sabato 26 novembre 2022

DIABOLIK, GINKO ALL' ATTACCO


titolo originale: DIABOLIK - GINKO ALL'ATTACCO (ITALIA, 2022)
regia: MANETTI BROS.
sceneggiatura: MICHELANGELO LA NEVE, MANETTI BROS.
cast: GIACOMO GIANNIOTTI, VALERIO MASTANDREA, MIRIAM LEONE, MONICA BELLUCCI, PIERGIORGIO BELLOCCHIO, ALESSIO LAPICE, LINDA CARIDI, ANDREA RONCATO
durata: 111 minuti
giudizio: 



Diabolik e la sua amante Eva Kant mettono a segno il loro ennesimo, incredibile colpo rubando una preziosa corona dal valore inestimabile, senza sapere però che si tratta di una trappola ordita dall'irriducibile Ispettore Ginko per coglierli con le mani nel sacco...   




Non eravamo stati in molti ad aver apprezzato il primo Diabolik, e il sottoscritto era felice di far parte di quella ristretta minoranza: una minoranza elitaria, dai capelli grigi, che aveva saputo riconoscere il deferente omaggio dei Manetti Bros. a un fumetto storico, protagonista del suo tempo. Di quel primo capitolo ci era piaciuta la scelta dei due registi di non stravolgere il personaggio, di non essere caduti nella tentazione di portare sullo schermo un Diabolik "moderno", magari opprimendolo con scene d' azione ed effetti speciali a iosa, bensì di cristallizzarlo nella sua epoca al fine di restituirgli il fascino delle pagine cartacee, scandendo le sue avventure con un ritmo pacato e la staticità tipica degli albi a fumetti.

C'è però una certa differenza tra omaggiare e ricopiare, così come tra ispirarsi e riprodurre filologicamente un fumetto. Il secondo Diabolik (che, è bene precisarlo, non è un sequel del primo, così come non lo sarà il prossimo film) si limita infatti a ricalcare in maniera pedissequa la trama e perfino le battute di un albo datato (per la precisione il numero 16 del 1971) senza che stavolta i Manetti e la troupe non abbiano fatto nemmeno lo sforzo di chiedersi se un soggetto del genere potesse andare bene anche per il pubblico contemporaneo, cinefilo o meno. E' per questo che il secondo Diabolik delude enormemente le premesse: perchè, appunto, non regala allo spettatore null'altro che una storia stravista e tremendamente scontata, interpretata (male) da attori palesemente fuori parte, che recitano battute forzate e didascaliche, vuote, non sorrette da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e lascia intuire fin da subito il telefonatissimo "colpo di scena" sulla quale si regge.

Come può infatti la super ricercata Eva Kant bere tranquillamente un tè in un locale del centro, senza cammuffarsi, con la polizia di mezzo mondo alle calcagna? E come può il ladro Diabolik scalare con una corda, da solo, all'esterno, la parete liscia di un museo famoso senza essere visto e sentito da nessuno? E ancora: come è possibile che i poliziotti locali, ormai a un passo dalla cattura del criminale più inafferrabile di sempre, dormano o giochino a carte durante la sorveglianza del covo appena scoperto? Sono brutte cadute di stile che nel primo film non c'erano e che fanno crollare oltremisura il gradimento di una pellicola nata già stanca, di cui forse (anzi, tolgo il forse) non c'era affatto bisogno. Perchè se fai un omaggio, nel senso letterale della parola, devi comunque metterci qualcosa di tuo, devi essere in grado di mantenere lo spirito del fumetto cercando però di non riprodurre il fumetto con lo stampino, realizzando null'altro che una (brutta) copia conforme.

Non solo, a differenza del primo capitolo, stavolta è anche la parte tecnica ad essere decisamente squilibrata. Possiamo salvarne la ricostruzione storica e la cura dei dettagli, ma davvero poco altro: certo non è salvabile l'incipit, che scimmiotta maldestramente i titoli di testa alla James Bond per nascondere un clamoroso "marchettone" a Diodato (che, non contento di cantare "soltanto" la sua canzone scritta apposta per il film, addirittura confeziona un lungo videoclip - totalmente avulso dal contesto - che occupa tutta la prima scena). Per non parlare poi del montaggio elementare, maldestro, che fa sembrare il film quasi una raccolta di sketch appiccicati insieme con il nastro adesivo, come se fosse un film a episodi: non c'è una sola scena legata alla successiva, sembra che ogni scena sia stata girata da un regista diverso tanto il risultato finale è disomogeneo... da lasciare davvero increduli per tanto pressappochismo.

Infine, non proprio dulcis in fundo, ci sono gli attori: non è certo un caso che questo secondo episodio porti il sottotitolo Ginko all'attacco, dal momento che il legnoso Ispettore interpretato da Valerio Mastandrea è il vero protagonista del film, al quale viene riservato molto più spazio anche rispetto a Diabolik stesso, che infatti si vede pochissimo. Il motivo, ahimè, lo si capisce vedendo il film: mentre Mastandrea, seppur ingabbiato in un ruolo forzatamente "statico", comunque se la cava con mestiere, il "nuovo" Diabolik è semplicemente disastroso... non ce ne voglia tale Giacomo Gianniotti, che ammetto candidamente di non avere mai sentito nominare prima d'ora (mi dicono sia stato uno dei protagonisti di Grey's Anatomy... miei cojoni, come dicono a Roma) ma la sua - chiamiamola - recitazione è semplicemente imbarazzante: voce da automa, movenze da playmobil, mascella protesa alla Big Jim, ogni sua apparizione scade nel ridicolo involontario. Più di una volta durante la visione mi sono chiesto "ma parla davvero così??" mi è stato risposto di sì... no comment.

Non che il resto del cast sia tanto meglio, intendiamoci: l'accento russo (sic!) di Monica Bellucci è già uno scult leggendario (mi tornano in mente le strisce di Stefano Disegni...), per non parlare della bella, bellissima Miriam Leone, che dopo la presenza quasi muta del primo capitolo qui ha (purtroppo) molta più libertà di parola, e i risultati (tremendi) si vedono. Ma sempre nulla in confronto al memorabile cameo di Andrea Roncato, in confronto al quale ogni altro omaggio al trash è superfluo: vedere per credere. Anzi, da non credere che una produzione come questa sia destinata al mercato internazionale, dove la periferia di Clerville è rappresentata da un bar anni '70 con le tendine di nylon, la sala biliardo e i telefoni a gettone. Meglio stendere un velo pietoso. Meglio davvero.
    

8 commenti:

  1. Eh beh io nemmeno il primo capitolo avevo apprezzato. Ma guarderò anche questo perché il trash mi affascina 😜

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    1. Ah, beh... se cerchi il trash qui troverai pane e companatico! 😂

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  2. Io forse sono di bocca buona ma non l'ho trovato così scadente, in fin dei conti è un film tratto da un fumetto che vuole assomigliare a un fumetto. La recitazione credo sia volutamente semplificata. Io ho apprezzato molto la confezione e la ricostruzione degli anni 70
    Ma è solo il commento di un appassionato
    Buonanotte!
    Mauro

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    1. La confezione in effetti è l'unica cosa che si salva di questo secondo film, ma non basta (secondo me) a salvarlo dallo sfacelo. La recitazione è sì volutamente semplificata, ma credo più per venire incontro alle capacità degli attori che per effettivo omaggio al fumetto... :)
      Comunque, sarcasmo a parte, l'ho trovato davvero una grossa delusione, specie se raffrontato al primo capitolo

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  3. Tanto mi era piaciuto il primo, tanto ho trovato orripilante questo!!!

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  4. Stefano Disegni è tornato spesso e volentieri in mente anche a me, guardando la Bracchetta in azione. E quel "meraviglioso" bar in cui entrano le ballerine mi ha fatta capottare talmente dalle risate che per un attimo ho avuto il dubbio di uscire per non disturbare la visione del resto del pubblico... almeno finché mi sono accorta che ridevamo tutti. Gesù, che Scult!

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    1. Tremendo... la scena con Roncato è lo scult del secolo! 😂😂

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