ANGRIEST MAN IN BROOKLYN su Viaggiando (meno)
HOOK CAPITANO UNCINO su Pensieri Cannibali
LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE su Scrivenny
TOYS su Director's Cult
ONE HOUR PHOTO su La Fabbrica dei Sogni
AL DI LA' DEI SOGNI su Il Bollalmanacco di Cinema
L'ATTIMO FUGGENTE su Recensioni Ribelli
HOOK CAPITANO UNCINO su White Russian
JUMANJI su Combinazione Casuale


22 commenti:

  1. E' davvero difficile non commuoversi, in certi passaggi.

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  2. Forse è l'unico film con Robin Williams (assieme a Mrs. Doubtfire) che proprio non riesco a farmi andar giù. Ogni volta che passa in tv giro immediatamente canale perché mi da un fastidio allucinante. E' piatto, melenso, non si vede l'ora che finisca. Come scrisse Roger Ebert "Williams passa la prima metà del film racchiuso in un vestito da robot metallico e quando ne esce fuori lo script invece diviene robotico. Che delusione".

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    1. In effetti a molti non è piaciuto per niente, ed è stato (quasi) unanimemente stroncato dalla critica. Io però non riesco ad essere così 'tranchant': sarà perchè ho adorato il racconto di Asimov (e questo film ne è piuttosto fedele) e sarà perchè, a mio personalissimo parere, l'ho trovato sincero e genuino (pur riconoscendone i difetti che hai elencato: melenso, piatto, a tratti ingenuo). Come dire, ci ho visto il cuore...

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  3. a me è piaciuto tantissimo, si condivido anche io che ci sono forzature melense nel film, del resto chris columbus non è certo un autore con la A maiuscola, eppure Robin Williams riesce a renderlo unico con la sua presenza :)

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    1. Si tratta di un film 'su commissione', e quindi va considerato in quanto tale: ho visto comunque molto di peggio... e poi sì, hai proprio ragione: Williams è il valore aggiunto!

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  4. Visto solo una volta, e nonostante la commozione che nasce spontanea in certi passaggi, lo trovai troppo buonista e hollywoodiano. Ma a guardar bene, sono proprio questi i ruoli che meglio riuscivano a Williams.

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    1. Verissimo. In questi film, certamente non memorabili, Robin Williams riusciva a dare il meglio di sè. Era, come ho scritto prima, il valore aggiunto di queste pellicole... 'L'uomo bicentenario' è, in effetti, hollywoodiano e buonista, ma a avviso nel senso buono, ovvero l'ho trovato sincero e genuino. Impressioni personali, ovviamente.

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  5. A me piace, lo trovo discreto, anche se, come te, non riesco a non guardarlo quando passa in TV

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    1. Esatto... è uno di quei film da cui non riesci a staccarti, dove il sentimento prevale sempre sulla 'ragione': sono assolutamente d'accordo!

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  6. Concordo: un film non perfetto, ma che lascia il segno.
    So long Robin!

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  7. Io lo trovo devastante. Arrivo alla fine che sono stremata per la commozione e consunta dalle lacrime, per quanto ogni volta mi ripeta che avrebbe dovuto essere a) più corto e b) più onesto nei confronti dello spettatore mediamente sensibile!

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    1. Ti capisco cara Erica. Sarà pure un film buonista e ruffiano, l'ho ripetuto mille volte, però le tue sensazioni sono le mie: trovo sia impossibile non commuoversi, soprattutto nel finale... io forse sono condizionato anche dal racconto di Asimov (che ho adorato) ma indubbiamente questo è un film che va giudicato prima col cuore che con la mente ;)

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  8. A me Columbus come regista non piace, ma dalla tua recensione dovrò rivalutarlo e magari vederlo! ;)

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    1. Brava ;) Conoscendo il tuo lato romantico e sognatore, credo che non ti deluderà! ;)

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  9. Ci ho sempre visto moltissimo potenziale non sfruttato a dovere, anche se la scena finale è bellissima.

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  10. Mi trovo sostanzialmente d'accordo con quello che scrivi, anch'io penso che il libro di asimov è stato rispettato almeno nello spirito se non nei contenuti. La prestazione di Williams è da incorniciare. Un saluto.
    Mauro

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    1. Ciao Mauro, grazie! Ricambio volentieri il saluto e, ovviamente, concordo con quello che hai detto: secondo me il film è molto fedele al testo di Asimov, Columbus ne ha in parte banalizzato i contenuti diciamo più 'politici' per farne, dichiaratamente, un'opera per ragazzi (e poi non dimentichiamoci che siamo a Hollywood). Però il risultato secondo me è più che dignitoso. Grazie soprattutto a Williams...

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  11. Un film da vedere più con il cuore che con il cervello. In questo caso non è un difetto.

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