sabato 18 aprile 2015

HUMANDROID

(Chappie)
di Neill Blomkamp (Usa/Sudafrica, 2015)
con Sharlto Copley, Dev Patel, Hugh Jackman, Sigourney Weaver, "Ninja", Yolandi Visser
durata: 120 minuti


Ci sono film che a volte ti fanno proprio incazzare di brutto... ma che, paradossalmente, ti servono anche da lezione e ti aiutano nel tuo 'lavoro' di recensore dilettante, facendoti capire che non è utile nè serio sbilanciarsi in critiche entusiastiche verso questo o quel regista subito dopo la sua opera prima, nemmeno fosse Orson Welles in persona! E' il caso di Humandroid, terzo film da regista dell'ormai sopravvalutatissimo Neill Blomkamp, cineasta sudafricano autore di un folgorante debutto nel 2009 con District 9 (che aveva fatto gridare al miracolo quasi mezzo mondo), cui era seguito però il deludente Elysium, ipertrofico baraccone hollywoodiano a largo budget, che aveva immediatamente raffreddato gli entusiasmi...

Ecco. se Humandroid doveva essere il 'film della verità', diciamo pure che Blomkamp ce lo siamo giocato definitivamente: il film è di una bruttezza imbarazzante, non solo nei contenuti ma anche nella forma, inspiegabilmente sciatta e grossolana, e stavolta non certo per scelta autoriale come in District 9 (la cui confezione finto-trash era, invece, davvero geniale). Humandroid segna un'ulteriore e clamoroso passo falso nell'involuzione stilistica di Blomkamp, anche rispetto al già citato Elysium (patinato, ma comunque dignitoso), evidenziato sia da un'assoluta mancanza di spunti creativi che, soprattutto, da una messinscena svogliata, trasandata, in certe parti perfino volgare e disgustosa, che raramente mi era capitato di vedere in una produzione americana.

Così, il già deboluccio e stravisto tema di fondo (l'intelligenza artificiale) diventa il pretesto per imbastire una trama fragile e sconclusionata costruita intorno alla figura di un robot-bambino, il tenero Chappie, automa in grado di pensare come un essere umano allo stato infantile, che viene rubato da una banda di delinquentelli di mezza tacca e sfruttato per compiere rapine... tutta la vicenda è ambientata in un presente distopico (esattamente come in District 9) dove la criminalità è ridotta ai minimi termini grazie all'impiego, perlappunto, di robot-poliziotti praticamente indistruttibili ma non intelligenti come Chappie, il cui cervello è stato manipolato (illegalmente) dal 'solito' scienziato idealista dal cuore tenero che (avevate dubbi?) farà di tutto per riprendersi la sua creatura e, allo stesso tempo, gettare le basi per una società illuminata e non tenuta a bada con la repressione.

Quello che disturba (parecchio) in Humandroid, è il contrasto tra il facile e scontato buonismo di fondo della pellicola (lontana anni-luce dal realismo cupo e opprimente di District 9, e degna del peggior ultimo Spielberg) e la resa in immagini della stessa, infarcita di effettacci speciali spesso ai limiti del disgusto e di scene inutilmente violente ed efferate la cui unica funzione è quella di 'distrarre' lo spettatore da una storia assolutamente non coinvolgente e senza la giusta tensione filmica, dovuta anche allo scarso spessore dei personaggi e la poca verve degli interpreti principali (quasi tutti sprecati in ruoli insignificanti, vedi gli inutili 'camei' di Hugh Jackman e Sigourney Weaver, messi lì solo a scopo commerciale. Alla fine gli unici a salvarsi sono due rapper sudafricani prestati al cinema, tali "Ninja" e Yolandi Visser, ed è tutto dire...).

Traspare evidente, insomma, tutto il disagio di un regista che non riesce a ritrovare lo spunto autoriale di un tempo (anche se, alla fine, si tratta solo di cinque anni fa) e si arrabatta a svolgere un 'compitino' nel quale non crede più nemmeno lui, trasmettendo questa svogliatezza anche al resto del cast. Ne viene fuori un film senz'anima e senza cuore, violento, confuso e poco coraggioso, senza un filo d'ironia volontaria, superficiale nei contenuti e nei dettagli, che non aggiunge un solo fotogramma degno di nota alla filmografia di genere, rifugiandosi in innumerevoli e facili deja-vu (da Robocop, a Terminator, a Corto circuito, per non parlare di Pinocchio...). E che si candida, fin da ora, ad essere la delusione dell'anno.

28 commenti:

  1. Senza dubbio non riuscito, ma come dicevo dalle mie parti, forse anche grazie alle aspettative basse che nutrivo, quantomeno non mi ha fatto incazzare. :)

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    1. Sì, in effetti l'aspettativa mi ha giocato un brutto scherzo, lo ammetto. Magari verso un regista esordiente sarei stato meno 'cattivo', però qui il signor Blomkamp è davvero indifendibile!

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  2. Letto e sono d'accordo con te (anche se io sono di parte ;)), ma sono ancora convinta che il film non sia tutto farina del suo sacco. E dire che a me Elysium mi era piaciuto, perlomeno aveva degli spunti interessanti (es: i barconi che sbarcano sulle nostre coste). Comunque sì in linea generale sul fatto che sia imperfetto direi che siamo d'accordo tutti XD

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    1. Ciao Barbara!
      Come ho scritto anche dalle tue parti, rispetto moltissimo la tua opinione perchè su questo film ne sai molto più di me... e io probabilmente non riesco a comprendere fino in fondo l'humus di questa pellicola, che di sicuro ha delle parti che chi non è troppo addentro fatica a mettere a fuoco. Anche su un'altra cosa, comunque, siamo assolutamente d'accordo: è evidente che al regista interessava forse più mettere gli Antwoord (ovvero Ninja e Yolandi) al centro dell'attenzione, piuttosto che il povero Chappie... in effetti la sensazione che si ha è quella. Un film costruito (male) ad uso e consumo degli idoli musicali di Blomkamp. In pratica, solo per gli appassionati.

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  3. Fortunatamente evitato quindi. Scegliendo con gli amici il film da vedere al cinema, siamo stati pericolosamente vicini ad optare per Humandroid, mentre io spingevo per l'ancora non visto Timbuktu di Sissako. Alla fine abbiamo visto "Una nuova amica" di Ozon. Che per la cronaca non è neanche lontanamente parente del precedente "Jeune et Jolie".
    Daniele

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    1. Invidio molto, caro Daniele, la possibilità che hai di sceglierti film di questo tipo... qui al mio paese, ahimè, davvero non ho la stessa fortuna!

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  4. A me è piaciuto moltissimo. Innanzitutto, dal punto di vista tecnico, credo che l'interazione tra CGI e gli attori sia notevole, a differenza di quello che segnali tu. Ma la cosa migliore del film, a mio parere, sta nel personaggio di Chappie e nel modo in cui lui si comporta e si evolve. Tu non accenni neppure a quello che è il sottotesto etico del film e che io ritengo sia la cosa più importante anche come chiave di lettura. Chappie, infatti, non è più intelligente degli androidi costruiti prima di lui ma è un androide che non ha solo un'intelligenza artificiale perfettamente funzionante (come glia altri androidi poliziotto) ma anche le facoltà emotive proprie dell'essere umano. E Blomkamp è bravissimo nel mostrare lo sviluppo emotivo del suo protagonista, le influenze 'esterne' che riceve, la sua crescita e, infine, la sua autonomia emotiva che lo porta a scegliere ciò che lui ritiene giusto, in totale autonomia.
    Da quello che tu scrivi sembra quasi che tutto questo neppure ci sia quando, invece, è centrale nel film.

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    1. Non l'ho accennato perchè, sinceramente, non l'ho minimamente avvertito. Quello che hai scritto è giusto, ma proprio non riesco a seguirti quando dici che il regista è bravo a mostrare lo sviluppo di Chappie... personalmente in più di una scena avrei voluto distruggerlo con le mie mani questo robot, tanto è insopportabile! :) scherzi a parte, ammetto di non aver analizzato a fondo il significato 'etico' del film perchè distratto da (tanti) fastidiosi difetti, quali l'ipocrita buonismo di fondo del film, l'assurdità di certi passi della sceneggiatura (che comincia come E.T. e finisce come Terminator), la caratterizzazione dei personaggi pressochè inesistente, il disgusto, lo ripeto, verso certe scene volutamente efferate per distogliere l'attenzione di chi guarda da una trama sconclusionata e che più scontata non si può.
      Troppo, anche per un tipo paziente come me :)

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  5. E vogliamo parlare del titolo italiano? La ciliegina che mancava a 'sto gran capolavoro!

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    1. Ma sì, parliamone!
      A dire il vero non l'ho fatto nella recensione perchè poteva sembrare che fossi troppo cattivo e prevenuto nei confronti di questo film (cosa falsissima, anzi semmai è vero l'opposto... avevo grandi aspettative). Il titolo, infatti, tra tutti i difetti del film è decisamente quello minore: però è innegabile che siamo di fronte all'ennesima, orribile storpiatura della distribuzione italiana, la quale voleva (forse) evitare l'accostamento del povero Chappie a una nota marca di cibo per cani o, peggio ancora, evitare il riferimento linguistico a una nota parte anatomica di quattro lettere... mah. In ogni caso, chiamare il film 'Humandroid' va oltre ogni peggiore aspetattiva.

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  6. Ma da quello che leggo in giro, penso proprio che passeró oltre!

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    1. Giulia, come dico sempre a tutti non lasciarti influenzare dalle opinioni altrui... il giudizio è sempre soggettivo, e mi sento sempre a disagio sapendo di sconsigliare un film che magari a qualcuno potrebbe piacere. Quindi lasciati guidare solo dal tuo gusto e dal tuo istinto, ok? :)

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  7. Malgrado nei singoli aspetti secondo me sei stato troppo cattivello, devo, ahimè, confermare sensazioni e valutazione.
    Che delusione...

    Io non sono però d'accordo sul fatto del titolo.
    Se il film si fosse chiamato Umandroid e noi italiani l'avessimo tradotto "Chappie" secondo me vi lamentavate ancora di più :)

    preferisco il nostro per una volta

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    1. Mah. A parte che siamo stati gli unici al mondo a cambiare il titolo (e questo la dice lunga sul nostro provincialismo), che c**** significa 'Humandroid' ? Un neologismo inglese che abbiamo inventato in Italia: siamo davvero ridicoli!
      Anche se, come dicevo, il titolo è davvero lo sbaglio minore...

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    2. In realtà il titolo significa moltissimo e fornisce la chiave interpretativa del film, molto più del didascali Chappie. Il neologismo sta a significare proprio che Chappie è un androide dotato di facoltà emotive prettamente umane. Sono sempre contraria a cambiare i titoli dei film ma, almeno, stavolta, il titolo ha un senso anche rispetto alla pellicola alla quale si riferisce.

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    3. Stessa sensazione tua.
      Trovo il titolo (e relativo neologismo) ottimo e sono sicuro che se fosse stato l'originale staremmo tutti a decantarlo :)
      Chappie non se pò sentì :)

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    4. Ok, fino a lì c'ero arrivato anch'io (parlo a hetschaap :D ), semplicemente mi viene da sorridere perchè noi italiani rinominiamo in inglese un titolo da distribuire in Italia, quando di solito accade il contrario... probabilmente la paura che lo spettatore italiano medio associasse al film la marca di un cibo per cani è stata forte! Però, ripeto, non ne vedevo la necessità...

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    5. p.s. per Caden: 'Cappie' non se potrà sentì, ma è il film che proprio non se po' vedè ! :D

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  8. Boh... io continuo a sperarci, anche se a fatica.

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  9. La formula è la stessa di District 9 con una buona dose di melensaggine in più. Abbastanza insopportabile in effetti.
    ah, il titolo perfetto poteva essere "Pinochappie". Con buona pace di Collodi.

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  10. Vedendo il film e poi leggendo la tua bellissima recensione non ho potuto fare a meno di pensare sia a Pinocchio (brava Crudelia ottimo titolo :D ) sia a tre opere diverse.
    Uno: A.I., forse uno dei film più risciuto di Spielberg e parecchio sottovalutato per me, ispirato appunto a Pinocchio e a uomo legato alle sue creature o meglio al ricordo del figlio, tanto da crearlo in serie, ma alla fine l'unico umano, David, non vuole lui, ma la sua mamma artificiale. E sto film era di una poesia unica. Con pochi effetti speciali, senza banalità, senza stupidità.
    Le altre due cose, mi perdonerai, sono due serie tv:
    Una è Real Humans, gli hubot (robot) di questo telefilm svedese si dividono in due categorie, una è piatta e senza personalità, l'altra ha dentro di se la scintilla di coscienza e un gruppo di questi ultimi si ribella alla società che li considera essere inferiori (tanto da usarli anche oggetti sessuali) e scoppia una rivoluta sanguinosa. La capa dei ribelli ha molto del personaggio di Rutger Hauer in Blade Runner, ma la serie ovviamente prenderà una strada diversa anche perché si ispira molto alle leggi della robotica di Asimov e non solo.
    Anche qui, pochi soldi, ma tanto lavoro di sceneggiatura e tanto lavoro a livello di cast.
    E infine la mia serie preferita, Fringe.
    Ora mi tocca SPOILERARE una parte importante della trama quindi chi non vuole sapere vada avanti:
    per fartela semplice (ci provo perché è sul serio complicata) viene messa insieme una squadra di agenti, capitanata da Olivia Dunham e due consulenti civili, Walter e Peter Bishop (credo di averti detto che sono ispirati ad Anakin e Luke Skywalker)per occuparsi di casi assai particolari, al limite della fantascienza. Ad un certo punto scoppia una guerra tra universi paralleli e Olivia, ignara, si chiede perché la gente di quel mondo ci odia e vuole distruggerci. Viene fuori ad un certo punto che Walter, dopo la morte di suo figlio Peter, ha rapito l'altro Peter, per impedire che morisse visto che il suo doppio non trovava una cura adeguata per la malattia che ha ucciso il suo Peter. Aprendo un portale nell'altro univero ha distrutto, senza volerlo, le leggi della fisica e quel mondo sta morendo. Walter ovviamente non ha avuto il coraggio di riportare indietro il bimbo che è cresciuto ignaro di essere stato rapito. Ecco: anche qui si parla di un uomo che vuole a tutti i costi salvare la sua creatura, ma guarda quante cose in ballo. Due mondi in guerra, un mondo che sembrava innocente, si scopre colpevole di aver provocato la semidistruzione dell'altro e alla fine è impossibile stabilire chi ha torto e chi ha ragione. E pure qui effetti speciali ridotti all'osso, addirittura abiti molto casual e riciclati di continuo nella serie, ma sceneggiatura soldia e attori così naturali da sembrare veri.
    Tre opere diverse, tematiche similari a quelle del film citato, tre ottime opere.
    La prova provata che appunto non servono tanti soldi per fare qualcosa di bello e non serve una tematica diversa per fare qualcosa di diverso e che fa riflettere: basta saper ragionare, basta averne la voglia. Evidentemente Neill Blomkamp ha perso totalmente la voglia. Scusa il malloppo, spero si capisca cosa voglio dire.

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    1. Si capisce benissimo, Silvia. Ti chiedo solo, per l'ennesima volta, di non scusarti... :) questi 'malloppi' che scrivi sono interventi che accrescono la conoscenza di tutti noi, quindi grazie.
      Dico solo che non posso sapere se Blomkamp abbia perso la voglia o no... di sicuro ha perso l'ispirazione!

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  11. ovviamente intendevo:
    "chi non vuole sapere non non vada avanti"
    E
    "attori così naturali da fare sembrare i personaggi veri*

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