sabato 10 giugno 2017

SETTE MINUTI DOPO LA MEZZANOTTE

(A monster calls)
regia: Juan Antonio Bayona (Usa/Spagna, 2017)
cast: Lewis MacDougall, Felicity Jones, Sigourney Weaver, Liam Neeson (voce)
sceneggiatura: Patrick Ness
fotografia: Oscar Faura
scenografia: Eugenio Caballero
montaggio: Jaume Martì, Bernat Vilaplana
musica: Fernando Velazquez
durata: 108 minuti
giudizio: 

trama:  Il dodicenne Connor, bullizzato a scuola e represso da una nonna severa e anaffettiva, deve affrontare il dramma della madre malata terminale di cancro. Il suo unico sollievo sarà l'incontro con una creatura mostruosa (ma saggia) che si materializza ogni sera sette minuti dopo la mezzanotte... 


dico la mia:  Il bimbo, il mostro, la mamma malata (o altro trauma). E' dai tempi de La storia infinita di Wolfgang Pedersen (1984) che il cinema per l'infanzia immagina mondi paralleli (e alternativi) per sfuggire a un presente difficile. Di recente ci aveva già pensato Guillermo del Toro, con lo splendido Il labirinto del fauno, a portare questo genere a livelli di assoluta eccellenza... dico questo perchè è chiaro che un film come Sette minuti dopo la mezzanotte parte già da una posizione difficile, ovvero quella di provare a scrivere qualcosa di diverso a un canovaccio ormai già ampiamente sperimentato.

Invece no. Il nuovo film di Juan Antonio Bayona (tornato a battere strade a lui più congeniali dopo il poco riuscito The impossible, del 2012) non aggiunge niente di nuovo alla filmografia sul tema: la storia del piccolo Connor, che di notte vede l'albero di fronte a casa sua trasformarsi in un gigante buono che gli dà la forza per superare il dolore della malattia della mamma, è quanto di più stravisto possibile, tanto che mai una volta si ha la sensazione di trovarci di fronte a una favola (come dovrebbe essere!) bensì a un qualcosa di assolutamente "normale" e poco fantastico, privo di qualsiasi tipo di sorpresa. Un difetto grave per un film che, invece, dovrebbe far leva proprio sull'aspetto "magico" e fiabesco della storia, stimolare l'immaginazione dei piccoli, condurli per mano sullo strapiombo che divide il bene dal male, come prova a fare il mostro alberato che è il vero protagonista della storia (e che nella versione originale ha la voce di Liam Neeson).


Invece la pellicola di Bayona si trasforma ben presto in una pesantissima allegoria sul dolore e la sofferenza, quasi un film sull'elaborazione del lutto e l'ineluttabilità della morte. Il problema è che la commozione viene subito sopraffatta da un impianto eccessivamente lugubre, oltre che stereotipato, che cancella ogni tipo di coinvolgimento. Più che a una storia per ragazzi sembra di rivedere Amour di Michael Haneke, altro esempio di come l'eccessiva pesantezza dell'impianto di fondo del film finisca per creare più assuefazione che emotività.

Tratto dall'omonimo romanzo di Patrick Ness (anche sceneggiatore), Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo di formazione dai tratti cupi e dolorosi, onesto nelle intenzioni ma prevedibile e poco empatico nella realizzazione. Vorrebbe essere una fiaba dark sulla crescita e sulle difficoltà della vita, ma finisce per diventare uno sbiadito pamphlet sulla sofferenza e sul dolore, impersonato da un piccolo protagonista che viene colpito da tutte le sfighe possibili... peccato, perchè anche se, come detto, non c'è niente da eccepire sulla bontà dell'operazione, Ness e Bayona non riescono mai a trovare i giusti equilibri in un'opera che non riesce ad elevarsi da una scontata morale di fondo.

8 commenti:

  1. Io ho pianto, davvero tanto, con questo mostro.
    Sarà che la storia mi ha colpito, in fondo di anni da La storia infinita ne sono passati parecchi, Il labirinto del fauno parlava anche di altro, di guerra e di fuga, qui si affronta una malattia quanto mai contemporanea con un taglio nuovo, diverso, mettendosi nei panni di chi la malattia la subisce, e non la sa accettare.
    Ho trovato profonde le storie del mostro, amarissimo e reale il finale, sarà che ci sono passata, più di una volta, ma dire che è giusto arrabbiarsi, che è giusto sognare quella fine senza sensi di colpa, è un qualcosa che è importante sentire.

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    1. Da questo punto di vista, massimo rispetto. Voglio essere chiaro: quello che non mi è piaciuto del film non sono i contenuti bensì il modo in cui sono stati rappresentati. Quello che scrivi è perfettamente condivisibile: non è facile per nessuno accettare una malattia incurabile, menchè meno per un bambino. E non è una colpa, affatto, sognare la liberazione dal dolore.
      Un dolore che però, a mio giudizio, in questo film è soltanto opprimente e mai liberatorio, oltre che scontatissimo. Una pesantezza che allontana l'empatia. E' solo questo ciò che gli contesto.

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  2. Anch'io sono rimasto molto colpito.
    Bayona non mi è mai piaciuto, ma in questo caso, tutto mi è parso al posto giusto.
    Per me, film bellissimo.

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    1. Forse sono io che ho problemi con questo tipo di sceneggiature che, ovviamente, suscitano sensazioni molto personali. Del resto avevo avuto lo stesso problema con "Amour " di Haneke, da molti considerato capolavoro. Rispetto quindi ogni opinione, ci mancherebbe!

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  3. Un film capace di emozionare e far pensare.
    T.L.

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    1. Commenti unanimi, tutti. E non crediate che questo non mi faccia pensare... solo gli stupidi non cambiano mai idea. Forse dipende anche dal momento, dalle situazioni. Un giorno lo rivedrò questo film, e magari cambierò idea

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  4. solo due stelle? Noooo, merita di più merita molto di più fidati, forse ne parlo oggi ;)

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