sabato 12 marzo 2016

AVE, CESARE !

(Hail, Caesar!)
di Ethan e Joel Coen (Usa, 2016)
con Josh Brolin, George Clooney, Ralph Fiennes, Alden Ehrenreich, Tilda Swinton, Scarlett Johansson, Frances McDormand,Channing Tatum, Jonah Hill
durata: 106 minuti


E' tutto molto bello nell'ultimo film dei Fratelli Coen, fin troppo verrebbe quasi da dire: la sensazione è infatti quella di un compiaciutissimo giochino per cinefili, parecchio autoreferenziale e abbastanza "respingente" per il pubblico medio (che questo sia un bene o un male lo lascio giudicare a voi, ma sono davvero curioso di vedere gli incassi del weekend, e sono pronto a scommettere che saranno tutt'altro che esaltanti...). Non per niente Ave, Cesare! mi ha fatto lo stesso effetto del precedente A proposito di Davis, pur piacendomi molto di più: come se i Coen avessero ormai intrapreso la strada di un cinema elitario e altezzoso, ai confini dello snobismo. E da cui è difficile tornare indietro.

Intendiamoci: i Coen restano autori importanti, intelligenti, raffinati. Questo film è un gioiellino di citazioni cinefile, battute colte, personaggi azzeccatissimi, oltretutto dalla confezione extralusso e curato fin nei minimi dettagli. E' un ritratto corrosivo e poco lusinghiero della Hollywood degli anni '50, con evidenti rimandi al presente: si parla di politica e censura (siamo negli anni del maccartismo e della "caccia alle streghe"), di religione e industria (quella cinematografica, attenta a non urtare le sensibilità di nessuno: è strepitosa la scena del confronto tra i quattro rappresentanti delle Chiese coinvolte - cattolica, ortodossa, ebraica, musulmana), del rapporto tra il mondo dorato del cinema e ciò che invece sta dietro le quinte, "complicato" dal bigottismo di una società - quella americana - sempre troppo attenta alle apparenze, oggi come allora (l'attrice di grido costretta a nascondere una gravidanza imprevista, per non urtare il perbenismo della gente).

Detto questo, però, è doveroso sottolineare i difetti, evidenti, di un'opera che la critica ha esaltato a mio avviso ben oltre i reali meriti: prima fra tutte una trama esile e inconsistente, ridotta a puro pretesto per "tenere insieme" una rete di sottotracce, per quanto godibili, nemmeno troppo ben collegate tra loro... il protagonista è un ineffabile Josh Brolin, di professione fixer, ovvero quella figura che nella Hollywood dell'epoca era stipendiata per "risolvere i problemi" di varissima natura che sorgevano sul set: star affermate che scompaiono misteriosamente (George Clooney, rapito da una parodistica "cellula" comunista), divette capricciose che fanno numeri acquatici scimmiottando Ester Williams (Scarlett Johansson), attori improbabili e decerebrati che, per raccomandazione del potente di turno, vengono catapultati dal western ai set di film "seri" per la disperazione del regista  pluri-premiato (Ralph Fiennes), quello stesso regista costretto a tenere ben nascosta la propria omosessualità, sempre per le ragioni di cui sopra (e a cui viene appioppata per copertura qualche bella starlettina compiacente...)

Ma quello che realmente disturba in Ave, Cesare!, almeno secondo me, è l'altezzosità di un cinema "narciso", che si rimira in continuazione allo specchio e sembra mettere alla prova lo spettatore, quasi a giudicarlo se "degno" di vedere o no il film (non arrivi a capire le mie dotte citazioni? cavoli tuoi!). E' un cinema orientato a respingere lo spettatore anzichè invogliarlo a proseguire la visione, cosa a mio avviso concettualmente sbagliatissima perchè il cinema è sempre stata un'arte "popolare" più di ogni altra, cui resta vitale l'apporto del proprio pubblico. L'ultimo film dei Coen invece si "arena" qui e resta sempre in superficie, rinunciando deliberatamente ad approfondire argomenti scomodi e impopolari (lo scontro, a livello di potere, tra lobbies ebraiche e cattoliche, da sempre in atto a Hollywood) in nome di un manierismo di facciata che rende oltretutto parecchio faticoso lo svolgimento della pellicola.

Poi, certo, al netto di tutto questo ci si diverte anche e si ride di gusto, giocando a indovinare i rimandi e gli ammiccamenti al passato e godendo dei piccoli camei che svariate star hanno accettato pur di comparire (da Christopher Lambert a Dolph Lundgren). Ma, almeno per quanto mi riguarda, al momento i livelli di Barton Fink e Il Grande Lebwski restano davvero lontanissimi...

22 commenti:

  1. non mi importa, lo vedrò comunque ^_^

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    1. Certo Arwen, fai benissimo! E aspetto il tuo parere :)

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  2. solitamente i Coen mi piacciono (anche se a proposito di davis mi aveva leggermente deluso e alcune loro sceneggiature hanno dato vita a film - Gambit - terrificanti), questo lo vedrò martedì, e sono parecchio curiosa.

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    1. I Coen, a prescindere, meritano sempre la visione: in primo luogo perchè sono "Autori" con la A maiuscola, e le loro opere non sono comunque mai banali. E in secondo luogo perchè ti aspetti sempre quel "qualcosa di sorprendente" che te li faccia amare. Stavolta (per me) non è accaduto, ma certo non posso dire di aver assistito a un brutto film!

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  3. Gli incassi saranno probabilmente modesti. Se penso alla sala in cui ero oggi! L'ho fotografata perché quasi non ci credevo: eravamo in 5 su 256. Sui giudizi concordo, siamo lontani dalle vette dei Coen però l'ho trovato gradevole e a tratti spassoso anche se la trama è un vero e proprio pretesto.

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    1. Lo credo anch'io. I Coen non hanno mai "inseguito" il pubblico, ma è innegabile che i loro ultimi due film (questo e "A proposito di Davis") siano quanto più anti-commerciali possibili, anche se in questo cast c'è un profluvio di divi. Il che, ci mancherebbe, non è un demerito (anzi!) solo che così facendo la forma delle loro opere comincia a farsi parecchio manieristica e faticosa (e questi sì, sono difetti).

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  4. A me i Coen non piacciono particolarmente, ma questo qui - soprattutto per le strizzate d'occhio a un certo genere - mi ispira senz'altro più di altri dei loro. Non so, spesso li trovo pesantissimi: avrò visto i film sbagliati nel momento sbagliato?

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    1. No, credo sia solo questione di gusti. A me sono (quasi)sempre piaciuti, ma questo l'ho trovato pesante anch'io. Anzi, più che pesante faticoso... e secondo più che di "momento" si tratta di una svolta precisa della loro carriera. Poi sta a noi (e al pubblico) accettarla o meno.

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  5. Troppo concettuale, troppo manieristico, troppo poco coinvolgente. E' arte, e si vede. E' pure ben fatto, ma non coinvolge mai. E poi, sinceramente, interessa a qualcuno sapere com'è fatta Hollywood?

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    1. Sono d'accordo con te sulla... prima parte. Anch'io ho trovato il film piuttosto compiaciuto e di maniera. Non condivido però il fatto di dire "che senso ha un film su questo o quell'argomento"? Ogni argomento può essere interessante se ben sviluppato e argomentato (anzi, compito e merito dei film è quello di coinvolgere e far appassionare lo spettatore a un qualcosa di cui non pensava potesse fregarli nulla...). E poi, spesso, nell'arte si prendono a pretesto certi argomenti per parlare di altri... :)

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  6. Pur riconoscendone la maestria, non sono mai impazzito per i Coen. Ma questo mi ispira particolarmente.
    Mi spiace solo che lo recensisci così :( vedrò di abbassare l'hype.

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    1. Beh, dai... questa recensione non è una stroncatura. Ne approfitto per ripetere che i "voti" che assegno ai vari film tengono conto delle potenzialità, del talento e della carriera del regista. Ergo, non sono voti assoluti: un film "minore" dei Coen, come questo, resta comunque "maggiore" di tanti altri...

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  7. Ave,Cesare in realtà non è male, ma tende ad avere troppe sotto trame che risultano scollegate tra di loro, ma nel complesso è divertente io ho riso! Il migliore è Tatum, seguito da un Josh Brolin qui protagonista assoluto, dimostrando di essere un ottimo attore, ripagando i Coen con una bella performance, essendo artefici della la sua 'seconda fama'.

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    1. Anch'io ho riso, ma è comunque un umorismo molto "cerebrale", piuttosto elitario, non paragonabile, per dire, a quello de "Il Grande Lebowski" o "Barton Fink"... io, lo confesso, ho fatto un po' fatica a seguire questo film (anche per i difetti di sceneggiatura che anche tu gli attribuisci)

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  8. Non lmho ancora visto, perchè purtroppo il mio the space mette orari di merda (per essere fini) ma per quanto riguarda il tuo ragionamento credo che si, il cinema debba essere alla portata di tutti, ma ogni tanto credo sia giusto che ci sia qualcosa fatto su misura per chi il cinema lo prende sul serio.
    Detto questo, per la poca esperienza che ho immagino non capirò nulla.

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    1. Ma no... capirai benissimo come ho capito io, non ti preoccupare! :) non voglio dire che il film sia incomprensibile, assolutamente, solo che è un film molto autoreferenziale, citazionista, dove i registi sfoggiano la loro passione e cultura cinefila in un modo piuttosto elitario, per non dire snob... è una mia opinione personale ovviamente.
      E non voglio nemmeno dire che il cinema debba essere per forza commerciale, intendiamoci! Ci mancherebbe! Una cosa è certa: è il pubblico che deve sforzarsi di capire l'artista, non certo il contrario. Questa è la base. Però ritengo che il Cinema, più di ogni altra arte, sia fatto per "incontrare" il pubblico, perchè un film proiettato in una sala vuota non è un film. Magari è bellissimo lo stesso, ma è un'altra cosa. Chi fa cinema, credo, debba mettersi nell'ottica che i suoi lavori sono fatti per essere visti, e che lo spettatore vada rispettato. Ecco, certe volte (in generale, non in questo caso specifico) a me sembra che ciò non accada... ma qui si potrebbe aprire un dibattito lunghissimo!
      Grazie mille per il commento comunque, molto interessante!

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  9. A proposito di Davis lo ricordo ancora come uno dei film più noiosi e inutili mai visti. I Coen non mi entusiasmano, ma chissà perché non mi perdo mai un loro film. Questo devo ancora vederlo e, difetti di cui parli a parte, il fatto che ci si diverta mi rassicura non poco!

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    1. I film dei Coen si vedono perchè da loro ci si aspetta sempre un cinema di qualità, che è nelle loro corde. Poi magari si resta insoddisfatti ("A proposito di Davis" non è piaciuto nemmeno a me) ma c'è sempre la speranza e la possibilità di vedere un film importante. Questo film, a mio avviso, mantiene solo parzialmente le attese, ma è comunque meritevolissimo di visione. E sì, ci si diverte, a patto di conoscere bene lo stile e il modo di pensare dei due fratelli...

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  10. Non sarà che ormai siamo talmente disabituati all'idea di un cinema "intelligente" che... quando un film lo è davvero ci pare così distante?
    Ovviamente è una provocazione! ;)

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    1. E' una provocazione ma è tutt'altro che campata per aria, sai? Tanto è vero che ci ho pensato anch'io mentre scrivevo questo pezzo... oggi che il cinema d'essai fa sempre più fatica a trovare spazio e i prodotti di massa sono sempre più standardizzati e appiattiti su livelli televisivi, il dubbio di poter considerare "elitario" un film che ha uno spessore appena superiore alla media c'è, ed è legittimo. Sarà il tempo, probabilmente, a darci una risposta. Ma per adesso il dubbio rimane...

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