sabato 24 settembre 2016

FRANTZ

(id.)
di François Ozon (Francia/Germania 2016)
con Pierre Niney, Paula Beer, Anton Von Lucke
durata: 113 minuti


Germania, 1919. La giovane vedova Anna si reca ogni mattina al cimitero per deporre fiori freschi sulla tomba dell'amato Frantz, caduto in guerra sul fronte francese. Un giorno, con grande sorpresa, incontra un ragazzo di nome Adrien, giunto apposta da Parigi per rendere omaggio, dice lui, allo stesso Frantz, amico e compagno d'università durante il soggiorno nella capitale transalpina. Il rapporto tra Anna e Adrien si farà via via sempre più stretto, nonostante l'ostilità iniziale dei genitori del defunto che vedono nell' "invasore" francese il riaprirsi di ferite dolorose...

Il "solito" Ozon, verrebbe da dire. Ma stavolta nell'accezione più positiva del termine: indubbiamente ruffiano e manierista, ma anche impeccabile nella messinscena e nella direzione degli attori, tutti davvero bravissimi. Frantz è un film di gran classe, che racconta una storia apparentemente semplice attraverso una sceneggiatura fatta di quadri in movimento che avvolge (e coinvolge) fin da subito lo spettatore, stregato di un bianco e nero "sporcato" ad arte che si colora nei momenti emotivamente più intensi, a simboleggiare la felicità, il trasporto, la gioia di due vite che di lì a poco saranno spezzate dalla guerra.

Attenzione, però. Questa è solo la facciata "buona" del film, che in realtà è molto più complesso di quello che appare: mentre le immagini scorrono veniamo infatti a sapere che il rapporto tra Frantz e Adrien era ben diverso da quello raccontato da quest'ultimo, che Anna (invaghitasi ben presto del misterioso ragazzo francese) nasconderà parecchie cose della sua nuova relazione ai genitori del suo sposo (per difenderli e proteggerli, ma anche per difendere se stessa da un presente difficile da accettare), e che, infine, anche nell'Europa degli anni '20 (dove malgrado "i bambini francesi imparassero il tedesco e i bambini tedeschi imparassero il francese") le tensioni sociali, economiche, etniche e religiose non erano per niente diverse da quelle di oggi. Impossibile, quindi, non leggere in questo film riferimenti più che evidenti alla situazione politica attuale: come dire che, purtroppo, gli uomini non imparano davvero mai dagli errori commessi in passato.

Ispirato all'omonima piéce teatrale di Maurice Rostand, già portata al cinema nel 1931 da Ernst Lubitsch (col titolo Broken Lullaby), Frantz è un melodramma dalla struttura (volutamente) classica eppure al tempo stesso spiazzante e ingannatorio verso chi guarda, quasi a voler simboleggiare, appunto, l'isteria e la diffidenza dei nostri tempi. E' una specie di "trattato" sulla menzogna, sulla necessità (giusta o sbagliata che sia) di raccontare bugie per tacere verità scomode o per mettere la parola fine a certe ferite laceranti (come quelle di guerra) che probabilmente mai si rimarginerebbero...

Un plauso, come detto, a tutti gli attori protagonisti, con menzione speciale alla giovane e intensa Paula Beer (Premio Mastroianni a Venezia come miglior attrice emergente, ma per molti una Coppa Volpi mancata), perfetta nell'interpretare una donna coraggiosa e dignitosa in un'epoca dove l'emancipazione femminile era ancora ben lungi dall'essere accettata. Segnatevi il suo nome, ne risentiremo parlare.

6 commenti:

  1. Non ci credo! Se questo film è riuscito a rimuoverti il tuo atavico pregiudizio verso il cinema francese dev'essere proprio bello! Non mi resta che andarlo a vedere :D

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    1. Sì, ti garantisco che è bello e che merita la visione. Il pregiudizio, lo sai, fa parte di me... però mi "arrogo" il merito di riuscire a rimuoverlo! :)

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  2. Mi ispira molto. Distribuzione permettendo...

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    1. E' uscito in una settantina di sale, neanche male per un film del genere. Ti consiglio di cercarlo, penso che ti piacerebbe.

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  3. Ozon non sono mai riuscito a inquadrarlo. Troppo altalenante e disambiguo, anche se gli do atto di aver fatto un semi-capolavoro come "Nella casa"...
    Di questo ignoravo del tutto l'esistenza.

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    1. E' stato uno dei film più apprezzati a Venezia, in molti pronosticavano qualche premio importante. Invece è rimasto a mani vuote (a parte il premio, meritatissimo, alla Beer come attrice emergente). Ad ogni modo Ozon è coerente con se stesso: regista molto "eclettico" come temi ma riconoscibilissimo come stile...

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