venerdì 12 febbraio 2016

REMEMBER


(id.)
di Atom Egoyan (Canada, 2015)
con Christopher Plummer, Martin Landau, Bruno Ganz, Jurgen Prochnow, Heinz Lieven
durata: 95 minuti


Sulla carta, niente di nuovo: un reduce di Auschwitz si mette in viaggio per andare alla ricerca degli aguzzini che gli hanno sterminato la famiglia. Un altro road movie sul'Olocausto, sulla falsariga di This must be the place, con echi del nolaniano Memento (il perchè lo vedremo tra poco). L'ultimo film di Atom Egoyan apparentemente non brilla per originalità, e forse è per questo che all'ultima Mostra di Venezia, dove era in concorso, è stato trattato con una certa sufficienza. Invece, alla sua uscita in sala e a diversi mesi di distanza dalla sua presentazione, direi che è giusto rivalutare un film molto meno scontato di quello che sembra, e con cui il regista canadese torna sui binari a lui più congeniali, quelli del thriller psicologico e disturbante, sottilmente ambiguo, che ne avevano caratterizzato gli anni più felici della propria carriera (quelli de Il dolce domani e Il viaggio di Felicia, per capirci) .

Remember è la storia del quasi novantenne Zev (un ispirato e convincente Christopher Plummer), che nella casa di riposo in cui è ospite viene a sapere dall'amico e coetaneo Max (Martin Landau), anch'esso ex compagno di prigionia, della presenza sotto falso nome in territorio americano del gerarca nazista che ha ucciso tutti i suoi familiari. Deciso a vendicarsi, seppur afflitto da demenza senile, Zev seguirà per filo e per segno le istruzioni scritte da Max in una lettera, che porterà sempre con sè nella tasca della giacca per non dimenticarsi del suo compito. Inizia così un lungo e complesso viaggio tra Canada e Stati Uniti, che avrà risvolti impensabili...

La malattia di Zev, colpito da Alzheimer, che lo costringe ad alternare momenti di lucidità ad altri di totale assenza, in cui non riesce a ricordare nemmeno ciò che è accaduto solo pochi istanti prima (ecco il riferimento a Memento di Nolan) è la chiave di lettura del film: Remember, come dice il titolo stesso, è una bella riflessione sull'importanza del ricordo e della memoria storica. La metafora messa in piedi da Egoyan è evidente: come l'Alzheimer è il nemico che impedisce alle persone di ricordare pagine importanti della propria vita, allo stesso modo è preciso dovere della società moderna impedire che il ricordo di ciò che è accaduto negli anni dell'Olocausto possa venire cancellato dai libri di storia per l'indifferenza della gente. Del resto, come ha fatto notare il regista nella conferenza stampa del Lido, tra poco non ci sarà più nessun reduce ancora in vita per raccontare tali orrori, e in tal senso la responsabilità di noi giovani sarà ancora più grande.

Remember è un robusto thriller contemporaneo, teso e avvincente, votato a dimostrare come lo scorrere del tempo e i fantasmi del passato possano condizionare fatalmente le nostre vite. Non tutto fila liscio, e certo bisogna accettare la sospensione d'incredulità imposta dalla sceneggiatura (è francamente difficile immaginare un novantenne malato di Alzheimer che si muove liberamente per mezza America senza lasciare tracce, depistando tutti i suoi inseguitori), ma alla fine il ritmo del film è tale che lo spettatore non ci fa assolutamente caso, coinvolto da ciò che accade sul grande schermo e da un finale scioccante e totalmente imprevedibile (che ovviamente non vi racconto). Remember esce quasi in contemporanea con un altra pellicola sul tema, l'ungherese Il figlio di Saul (probabile Oscar come miglior film straniero), ma i due film non potrebbero essere più diversi: mentre quest'ultimo racconta una toccante storia del passato, straziante e disperata, il film di Egoyan ci riporta ai giorni nostri, servendoci da monito per far sì che certe storie non ripetano più. Due facce, importanti, della stessa medaglia.

8 commenti:

  1. In certi punti l'ho trovato un po' morboso, quasi sadico. Ci sono scene oltremodo disturbanti. Però il discorso che fai sul ricordo e sull'importanza della memoria storica lo condivido pienamente, pur non avendo amato questo film.

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    1. Egoyan ha sempre fatto film disturbanti, che ti lasciano inquietudine dentro. Ultimamente aveva preso una brutta china, involvendo di brutto il suo stile, ma qui torna per fortuna su buoni livelli. A me non pare che scada nel sadismo, d'altra parte le scene forti in un soggetto del genere sono necessarie...

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  2. Non ero entusiasta all'idea di vederlo, ma il tuo parere positivo unito a quello di Poison mi fanno pensare che, forse, un recupero ci stia, nella speranza di un ritorno all'Egoyan migliore.

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    1. Non è (ancora) l'Egoyan migliore, ma ci si avvicina... il film ha qualche caduta di tono, soprattutto nella sceneggiatura, ma ti coinvolge e ti fa pensare. Non è poco.

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  3. Non vedo l'ora di vederlo. Egoyan si è indubbiamente perso per strada, ma anche un giallo "minore" come False verità, sarà che aveva atmosfere di grande fascino, mi era abbastanza piaciuto.

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    1. Per me questo è un buon film, non solo per quello che dice ma anche per come lo dice. Ho visto tutti i lavori di Egoyan perchè è un cineasta che sento particolarmente nelle mie corde, e qui è tornato sui livelli che gli competono. Non credo che ti deluderà.

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  4. Mi era sfuggito questo post!
    sono andata a vederlo il giorno in cui è uscito, senza sapere esattamente cosa aspettarmi, visti gli ultimi lavori di Egoyan. E invece sono uscita dalla sala parecchio soddisfatta. Plummer è davvero bravo a rappresentare il senso di "smarrimento" con cui convive, e il titolo alla fine suona drammaticamente beffardo.

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    1. Ma perchè, te vai a vedere i film sapendo già che fanno schifo? E' tafazziana 'sta cosa! :) scherzo! Io sono un po' più buono, voglio sempre credere in una "rinascita" artistica...e stavolta Egoyan mi ha parzialmente ripagato.

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