martedì 29 marzo 2016

ANOMALISA

(id.)
di Charlie Kaufman e Duke Johnson (Usa, 2015)
con David Thewlis, Jennifer Jason Leigh, Tom Noonan (voci originali)
durata: 90 minuti


Lo ammetto, con il cinema di Charlie Kaufman ho proprio un problema personale: fino adesso infatti incolpavo la mia "mente da bancario", ritenendola troppo rigida e inadatta per apprezzare e recepire il suo stile surreale e grottesco, inevitabilmente lontano dai miei gusti. Sono stato tra i pochissimi a non esaltarmi per la sua prima regia, Synecdoche, New York (per la critica un cult assoluto, io l'ho trovato faticosissimo) così come non sono mai riuscito a condividere gli entusiasmi per le sue sceneggiature più famose (da Essere John Malkovich a Se mi lasci ti cancello) che non riuscivano a farmi aprire la mente come (forse) era necessario per comprenderle... ma ora, vedendo questo Anomalisa, il mio cervello è, se possibile, ancora più confuso e distante. Provo a spiegarvi perchè.

Trovo che Anomalisa sia il film più facilmente fruibile di Kaufman. E proprio qui sta il problema: è una pellicola che, a mio personalissimo parere, si può definire come la più convenzionale tra tutte quelle da lui scritte o dirette (seppur in questo caso a quattro mani con il disegnatore Duke Johnson) e che, in teoria, avrebbe dovuto essere molto più vicina alle mie corde. Peccato però che l'effetto che si ottiene stavolta sia diametralmente opposto, ma pur sempre negativo: l'ho trovato un film piatto, strutturalmente molto debole, parecchio lontano dall'autenticità e l'originalità delle opere precedenti, che magari non avevo capito appieno ma di cui ne apprezzavo comunque lo sforzo creativo. In Anomalisa, invece, una volta superato lo stupore iniziale per la splendida animazione in stop-motion, non rimane poi granchè di cui parlare: le atmosfere oniriche e paradossali sono dilatate e prevedibili, il ritmo è bassissimo, come pure le emozioni. A mancare è lo "spirito" del film, il coinvolgimento e l'empatia con i personaggi, per me troppo scontati e troppo stereotipati per essere credibili...

Nemmeno lo spunto di partenza, del resto, è così sconvolgente: un grigio scrittore in crisi d'ispirazione viaggia da solo per gli States per tenere una serie di conferenze. Una notte, in albergo, incontra per caso una sua timida fan e finisce per passare una notte di pudicissimo sesso con lei. Ma all'alba, al risveglio, la magìa del momento inevitabilmente avrà fine... il messaggio del film è chiaro: spesso non ci rendiamo conto che il vero amore scaturisce dalla diversità, e che le persone che più ci piacciono sono quelle caratterialmente più lontane da noi, con cui ci "compensiamo" a vicenda. Da qui capiamo anche la scelta della computer-graphics in luogo degli attori in carne ed ossa: la protagonista del film, la tenera Lisa, è l'unico personaggio "umano" in mezzo a tanti ectoplasmi tutti uguali e tutti disegnati (volutamente) allo stesso modo, a rimarcarne l'invisibilità. E' lei l'unica "anomalia" in un mondo grigio e informe, la Anomalisa del titolo. Ma è anche l'unico "guizzo" di un film lento e sottotono, perfino eccessivo nella durata.

Se infatti il soggetto originale poteva essere adattissimo per un cortometraggio animato, l'aver allungato il brodo per novanta minuti finisce per diluire ogni emozione e coinvolgimento, in quanto la trama non si sviluppa e non procede. Si rimane dunque al palo, aspettando un qualcosa che non arriva mai, e allo stesso tempo ci disinnamoriamo dei due protagonisti, le cui paturnie sentimentali non possono oggettivamente reggere per un'ora e mezza senza assistere a un'evoluzione del loro rapporto... così, seppur accuratissimo e accattivante, Anomalisa non riesce nemmeno per un secondo a farmi recedere dall'idea di aver assistito null'altro che a un tedioso esercizio di stile... ma non me ne vogliano i fan di Kaufman: il problema, probabilmente, sta tutto nella mia testa.

14 commenti:

  1. Posso comprendere il tuo punto di vista sia su Kaufman che su Anomalisa, e le critiche sono ponderate e costruttive, eppure su di me il Cinema - e la penna - di Kaufman continuano ad esercitare un fascino incredibile.

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    1. Non solo su te, caro Ford... direi sulla maggioranza degli spettatori. Lo ripeto, molto probabilmente è un problema mio: quando sei in sala e ti accorgi che gli altri sorridono e si commuovono, mentre tu ti annoi vuol dire che proprio non riesci e empatizzare con ciò che hai davanti. Lo capisco.

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  2. Eppure sembra affascinante, come realizzazione e come argomento. Peccato che da noi è uscito in pochissime copie. Mi sarebbe piaciuto vederlo.
    Un caro saluto.
    Mauro

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    1. Credo che uscirà presto in dvd, oppure lo puoi trovare già da tempo su canali... alternativi!
      Baci, Mauro!

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  3. Non credo che il lavorare in banca c'entri qualcosa, la nostra mente non fa caso alla professione (e comunque non esiste solo il lavoro nella vita). Probabilmente nel tuo inconscio non sei ancora disposto a lasciarti andare a questo tipo di cinema, e personalmente lo ritengo un peccato...

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    1. Era una battuta (ma fino a un certo punto... :) noi bancari di solito non brilliamo per fantasia ed elasticità mentale!). Comunque penso che tu abbia ragione: dipende dalla predisposizione personale, e capisco benissimo, invece, chi ha adorato questo film.

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  4. Capisco il tuo punto di vista, ma come già immagini, non posso condividerlo. E non per il mio fanatismo nei confronti di Kaufman, la paura di essere delusa è più forte di un amore cieco nel mio caso, ma con questa Anomalisa mi ha conquistato ancora una volta, con quella malinconia di fondo, quell'umorismo strano che scatta a momenti, per una storia tanto semplice quanto in realtà complessa. Arrivata alla fine, infatti, quella fine non me la aspettavo, ero pronta ad andare avanti ancora e ancora assieme alla mia omonima anomala :)

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    1. Cara Lisa, sei una delle blogger che stimo di più e sai che non mi permetterei mai e poi mai di darti della fanatica... ci mancherebbe altro! Ne parlammo di persona anche a Venezia e ti confermo, come ho scritto, che la mia scarsa empatia con il cinema di Kaufman è un fatto assolutamente personale: tra l'altro, aldilà del mio giudizio, non posso che riconoscere (almeno per questo film) un'assoluta genialità e accuratezza nel formato e nella confezione. E comunque non mi arrendo: continuerò a vedere ogni film di Kaufman, sperando e provando a rivedere i miei giudizi :)

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  5. Sì, forse è un po' troppo lungo e ripetitivo specie nel finale. Però è un film di una delicatezza unica, anche se in effetti un po' troppo "femminile". Però bello!

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    1. Su questo sono assolutamente d'accordo: è un film molto femminile (lo dico col massimo rispetto, ovviamente) per contenuti e sensibilità

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  6. A me è piaciuto molto: un modo originale di trattare un problema drammatico come la solitudine ricorrendo a leggerezza e mestiere. La trovata di adottare la stop-capture per disegnare esseri umani insensibili, tutti uguali e con lo stesso tono di voce è bellissima.
    D.

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    1. Dal punto di vista tecnico, infatti, non ho nulla da obiettare: l'uso dell'animazione è perfetto, a mio parere la cosa più bella del film!

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  7. No, non sta nella tua testa, semplicemente ognuno recepisce le cose in maniera diversa ;)
    Io sono un fan di Kaufman di vecchia data ("Se mi lasci ti cancello", a 18 anni, mi stravolse la vita e rimane tutt'ora uno dei miei film preferiti) e questo l'ho trovato uno dei suoi titoli più deboli. Ma comunque molto bello.
    Penso sia dovuto al fatto che è un autore che o lo ami o lo odi, senza mezze misure.

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    1. Aldilà del gusto personale, concordiamo entrambi sul fatto che questo sia uno dei suoi titoli più deboli: in effetti, a livello di storia c'è davvero pochino. Ti ringrazio del commento e della tua teoria, quello che hai scritto mi conforta :)

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