martedì 15 marzo 2016

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

(id.)
di Gabriele Mainetti (Italia, 2016)
con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli
durata: 118 minuti


Può essere credibile un "supereroe" che divora budini alla vaniglia e guarda solo film porno? E soprattutto, si può prendere seriamente in considerazione l'idea di un cine-comic italiano (anzi, romanesco) con protagonista un personaggio del genere, che strizzi l'occhio agli anime giapponesi e ai fumetti della Marvel? Mettetevi nei panni di un produttore italiano e una mano sulla coscienza: sinceramente, in quanti avreste dato credito a una roba simile? Sarà per questo che il quarantenne Gabriele Mainetti non si è scomposto più di tanto di fronte agli innumerevoli rifiuti ricevuti dalle major nostrane e, alla fine, si è rimboccato le maniche ed è riuscito ad auto-prodursi il suo film d'esordio, lasciando tutti con un palmo di naso...

Sì, perchè Lo chiamavano Jeeg Robot è, a dispetto di tutto e tutti, un film incredibilmente riuscito. Anzi, "rubando" la definizione a un mio carissimo amico (e mi si perdoni per una volta il turpiloquio) possiamo dire che è ... "una cazzata memorabile, ma terribilmente divertente!". E badate bene che non è una presa in giro: sono serissimo, il film di Mainetti è una delle opere prime italiane più originali e sorprendenti degli ultimi anni, la cui creatività e audacia sono inversamente proporzionali allo scarsissimo budget a disposizione. Stiamo parlando, insomma, di un piccolo cult-movie, che sta già spopolando a Roma e dintorni e che, a giudicare dai primi incassi nazionali, "rischia" di diventarlo anche altrove, con pieno merito!

Due parole sulla trama sono doverose: innanzitutto diciamo che il protagonista è Claudio Santamaria, ingrassato e imbolsito per l'occasione, nei panni di un ladruncolo di mezza tacca che per sfuggire a una delle sue "vittime" ha la bella idea di tuffarsi nel Tevere e nascondersi sotto una chiatta galleggiante. E qui accade l'impensabile: sopravvissuto alle inquinatissime acque del "fiume sacro", con i polmoni pieni di liquami ed escrementi di topo, il nostro futuro eroe si accorge ben presto di essere entrato in possesso di una forza sovrumana e un fisico praticamente invulnerabile, una specie di incrocio tra Superman e L'Incredibile Hulk, ma sempre romanescamente coattissimo. Così, è perfino scontato che la sua prima "impresa" da supereroe sia quella di sradicare un bancomat a mani nude e portarselo a casa sua (ignorando naturalmente che la macchina è provvista di liquido macchia-banconote...)

Inutile dire che le telecamere di sorveglianza riprendono tutto, e che il filmato, messo a tempo di record su internet, fa ben presto il giro del mondo suscitando l'invidia dello Zingaro, un piccolo boss di quartiere con la passione per la musica e ambizioso di farsi strada nel giro della malavita (interpretato da uno straordinario e quasi irriconoscibile Luca Marinelli: la sua versione "karaoke" di Un'emozione da poco della Oxa è già negli annali). E quando lo Zingaro, non vi dico come, riuscirà anche lui ad acquisire i superpoteri, il film "esplode" nel senso letterale del termine... altro che Batman Vs Superman, qui lo scontro fra titani vi farà impazzire davvero, garantito!

Lo chiamavano Jeeg Robot è una felicissima commistione di tanti generi diversi (fantascienza, azione, horror, commedia all'italiana) che ha il grande pregio di non prendersi sul serio e riuscire dove non era (almeno parzialmente) riuscito un film come Suburra, cui assomiglia molto per tematiche e ambientazione: e se il film di Sollima metteva troppa carne al fuoco e finiva col perdersi in un sottotesto politico abbastanza banale, Mainetti molto intelligentemente vola più basso e delizia lo spettatore con una storia semplice ma appassionante, tutt'altro che superficiale: dietro l'aspetto ludico e giocoso non è infatti difficile scorgere temi importanti (il degrado delle borgate, la solitudine, l'instabilità economica ed affettiva...) che impreziosiscono una pellicola già assolutamente meritevole di visione e di cui, a questo punto, non possiamo non aspettarci un richiestissimo sequel...



16 commenti:

  1. Sono sempre più curioso.
    Spero di poterlo vedere presto.

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    1. Credo che non te ne pentirai... finora è la sorpresa più bella della stagione!

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  2. Concordo ancora una volta per te: sorprendente, nonostante fossi pronto al meglio. Su Marinelli non avevo dubbi, idem su Santamaria che fa un po' tutto e sempre in modo convincente... Ma lei, la Pastorelli: freschissima, toccante, bella in un modo solo suo. Speriamo di rivederla presto.

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    1. La Pastorelli, onestamente, prima di questo film non sapevo chi fosse... per ora diciamo che più che un'attrice è una "faccia", però ci sta molto bene in mezzo ai due "mattatori", senza dubbio. Film davvero sorprendente, in senso più che positivo!

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  3. Beh dopo che anche tu, dopo altri amici affidabili (tra cui uno che non va quasi mai al cinema e non vedeva film italiani da eoni), hai dato un parere favorevole, debbo trovare il modo di vederlo al più presto.
    Credo che ti sarai accorto che lo attendevo da molto.
    Questa è la prova di quello che dicevamo da tempo: in Italia non è che mancano i talenti, no manca chi li finanzia.
    Grandissimo Mainetti che si è auto-prodotto. So che in parte ha chiesto aiuto alla Rai (che non lo sta pubblicizzando per nulla, che vergogna -_-) e che la coraggiosa Lucky Red (non poteva essere altrimenti) sia quella che lo distribuisce.
    Volere è potere: il nostro cinema è vivo e possiamo fare quanto quello Usa senza bisogno di tantissimi soldi! Basta avere fiducia!

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    1. Come ho scritto nella recensione, da una parte mi metto nei panni di un produttore che si ritrova tra le mani un soggetto del genere: insomma, ci vuole molto, molto coraggio per "investire" in un film così! Non mi stupisce, perciò, che la Rai si sia tirata indietro: in Italia, in piccolo, accade quello che accade a Hollywood, ovvero che i film prodotti costano molto e devono avere un rientro adeguato. Questo porta ad andare sempre sul sicuro e non rischiare mai... per questo i prodotti innovativi latitano. In Italia però abbiamo un (grosso) problema in più: da noi esiste un duopolio produttivo (Medusa e 01, ovvero Berlusconi e Rai) che fagocita quasi l'intero mercato ed è difficilissimo, per non dire impossibile, fare cinema indipendente. Mainetti, beato lui, aveva i soldi da parte per auto-prodursi il film e lo ha fatto (e ora se la ride in barba a chi gli ha sbattuto la porta in faccia), ma quanti altri giovani registi hanno la sua fortuna? E' un problema annoso, figlio di un conflitto d'interessi che nel nostro paese non sarà mai risolto...
      Comunque hai perfettamente ragione nel dire che in Italia non mancano affatto i talenti: è davvero disonesto sostenere il contrario e sparare sempre a zero sul nostro cinema. Che, pur con tutte le difficoltà in cui si dibatte, davvero non è inferiore a nessuno.

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    2. Ahimè hai ragionissima, ne parliamo da anni. Questo duopolio fagocita tutto nel bene e nel male e pare veramente impossibile uscirne. Ricordo quando Occhipinti giustamente si lamentò del fatto che l'Academy italiana sia composta tutta da gente di Medusa o Rai Cinema e un giurato di Mediaset disse che non c'era niente di male visto che producono i film migliori -_- . Che ragionamento del bip.
      Ma infatti io posso anche capire il produttore perché se da una parte è sbagliatissimo investire sempre nelle stesse cose, dall'altra non sempre il pubblico è attento e premia la qualità e l'innovazione come in questo caso. E' ovvio che il produttore voglia andare sul sicuro. Fortunato Mainetti che aveva i soldi. Comunque se ho capito bene la Rai in qualche modo è produttrice, solo in minima parte (così scriveva wikipedia quando il film uscì a Venezia, poi non so) e il grosso del lavoro e del rischio, oltre a Mainetti, se lo sta prendendo la Lucky Red, a cui bisogna augurare lunga vita perché davvero Occhipinti e co hanno coraggio da vendere, rischiando ogni volta il flop.
      Ah ti racconto una piccolezza per farti fare due risate e che conferma quanto dicevo sopra sul pubblico non sempre attento: alcuni genitori si sono lamentati del fatto che il film fosse violento, avendoci portati i figli. Sì, erano convinti che fosse un cartone animato.
      Cioè solo nel trailer si vedono tre morti in un pozzo di sangue. Ma dove vive sta gente?

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    3. p.s: a proposito del fatto di negare che la qualità da noi c'è. Vorrei far presente lo snobismo di alcuni nel bocciare questo film perché il super eroe parla in romanesco volgare. Invece l'eroe che parla in messicano o yankees stretto, con volgarità degne di uno scaricatore di porto, è elegantissimo e fighissimo eh. Stupida esterofilia -_-

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    4. Ecco sì, questa cosa dello slang "romanesco" è davvero comica... ma io dico, perchè nessuno ha (giustamente!!) mai niente da dire sulla canzone napoletana o la musica folk di Van de Sfroos? Non capisco per quale motivo al cinema non possa essere usato il dialetto e in musica sì! E' per questo che, da sempre, sostengo che TUTTI i film andrebbero visti in lingua originale, perchè solo da noi si creano queste polemiche assurde!
      Adesso però entro nel merito: la scelta di far parlare i personaggi in romanesco è, ovviamente, una precisa intenzione dell'autore. La storia è ambientata a Tor Bella Monaca, piena periferia romana, e il tessuto umano e sociale di questi luoghi è importantissimo per capire un film che, come dico nella recensione, è molto meno superficiale di quello che si crede... quindi, chi si lamenta del linguaggio usato, o non ha capito una mazza del film oppure, semplicemente, non lo ha visto e parla per dare aria ai polmoni. E qui si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla qualità della critica italiana. Ma lasciamo stare.

      p.s. riguardo poi la presunta "violenza" del film: anche questa è una polemica ridicola! Con quello che passa oggi in tv il film di Mainetti è roba da educande. Certo, se ci porti il tuo figlio di cinque anni è un altro discorso... è un film DI GENERE per adulti. Ma informarsi un attimo prima di comprare i biglietti? Troppa fatica!

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  4. Non so se può piacermi, Santamaria poi mi sta antipatico, però se ne sta parlando così bene e soprattutto così tanto che la curiosità ha contagiato pure me. Cederò? Vedremo...

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    1. Io dico sempre che non bisognerebbe mai restare col dubbio, al cinema come nella vita. La trovo una cosa bruttissima. Quindi... :)

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  5. Dedicato a quei critici che hanno scritto "In Italia non c'è stato e mai ci sarà posto per un cinema di genere" :O

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    1. Ho sentito di questa cosa... che assurdità! Come scrivevo sopra nella risposta a Silvia, il livello di certa critica ha toccato davvero il fondo! Ma ci rendiamo conto di come si può affermare una cosa simile? Il cinema di genere in Italia non è mai esistito? E allora Mario Bava? Lucio Fulci? Dario Argento? Lo spaghetti Western? E i "poliziotteschi" degli anni '70? E la commedia all'italiana? Perfino i "musicarelli" con Nino d'Angelo all'epoca costituivano un genere... e il bello è chi scrive queste fesserie spesso prende anche lauti stipendi!

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  6. Mi dispiace essere quello che disturba l'idillio. Ma a me è parso un film che "parlava" troppo romano. C'erano coordinate che mi sfuggivano, sottotraccia chiari magari a chi abita ai Parioli o alla Garbatella ma non a chi abita (come a me) a Bologna. Peraltro anche gli attori non mi hanno convinto (con la notevole eccezione del protagonista). La coprotagonista, come ha ricordato qualcuno. è una faccia. Troppo poco per dare un'anima al personaggio ... Insomma, sono rimasto invischiato ... Certo nel film c'è una genialità, è difficile non riconoscerlo, ma non sono riuscito a ritrovarmi.

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    1. Non disturbi assolutamente, figurati! Anzi, è un piacere confrontarsi con chi ha opinioni diverse, contribuisce ad arricchire il giudizio. Detto questo, permettimi di dire che non condivido però la tua critica sulla presunta "romanità" del film (critica peraltro mossa da parecchi). Ti dico, semplicemente, e allora Totò? Oppure Troisi? E Alberto Sordi? E Verdone? E Pasolini? Oppure, ancora, i comici toscani? E Fantozzi, col suo linguaggio quasi "creato" ad hoc? Il cinema dialettale, o comunque regionale, in Italia è sempre esistito e non c'è motivo per cui non debba esistere: il nostro è un paese fatto di culture, tradizioni e naturalmente lingue molto diverse tra loro, ma non vedo assolutamente un problema in questo... penso sia solo questione di abitudine, io non ho trovato alcuna difficoltà nel seguire "Jeeg Robot", eppure sono toscano! Sarebbe come dire che la canzone napoletana non fa parte della nostra cultura, oppure rifiutarsi di leggere Camilleri per il suo slang siculo. Il cinema si può seguire ad ogni latitudine e in ogni lingua o dialetto, basta "entrare" nel film e lasciarsi trasportare...
      In ogni caso, ti ringrazio per il tuo intervento!

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