lunedì 5 gennaio 2015

AMERICAN SNIPER



(id.)
di Clint Eastwood (Usa, 2014)
con Bradley Cooper, Sienna Miller
durata: 133 min.


American Sniper in origine doveva essere diretto da Steven Spielberg, e chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Probabilmente un film ultra-nazionalista, retorico, una smielata agiografia di un 'eroe' moderno americano. In pratica, esattamente quello di cui viene accusato oggi Clint Eastwood, che ne ha raccolto il testimone alla regìa...

Strana critica quella italiana, in particolar modo quella 'di sinistra' (cioè quasi tutta): finchè il 'compagno' Clint demistificava crudelmente l'America in modo inequivocabile e toccante, celebrando coloro che stavano ai margini della società (con il dittico Mystic River e Million Dollar Baby, ma soprattutto con Gli Spietati) allora era 'uno di noi', la voce narrante sincera e disillusa di una nazione che doveva fare i conti con la propria coscienza. Poi, dal giorno del famoso discorso alla sedia vuota pro-Romney alle ultime presidenziali, l'intellighenzia sinistrorsa ha cambiato diametralmente opinione su di lui, fingendo di stupirsi per la sua presunta 'svolta a destra', e dimenticandosi che il buon Clint non ha mai nascosto le sue idee conservatrici e repubblicane (non dimentichiamo che negli anni '80 è stato anche sindaco, repubblicano, della cittadina californiana di Carmel. Più chiaro di così...). Ciò ovviamente non gli ha impedito in passato di criticare, anche aspramente, la politica a suo parere interventista e guerrafondaia dei due Bush, continuando a girare i suoi film con la coerenza e lo stile di sempre.

Per questo chi contesta ad American Sniper di essere un film agiografico e squallidamente patriottico, è clamorosamente fuori strada, forse obnubilato da un evidente preconcetto politico. Eastwood, da americano, repubblicano e vecchio conservatore, non critica ovviamente la guerra in Iraq (così come fece anche Kathryn Bigelow in The Hurt Locker, pellicola molto affine a questa per stile e contenuti), e ognuno è padronissimo di non essere  politicamente d'accordo con questa visione (mi ci metto anch'io, a scanso di equivoci). Solo che il film non parla di questo: American Sniper è, prima di tutto, la storia (dis)umana e privata di un uomo divenuto eroe suo malgrado e incapace di gestire se stesso e la sua intima fragilità, per nulla aiutato da una nazione sempre terribilmente in cerca di eroi da santificare, ma che non riesce neppure ad assicurare a questi ultimi un recupero mentale e una vita decente dopo esperienze non proprio salutari... l'immagine del reduce di guerra che fissa la sua faccia nel riflesso del televisore spento è una delle scene più sconvolgenti e insostenibili di American Sniper, che da sola basta a dissipare i preconcetti di cui sopra. Del resto lo stesso Eastwood ce ne aveva già dato piena dimostrazione in Flags of our fathers, rivelando allo spettatore il difficile reinserimento dei soldati rientrati in patria dopo il secondo conflitto mondiale. E da allora non ha certo cambiato idea.

American Sniper racconta la storia vera di Chris Kyle, ovvero del miglior tiratore scelto di sempre dell'esercito statunitense, cui vengono attribuite 160 vittime 'ufficiali' (ma quelle reali paiono essere addirittura quasi il doppio). Una leggenda per i suoi compagni, il diavolo in persona per il nemico. Di sicuro un perfetto esempio della propaganda americana: nato in Texas, cresciuto in una famiglia rigida e dai chiari princìpi morali ("Esistono tre tipi di persone: i lupi, le pecore e i cani da pastore, quelli che fanno la guardia. Noi dobbiamo essere questi ultimi"), arruolatosi nei Navy Seals dopo l'attentato alle Torri Gemelle, nonchè padre di famiglia felicemente sposato con tanto di moglie attraente al suo fianco. Kyle per l'opinione pubblica è lo stereotipo del patriota, ma la sua immagine privata è a pezzi, e Eastwood certo non fa sconti: è il tipico bisteccone palestrato e ingenuo, una specie di armadio a tre ante senza un briciolo di cultura, amante del barbecue e della birra, che ama ubriacarsi nei pub. E proprio in un pub ha la fortuna di incontrare la sua compagna, Kaya, ovvero la sua ancora di salvezza, colei che avrà la forza e la pazienza di aspettarlo al rientro dalle sue missioni di guerra e aiutarlo a reinserirlo nel mondo dei 'normali'.

Lo ripeto: lo scopo di American Sniper non è quello di mettere in discussione la politica americana. Anzi, è un film americano fino al midollo, nel senso che Eastwood non fa altro che mostrare la vera faccia dell'America: quella della gente comune, semplice, che in assoluta buona fede è convinta di essere nel giusto e che acclama Kyle come eroe nazionale senza preoccuparsi minimamente di chi sia e cosa faccia una volta smessa la divisa. La regìa del 'veterano' Clint (ottantacinque anni da compiere) fotografa magnificamente questo contrasto: ci mostra scene di guerra brutali e terribilmente realistiche, alternando i primi piani dei soldati al fronte con riprese dall'alto che riproducono la complessità e il rischio delle loro azioni, inframezzandole con i rari momenti di vita familiare tra una missione e l'altra del protagonista, palesemente a disagio in un ambiente che non riconosce e che lo tiene lontano dalla guerra, ormai unica sua ragione di vita.

Eastwood è certamente consapevole di esporsi alle critiche del mondo occidentale, in massima parte progressista e ostile al ruolo di 'sentinella del mondo' che l'America si è ritagliata nel tempo, tuttavia la sua integrità morale è a mio avviso indiscutibile, non fosse altro per il fatto che in ogni momento il suo film mostra il prezzo che le persone come Chris Kyle (un magnifico e ormai non più sorprendente Bradley Cooper, ingrassatosi ad hoc per l'occasione) devono pagare al loro idealismo. La beffarda didascalia finale, impietosa e inaspettata, fa da tragico epilogo a una storia tutt'altro che limpida e apologetica, chiarendo per l'ennesima volta il punto di vista di chi, da sempre, è abituato a non illudersi più. E a quel punto è anche lecito perdonargli la sincera commozione (quella sì, patriottica) che trasuda dalle ultime immagini, quelle che scorrono sui titoli di coda e che forse disturbano non poco lo spettatore europeo, integerrimo e pacifista. Ma negare quelle immagini significherebbe negare la storia e la cultura di una nazione intera. E forse è chiedere troppo. Non solo a Clint.
 

21 commenti:

  1. Recensione splendida.
    E condivido dalla prima all'ultima parola.
    Storia dolentissima, e grande Clint.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Ford! Ogni volta che esce un film di Clint diffido sempre delle critiche negative e di certe recensioni... ormai conosco bene il suo cinema, il suo stile e la sua visione del mondo. Difficilmente delude, anzi: spesso ti esalta, come solo un 'giovanotto' di 85 anni sa fare :)

      Elimina
  2. Bellissima recensione! Avevo una certa paura nel vedere questo film, proprio perché temevo che Clint ci avrebbe piazzato qualche repubblicanata, però mi state consolando tutti. E mi fare capire perché amo così tanto questo regista.
    Spero di vederlo al più presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La stessa identica paura che avevo io... e invece sapessi che sollievo appena visto il film!

      Elimina
    2. Andrò al cinema più sereno. E spero di fare una recensione altrettanto valida, ma vedo che quando vengono messi in mezzo temi come quello della guerra, ogni blogger da il meglio di sé.

      Elimina
    3. Non esistono le recensioni più o meno 'valide'... tutte sono valide se oneste e sincere. Ma se così non fosse, che senso avrebbe tenere un blog? Il nostro, per fortuna, non è un lavoro :) Vai tranquillo: aspetto di leggerti con curiosità!

      Elimina
  3. Completamente d'accordo con Te, Sauro. Oltre ad essere un film tecnicamente perfetto, è anche un grande film che indaga l'animo di una "vittima" della guerra. Ed in giro leggo ancora chi dà del "Fascista" a Clint (se ti fai un giro sulla pagina di "Fuori Orario" o su "Internazionale"...).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non mi stupisce più, davvero, la miopia di certe recensioni. E lo dico da persona di sinistra quale sono, ma che conosce bene i limiti della sinistra, soprattutto in ambito culturale: certi pregiudizi ideologici sono assurdi, specialmente verso un regista cui, davvero, tutto si può imputare tranne la sua integrità morale.

      Elimina
  4. Anch'io ero un po' scettico/confuso da ciò che si legge in giro, ma se siamo ai livelli di The Hurt Locker non posso mancare. Una chance al grande Clint è d'obbligo, soprattutto per le cose strabilianti che ci ha fatto vedere in passato

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me è superiore a 'The Hurt Locker', in quanto la sfida (a mio giudizio) in questo caso era più difficile: il film della Bigelow riguardava un soldato addetto allo sminamento, il cui compito era il salvataggio di vite umane... e quindi poteva esserci molta più empatia da parte dello spettatore. Chris Kyle invece è un'autentica macchina per uccidere, e si resta sbalorditi dalla sua freddezza nel farlo. Un personaggio certamente molto, molto meno 'ruffiano'.

      Elimina
  5. Recensione elegantissima!
    Anche questo devo ancora vederlo e credo lo farò nonostante i molti che mi dicono: "è un pippone repubblicano". Vedremo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, repubblicano lo è per forza :) ma repubblicano non necessariamente vuol dire 'fascista', tanto per esser chiari: penso che possiamo accusare Esatwood di tutto tranne che per l'intolleranza e il culto della guerra... semmai questo è un film molto 'maschile' (anche se c'è una donna che ha una parte importantissima), non so se lo apprezzerai. Comunque fammi sapere, sono curioso! :)

      Elimina
  6. Assolutamente d'accordo con quello che dici, Sauro: film duro ma nient'affatto retorico. Eastwood celebra i reduci a modo suo, con il rigore e la fermezza di sempre. Bellissimo.
    A presto.
    Mauro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non posso che essere d'accordo! Rigore e fermezza sono i canoni del cinema di Clint.

      Elimina
  7. Non so se il film mi piacerà, ma la tua recensione è bellissima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie davvero! Se con quello che scrivo riesco a convincere qualcuno ad andare al cinema... allora vuol dire che questo piccolo blog non è del tutto inutile :) grazie ancora.

      Elimina
    2. Detto fatto... sono andata a vederlo.. e mi è piaciuto molto! Tutto merito tuo! Anzi, ora mi è venuta voglia di parlarne nel mio blog.. ma trovare un piatto da abbinare è difficile!

      Elimina
    3. In effetti è molto difficile... ma trattandosi dell'America più bigotta e conservatrice, magari un bell'hamburger stile 'Old West' ci starebbe bene! :)

      Elimina
  8. Ti dirò, prima parte ottima, ma nella seconda ho sentito un certo peso. Non tanto ideologico, quanto di mero ritmo, per un finale che mi ha lasciato abbastanza perplesso...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il finale è la chiave di tutto il film: un epilogo beffardo, assurdo, che (appunto) demistifica il culto dell'eroe e getta un'ombra lunghissima sull'America e anche sul patriottismo dei suoi abitanti... senza spoilerare (anche se è una storia vera, e quindi facilmente verificabile) direi che è un finale degno di Eastwood e di un preciso modo di vedere la società attuale. Per me bellissimo.

      Elimina
    2. Non male come riflessione! Proverò a pensarci su, anche se una certa perplessità mi resta

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...