sabato 20 novembre 2021

THE FRENCH DISPATCH



titolo originale: THE FRENCH DISPATCH OF THE LIBERTY, KANSAS EVENING SUN (USA, 2021)
regia: WES ANDERSON
sceneggiatura: WES ANDERSON
cast: BILL MURRAY, TILDA SWINTON, OWEN WILSON, BENICIO DEL TORO, ADRIEN BRODY, FRANCES McDORMAND, TIMOTHEE CHALAMET, JEFFREY WRIGHT, LEA SEYDOUX, LYNA KHOUDRY, MATHIEU AMALRIC, CHRISTOPH WALTZ
durata: 108 minuti
giudizio: 



In seguito alla morte del suo direttore, una rivista americana di stanza in Francia ("The French Dispatch", appunto) sospende immediatamente le pubblicazioni in omaggio alle ultime volontà del defunto, non prima però di mandare in stampa un ultimo numero, quello di addio, in cui verranno ripubblicati tre esemplari articoli del passato scelti appositamente dalla redazione, più un necrologio "ad hoc..." 



Chi si loda s'imbroda, dice il proverbio. E stavolta c'è cascato anche un bravo cineasta come Wes Anderson, autore molto amato dalla critica (e dal sottoscritto), amatissimo dal (suo) pubblico, necessariamente cinefilo, e pochissimo, purtroppo, dalle giurie internazionali, che in un quarto di secolo di carriera gli hanno "concesso" appena un misero Golden Globe (nel 2015, per Grand Budapest Hotel) e un paio di Orsi d'argento a Berlino (uno sempre per Grand Budapest Hotel e uno, due anni fa, per lo splendido L'isola dei cani). Chissà quindi se il regista texano (ma ormai francese d'adozione), forse stufo di essere così poco considerato, dato che per partecipare all'ultimo Festival di Cannes ha addirittura fatto slittare di un anno l'uscita di questo film per poi restare ancora una volta a mani vuote, si sia voluto auto-incensare proprio con The French Dispatch, pellicola autoreferenzialissima e snob, fin troppo "perfetta" nella messinscena ma gelida nei sentimenti, che dà la sensazione di essere stata realizzata solo per puro piacere personale, quasi come una ripicca nei confronti dell'establishment...  

E' una delusione, The French Dispatch. Ed è inutile nasconderlo. Perchè sarà anche vero che questo film racchiude un po' tutto l' Anderson-pensiero, ma è altrettanto vero che per essere il film "definitivo" di un regista ancora appena cinquantenne, non dà mai la sensazione di essere un'opera pensata e realizzata con amore e coinvolgimento, bensì di un asettico (ma formalmente impeccabile) esercizio di stile.

The French Dispatch
è il nome di un'immaginario supplemento francese di un'altrettanto immaginaria rivista americana, la cui redazione è ubicata fisicamente in un'immaginaria città transalpina di nome Ennui-sur-Blasè: il modello, per stessa ammissione del regista, è quello del celebre New Yorker (che avevamo già incontrato ne I Tenenbaum), mentre non occorre spremersi troppo le meningi per capire che Ennui-sur-Blasè non è altro che la Parigi dei bei tempi andati, quelli che vengono richiamati dalle tre storie (più un prologo) che si dipanano nel film: un pittore matto (Benicio del Toro) viene notato da un subdolo mercante d'arte (Adrien Brody) e diventa famoso ritraendo nuda la sua infermiera (Léa Seydoux). Un'attempata giornalista d'assalto (Frances McDormand) stringe una relazione con un giovane militante di sinistra (Timothée Chalamet) che la coinvolgerà nei moti studenteschi. Uno scrittore nero (Jeffrey Wright) è in Francia per intervistare un importante chef ma finisce per essere coinvolto in un torbido intrigo criminale. Si tratta di tre vecchi articoli del glorioso passato del giornale, riportati in vita per volere testamentario del suo ultimo, eccentrico direttore (Bill Murray).

Ora, i fan più accaniti di Anderson potranno anche mettersi a giocare ricercando le miriadi di citazioni cinefile, storiche e artistiche di The French Dispatch, e magari anche divertirsi a riconoscere gli innumerevoli camei di tante star del cinema prestate alla causa, molte delle quali sprecatissime (da Christoph Waltz a Willem Dafoe, da Owen Wilson a Edward Norton, da Tilda Swinton a Saoirse Ronan...) fattostà che dopo un poco (molto poco) il giochino comincia a stancare e il film diventa faticosissimo da seguire, proprio perchè aldilà del citazionismo spicciolo rimane davvero ben poco: i tre frammenti di trama non coinvolgono mai lo spettatore, non si capisce bene quale sia lo scopo del film (una critica della "rivoluzione" sessantottina? l'ennesima, malinconica ricostruzione di un tempo che fu?), ma soprattutto tutto il film è pervaso da un antipatico, intellettualoide snobismo di fondo che ci fa (s)cadere Wes Anderson come autore "simpatico" ed empatico verso chi guarda...

La sensazione è che Anderson voglia mascherare sotto un maniacale formalismo estetico un film poco ispirato e ancor meno originale (può succedere), restando però prigioniero del suo mondo e del suo stile. Un manierismo di fondo che fa bene agli occhi ma non al cuore, e che finisce col far nascere forti dubbi sulla genuinità di un'opera contorta, confusa, inutilmente prolissa, un pò come quelle squadre di calcio (guardacaso parigine...) piene di grandi campioni ma del tutto prive di anima e mordente. E le squadre si fanno con la passione, il sudore e l'amore per la maglia, non (soltanto) con le figurine.

14 commenti:

  1. Mi sento meno solo. Ti confesso che ho fatto fatica a non addormentarmi perché la storia non mi coinvolgeva per niente. Eppure a leggere le recensioni dei giornali questo film è piaciuto quasi a tutti: si vede che Anderson gode di buon credito.
    Io comunque sono d'accordissimo con te!
    Buona domenica
    Mauro

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    1. Anderson è amatissimo dalla critica, molto meno dall'industria. È così da sempre. Ed è anche molto amato dai cinefili, me compreso. Questo però non vuol dire che non lo si debba criticare se un suo film non ci piace, come (per me) in questo caso. Il buon Wes rimane comunque un Autore di tutto rispetto ci mancherebbe.

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  2. Io l'ho trovato adorabile, e pure intelligente!! :D

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    1. Non avevo dubbi, conoscendoti :)
      Scherzi a parte, rispetto ovviamente ogni opinione ma non sono d'accordo: di certo è un film intelligente... direi "troppo", l'ho trovato davvero troppo cerebrale. Un bell'esercizio di stile, ma "adorabile" davvero no.

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  3. E' un film molto più cerebrale e adulto rispetto all'Isola dei Cani e forse anche a tutti i film precedenti, segno di una crescita umana e professionale da parte di Wes Anderson. Io non l'ho trovato assolutamente noioso, anzi, l'ho trovato originalissimo e divertente: è stato uno spasso provare a riconoscere tutti i personaggi e tutte le citazioni, spesso anche in piccoli camei. Non concordo assolutamente con te stavolta: questo per me è cinema allo stato puro!

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    1. Il cinema non è solo stile, è anche emozione, empatia coinvolgimento. Non so se "The French Dispatch" sia davvero originalissimo, ma non importa, il fatto è che l'ho trovato freddo come il ghiaccio. A me non è parso davvero un passo avanti nella carriera di Anderson, anzi... l'ho trovato manieristico e autoreferenziale, assolutamente inconcludente. Il giochino delle citazioni potrà andar bene per i fan più accaniti, ma certo non è un valore aggiunto per giudicare una pellicola.

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  4. A me pare che Anderson più passa il tempo più diventi prigioniero del suo stile: succede quando le idee arrancano e allora ci si rifugia nel leziosismo. Per carità il film è più che godibile ma di certo non all'altrezza degli anni migliori.

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  5. Mannaggia! Tanto atteso per nulla. Così lo guarderó già prevenuto, ma se la pensi così avrai le tue buone e sacrosante ragioni. Spero che sia una di quelle volte in cui non condivido il tuo pensiero.

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    1. Me lo auguro anch'io, perchè come dico sempre è bene che chiunque si faccia una propria idea del film senza farsi influenzare da altri o, peggio ancora, eviti di vedere un film perchè io ne ho parlato male... perciò vai a vederlo liberamente e poi, se vuoi, fammi sapere!
      Buona visione!

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  6. Qui invece sono assolutamente d'accordo con te: questo (e non quello di Almodovar) è un film freddo e trattenuto, girato con mestiere e ripetitivo. Una noia colossale dovuta al formalismo estremo di un film che pare costruito con un algoritmo del comuter tanto è freddo e informale. Delusione.

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  7. Si anch/io l'ho trovato piuttosto freddo, senza mordente, in poche parole Du palle!!!

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    1. Sì, in effetti l'ho trovato pesante, in certe parti anche noioso. E, da "Andersoniano" quale sono sempre stato, la delusione è ancora maggiore...

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