martedì 16 novembre 2021

ULTIMA NOTTE A SOHO

 
titolo originale: LAST NIGHT IN SOHO (USA, 2021)
regia: EDGAR WRIGHT
sceneggiatura: EDGAR WRIGHT, KRYSTY WILSON-CAIRNS
cast: THOMASIN McKENZIE, ANYA TAYLOR-JOY, MATT SMITH, DIANA RIGG, MICHAEL AYAO, TERENCE STAMP 
durata: 116 minuti
giudizio: 



La giovane Ellie corona il sogno di trasferirsi a Londra per diventare stilista di moda, restando incantata da una metropoli seducente e tentacolare. Il suo percorso le farà scoprire la tragica storia di Sandy, una cantante coetanea morta cinquant'anni prima in circostanze oscure. Tra le due ragazze (e le due epoche) si stabilirà una strana interconnessione...



E' un film esteticamente adorabile Ultima notte a Soho, non c'è niente da fare. E' infatti impossibile "voler male" a una pellicola così clamorosamente ruffiana (lo dico nel senso più bonario del termine), capace di farsi apprezzare anche ben oltre i suoi meriti effettivi: all'ultima Mostra di Venezia è passata fuori concorso (chissà poi perchè, dal momento che nella sezione principale c'era un'altro film, Mona Lisa and the blood moon della Amirpour, molto simile a questo come stile e genere ma molto meno accattivante come resa...), fattosta che tutti usavano guardacaso lo stesso aggettivo, ovvero "carino", per descrivere quest'ultimo lavoro di Edgar Wright, tornato finalmente sul grande schermo a quattro anni da Baby Driver. E, per quanto frivolo e banale possa sembrare, "carino" è davvero il commento più adatto per questo film, che fa perlappunto dell'estetica e della capacità di ammaliare il pubblico le sue armi vincenti.

L'assunto del film, nemmeno troppo originale, è quello del doppio: due storie (apparentemente) parallele che, grazie alla magìa del grande schermo e alla scrittura dello stesso Wright (insieme a Kristy Wilson-Cairns) si incrociano tra loro fino a legare in maniera indissolubile le due protagoniste. La prima che vediamo comparire è la giovane aspirante stilista Ellie Turner (Thomasin McKenzie), che corona il suo sogno di trasferirsi a Londra per disegnare abiti. Dopo un impatto un po' traumatico con le sgallettate compagne di corso, Ellie trova rifugio in un piccolo appartamento di Soho che, potenza della Settima Arte, ha il misterioso potere di riportarla indietro ogni notte ai favolosi anni '60, quelli della Swinging London, l'epoca dei suoi sogni, dove incontrerà la sua alter ego, l'elegante e magnetica Sandy (un'elegante e magnetica Anya Taylor-Joy), cantante di nightclub con cui Ellie si identificherà immediatamente...

La prima parte di Ultima notte a Soho ricorda parecchio Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen (che a sua volta aveva evidenti assonanze con Aurora di Murnau, capolavoro degli anni '20): un'ingenua ragazza di periferia si trasferisce nella metropoli e resta affascinata da una città tentacolare e suadente come Londra (del resto, chi non ne resterebbe affascinato?), fino a rimanerne incastrata. Non è tutt'oro ciò che luccica, sembra dirci Wright, e non esiste un'epoca più bella di un'altra... sono i nostri ricordi e la nostra percezione a connotarne ricordi più o meno magici. Ellie comincia a perdere le sue certezze quando scopre l'infelicità di Sandy, innamorata perdutamente di un uomo arrogante e violento (Matt Smith) che le svela il ventre oscuro e squallido di una Soho ben diversa da come se l'era immaginata. E' interessante osservare in questo incipit la trasformazione di Ellie, perchè Thomasin McKenzie è davvero brava a far evolvere il suo personaggio: mentre Ellie passa sempre più tempo a rivisitare gli eventi nel mondo di Sandy, i confini tra le due donne e le due epoche si fanno sempre più labili.

E' impressionante il talento estetico con cui Edgar Wright riesce trasportarci negli anni '60, combinando una sontuosa confezione scenica fatta di caleidoscopici colori al neon a un'eccellente colonna sonora piena di sentimento (che mette insieme Petula Clark, John Barry, The Who, Sandy Shaw, Dusty Springfield...), oltre che a scene irresistibilmente travolgenti: Anya Taylor-Joy che canta (con la sua voce!) la struggente "Downtown", oppure la sequenza in cui le due ragazze insieme a Matt Smith si alternano in un ballo sensualissimo in un locale grigio e fumoso, non possono (giustamente, eh!) non arrivare al cuore dello spettatore. Del resto l'occhio vuole sempre la sua parte, no?

Ma, proprio come l'ingannevole e torbida Londra di sessant'anni fa, anche il film di Wright diventa subdolo e un po' traballante man mano che procede verso la fine: esattamente come la sua confezione, in Ultima notte a Soho tutto rimane in superficie, senza mai affondare, senza mai trovare il coraggio di affrontare di petto temi importanti come la misoginia (non si capisce bene se il film voglia essere un esplicito omaggio al #metoo, oppure tema di restarne imprigionato), oltre che la salute mentale, il rispetto per gli altri e per se stessi. E così dopo una prima parte oggettivamente affascinante la pellicola arranca verso un finale horror decisamente strampalato e poco credibile, dove molte cose non tornano (a cominciare dal telefonatissimo colpo di scena che vede protagonista il redivivo Terence Stamp, confinato in un ruolo ridicolo che non rende omaggio alla sua bravura), trasformandosi in uno slasher-movie poco convinto e piuttosto banale, totalmente disconnesso da quanto si era visto fino allora.

Ma tant'è... a un film così "carino" (e daje!) il pubblico e anche il recensore non può che perdonare (quasi) tutto: Ultima notte a Soho non passerà agli annali del cinema ma piacerà tanto, davvero tanto, a chi ama le storie d'amore tormentate, il fascino del vintage, la buona musica, un'estetica di indubbio gusto. Tutti ingredienti ben mixati che contribuiscono al piacere della visione. Purchè sia al cinema, naturalmente, se possibile di notte e in una sala dotata di buon audio.

8 commenti:

  1. Comprensibile l’accusa di bonaria ruffianeria, qualche caduta di stile è presente nella trama, però ho trovato il tutto così coerente con il Giallo all’italiana (Bava e Argento non sono certo ricordati per la solidità delle loro trame) e girato così bene che come dici tu, per una volta possiamo alzare le mani dal manubrio per applaudire. Inoltre trovo che sia bello, in quest’epoca in cui il pubblico si avvolge nella coperta di Linus della malinconia, un film che tratta così bene il passato, ma ci dice che no, non si stava meglio quando si stava peggio ;-) Cheers

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    1. Tutto giusto, Cassidy! Ho poco da aggiungere, in effetti... diciamo che io, da poco amante del genere (se di genere si può parlare) ho forse sentito meno l'afflato "romantico" della storia e (forse) mi sono concentrato più sui difetti, ma in fondo la penso esattamente come te :)

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  2. Io sono uno di quelli a cui il film e' piaciuto parecchio. Concordo con tutte le critiche e non restera' nella storia del cinema ma ti fa passare due ore omaggiando i film di genere, Bava, Fulci e co oltre che Diana Rigg che per quelli come me che hanno una certa eta' che fosse Agente Speciale o Al Servizio Segreto di Sua Maesta... Tonk!. Poi ce spazio per la nostalgia canaglia ma anche per Siouxie and the banshees e alcuni uomini nel film che non si ricordano nemmeno il nome della donna con cui escono...a me hanno fatto vergognare di come possiamo essere... Insomma... per me e' il film dell anno (ma io sono di parte perche a me Wright piace molto). Con affetto a tutte e tutti che siete la mia "compagnia" prima e dopo la visione di un film. Decio

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    1. Ciao Decio! Che piacere il tuo commento! Come ho risposto sopra a Cassidy sono io che faccio mea culpa e ammetto di aver un po' snobbato questo film a causa della mia scarsa propensione al genere, ma nel complesso le tue argomentazioni mi trovano assolutamente d'accordo. Grazie mille per avermi scritto e per seguire questo piccolo blog... saperti tra i miei lettori mi dà una bella soddisfazione!

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  3. Io l'ho trovato delizioso, tenero, emozionante, femminista (soprattutto femminista!), insomma l'ho adorato!! :D

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    1. È un film che alle donne è piaciuto davvero tanto, e lo capisco. E indubbiamente la questione #metoo non è indifferente riguardo il giudizio, anzi. Ma va benissimo così.

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  4. Film imperfetto ma vitalissimo e fascinoso come pochi. Pieno di citazioni e rimandi cinefili. Io lo considero un atto d'amore verso il cinema tipico di un regista già cult come Edgar Wright, che personalmente ho sempre apprezzato.
    F.

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    1. Confesso (lo ammetto candidamente) di seguire poco Edgar Wright, e sono rimasto quindi sorpreso dalla notevole quantità di estimatori di questo regista che (forse) ho (avevo) ingiustamente sottovalutato. Vedrò di recuperare.

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