sabato 26 marzo 2016

SULLE CANDIDATURE DEI DAVID E LO STATO DI SALUTE DEL CINEMA ITALIANO...

"Fuocoammare" di Gianfranco Rosi 
I miei venticinque lettori mi conoscono ormai da tempo: se c'è una cosa che proprio mi annoia a morte è l'eterna polemica sulla (presunta) crisi del cinema italiano, soprattutto da parte di coloro che soffrono di esterofilia acuta... chi mi conosce lo sa: ho sempre recensito i film che vedo esclusivamente in base al mio gusto personale e non alla bandiera, senza "tifare" calcisticamente per questo o quell'altro titolo. Tuttavia, alla luce delle candidature appena uscite ai David di Donatello 2016, due paroline sullo stato di salute del nostro cinema vorrei proprio dirle... giusto per stimolare il confronto !

Ebbene, anche guardando solo alle nomination per il miglior film, che sono queste:

FUOCOAMMARE  (di Gianfranco Rosi)
IL RACCONTO DEI RACCONTI  (di Matteo Garrone)
NON ESSERE CATTIVO  (di Claudio Caligari)
PERFETTI SCONOSCIUTI  (di Paolo Genovese)
YOUTH, LA GIOVINEZZA  (di Paolo Sorrentino)

... si capisce subito che è stata davvero un'ottima annata, senza se e senza ma. Attenzione: sto parlando in termini esclusivamente qualitativi, tralasciando di proposito l'aspetto commerciale (che non è secondario, ma non mi serve per le considerazioni che sto per fare). Sono cinque film importanti, eterogenei, diretti da cinque autori (compreso il compianto Caligari) di età, stile, cultura e formazione diversissimi tra loro, che hanno dato lustro alla nostra produzione, ormai non più oggettivamente prigioniera di certi clichè consolidati: è vero che si fanno ancora troppe commedie di dubbia qualità, ma questi titoli dimostrano che le idee e la voglia di sperimentare un cinema nuovo, di livello, capace di essere compreso e apprezzato anche oltre i confini nazionali, ci sono eccome.

"Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone
Questi cinque film, infatti, hanno come comune denominatore proprio il fatto di essere (finalmente!) adatti e a volte anche pensati per un pubblico internazionale (come dimostra la scelta di Sorrentino e Garrone di girare in inglese), non più storie "tre camere e cucina" ma soggetti complessi e variegati, universali, desiderosi e coraggiosi nel cercare di intercettare un pubblico più trasversale possibile, strizzando l'occhio a generi cinematografici anche inconsueti per il cinema di casa nostra: il fantasy, il documentario, il melodramma... per non parlare poi anche di moltissimi titoli che sono stati esclusi dalla cinquina dei "migliori" ma che hanno comunque lasciato un segno: pensiamo al folgorante Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainelli, a due film "difficili" e viscerali come Per amor vostro e Bella e perduta, al sempre criptico ed enigmatico Bellocchio di Sangue del mio sangue, fino a due titoli imperfetti eppure affascinanti come A bigger splash e Suburra. E a questo punto vi chiedo: davvero pensate che la nostra produzione sia inferiore (sempre, badate bene, in termini qualitativi) ad altre cinematografie europee?
"Mustang" di Denis Gamza Erguven

Non è una domanda retorica. Sono andato infatti a vedere, paese per paese, quali erano le proposte cinefile per il 2016 delle cinematografie nostre concorrenti, escludendo naturalmente quella americana (imparagonabile per mezzi, budget e struttura). Cominciamo con quella francese, le cui pellicole candidate agli ultimi César erano le seguenti:

FATIMA  (di Philippe Faucon)
DEEPHAN  (di di Jacques Audiard)
LA LEGGE DEL MERCATO  (di Sthépane Brize)
MARGUERITE  (di Xavier Giannoli)
MON ROI  (di Maiwenn)
MUSTANG  (di Deniz Gamze Erguven)
A TESTA ALTA  (di Emmanuelle Bercot)
TROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE  (di Arnaud Desplechin)

Titoli importanti, certamente, ma davvero così tanto superiori ai nostri? E vogliamo parlare di Mustang, forse il più bello, che con il cinema "francese" c'entra quanto il cavolo a merenda? Naturalmente non è secondario il fatto che i cugini d'oltralpe, oltre a destinare alla cultura investimenti statali enormemente superiori ai nostri, sono molto più abili nel vendere i loro prodotti... storia vecchia, e purtroppo sempre attuale. Ma davvero questi otto film denotano una produzione qualitativamente migliore di quella italiana?

Cambiamo stato. Andiamo in Spagna. Ecco i film che si sono contesi gli ultimi Premi Goya:

TRUMAN  (di Cesc Gay)
A CAMBIO DE NADA  (di Daniel Guzman)
LA NOVIA  (di Paula Ortiz)
NADIE QUERIE LA NOCHE  (di Isabel Coixet)
PERFECT DAY  (di Fernando Leòn de Aranoa)

"The Lobster" di Yorgos Lanthimos
Idem come sopra, direi. E ora arriviamo alla Gran Bretagna, che agli ultimi BAFTA proponeva i seguenti "piatti" :

BROOKLYN  (di John Crowley)
45 ANNI  (di Andrew Haigh)
AMY  (di Asif Kapadia)
THE DANISH GIRL  (di Tom Hooper)
EX MACHINA  (di Alex Garland)
THE LOBSTER  (di Yorgos Lanthimos)

Beh sì, qui devo ammettere che le mie certezze vacillano... ma nemmeno troppo. C'è infatti quello che per me è, attualmente, il film più bello della stagione, ovvero The Lobster di Yorgos Lanthimos. Ma Lanthimos è un regista greco che, per stile e modo di esprimersi, con il cinema britannico c'entra davvero poco (a dispetto delle location irlandesi e il cast internazionale). Mentre pellicole come Brooklyn, Ex Machina e The Danish Girl sono più "hollywwodiane" che inglesi, e non solo per i capitali investiti. Quanto al documentario su Amy Winehouse di Kapadia, pur bello e toccante, in tutta sincerità non lo preferirei mai al nostro Fuocoammare (di cui parlerò presto...)

E adesso a voi la parola: siete davvero (ancora) così persuasi che l'erba del vicino sia sempre la più verde?

6 commenti:

  1. Anche secondo me è stata un'annata notevole.
    Decisamente no, l'erba del vicino è spesso "meno" verde. Solo che l'abitudine italica di autoflagellarci o (a livello più alto) di snobbare e liquidare il nostro cinema con la puzza sotto il naso è un vizietto antico.
    Secondo me stiamo messi peggio con la musica. In Spagna avranno il Barcellona, ma a registi stiamo ancora messi molto meglio.

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    1. Sulla musica non sono molto ferrato... riguardo il cinema, però, sono assolutamente d'accordo: la differenza tra noi e gli "altri", in Europa, sta "solo" negli investimenti in cultura. Mica poco, mi dirai! Vero, ma questo post era più che altro per evidenziare una vitalità e una qualità artistica che (per fortuna!) sono ancora notevoli. A dispetto di tutto il male che ci facciamo...

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  2. Dici di non essere particolarmente "nazionalista" ma questo articolo è decisamente schierato! E' stata indubbiamente un'ottima annata per il cinema italiano, ma da qui a paragonarlo al cinema francese secondo me passano anni luce. Opinione mia, eh!

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    1. Opinione tua, appunto, che rispetto come qualunque altra. Ma che non mi trova d'accordo: il cinema francese, come detto, gode di investimenti e attenzione da parte del governo che qui in Italia ci sognamo... ma non mi pare davvero che in quanto a creatività, tecnica e stile siamo inferiori a loro. E questo articolo, permettimi, non mi pare "schierato" ma realista: non ho detto che siamo i migliori, e nemmeno che il nostro cinema non ha problemi (sarebbe idiota non ammetterlo) ma a livello qualitativo non dobbiamo subire nessun complesso di inferiorità verso nessuno.

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  3. Il cinema è bello tutto, aldilà dei confini di appartenenza. Se però è anche italiano magari è un po' più bello! ;D
    Tanti cari auguri di Buona Pasqua.
    Mauro

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    1. Sintesi perfetta, Mauro! :)
      Buona Pasqua anche a te, anche se ormai è quasi finita...

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