sabato 3 dicembre 2022

IL PRODIGIO

titolo originale: THE WONDER (IRL/GB, 2022)
regia: SEBASTIAN LELIO
sceneggiatura: SEBASTIAN LELIO, EMMA DONOGHUE, ALICE BIRCH
cast: FLORENCE PUGH, KILA LORD CASSIDY, TOM BURKE, TOBY JONES, CIARAN HINDS
durata: 103 minuti
giudizio: 



Irlanda, 1862. L'infermiera inglese Lib Wright arriva sull'isola per indagare sul caso di una ragazzina undicenne che non tocca cibo da quattro mesi, apparentemente senza nessun disturbo fisico o mentale. Il pragmatismo di Lib, decisa a svolgere il suo lavoro senza condizionamenti, si scontrerà ben presto con il fervore religioso quasi maniacale degli abitanti del posto, non ultimi i genitori della piccola. 




Non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo di tanti film a tema sul rapporto tra scienza e religione, ovvero sulla fede contrapposta al pragmatismo della medicina. Il cileno Sebastiàn Lelio (già vincitore di un Oscar nel 2017 con Una donna fantastica, buon film sul calvario umano e legale di una donna trans per vedersi riconoscere il diritto di assistere il compagno morente) torna per raccontarci un'altra storia di intolleranza, stavolta a sfondo religioso, adattando un romanzo di finzione della scrittrice Emma Donoghue (che ha curato anche la sceneggiatura) e imperniato sul caso di una ragazzina irlandese che, nel XIX secolo, veniva considerata miracolata perchè in perfetta salute nonostante il suo ostinato proposito di rifiutare il cibo. Ad "indagare" sulla questione arriverà appositamente dall'Inghilterra una giovane infermiera, la quale avrà quindici giorni di tempo per stabilire se trattasi di un prodigio divino o mera millantazione...

Siamo, è bene ripeterlo, nella bigotta e cattolicissima Irlanda dell' 800 (location anche questa non certo nuova) dove i princìpi della scienza erano sempre e comunque subordinati al fervore religioso di una popolazione in larga maggioranza povera e ignorante, oppressa dalla miseria e da una vita durissima, che accettava la superstizione come dogma divino rifiutando anche l'evidenza scientifica. Un fanatismo clericale che ha sempre condizionato la storia di questa terra, fin quasi ai giorni nostri: l'Irlanda è stato l'ultimo paese europeo a legalizzare l'aborto, addirittura nel 2018, e solo grazie a un referendum popolare che ha abrogato un divieto che era scritto nella costituzione! Il film di Lelio parte da un assunto dichiaratamente di fantasia (l'inizio e la fine della pellicola sono girate in un teatro di posa, esplicitando allo spettatore il simbolismo dell'opera) per farci riflettere sulla follìa del fondamentalismo religioso, che come si vede (e come si sa) è nato nella vecchia Europa ben prima che nel Medio Oriente e nei paesi mussulmani. Nessuno pertanto è senza peccato.

Il prodigio è perlappunto la cronaca di una follìa, quella di una famiglia e di una comunità intera che è disposta a sacrificare una bambina innocente sull'altare della Fede. L'argomento è perturbante, il film un po' meno: a una prima parte ricca di atmosfera e di cupi presagi (la fotografia di Ari Wegner è azzeccatissima nel far calare un'opprimente sensazione di insicurezza) fa seguito una parte centrale molto lenta e ripetitiva, che dà la sensazione di girare su se stessa e anche di sbandare su strade poco percorribili (la liason tra l'infermiera e il giornalista "ficcanaso" è abbastanza inutile ai fini della storia) per poi riprendersi in un finale "incendiario" di indubbia suggestione. Resta però la sensazione di un film già visto, poco sorprendente, che si regge sulle spalle della protagonista Florence Pugh, al solito brava ma - consentitemelo - sempre confinata in ruoli borderline stile Midsommar: la ragazza ha talento, non si discute, ma ogni tanto vorremmo vederla anche in parti che non siano sempre quelle di giovane donna disturbata, infelice e piena di complessi...


In conclusione: Il prodigio è un buon film a tema, non proprio sorprendente ma utile a tenere alta l'attenzione sull'importanza del ragionamento, del libero arbitrio, sul rifiuto di concezioni arcaiche dettate dall'ignoranza e sulla quale è bene ribadire che la religione c'entra poco: c'entra più che altro il modo in cui questa viene recepita e applicata da chi è preposto a farlo, condizionando persone il più delle volte incolpevolmente sprovvedute. L'unico difetto del film di Lelio è la sua linearità, il suo essere (forse) volutamente semplice per arrivare a tutti. Se invece volete vedere un film geniale, fuori dagli schemi, capace di amalgamare bene folklore e misticismo, storia e leggende irlandesi, dovete aspettare ancora un po': il prossimo 2 febbraio arriverà in sala Gli Spiriti dell'Isola di Martin McDonagh, premiato a Venezia e applaudito a lungo dal pubblico del Lido. Come dire le stesse cose ma con una verve artistica ben diversa. Vi invito a prender nota!

6 commenti:

  1. Mi pare un film tutt'altro che "semplice" visti i temi che tratta. Non mi pare francamente che ci sia così tanto cinema che metta in discussione le religioni e le loro devastanti influenze sulle classi più sprovvedute. Argomenti molto scomodi, non a caso è finito su Netflix anzichè arrivare in sala

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    1. Per "semplice" non mi riferivo all'argomento ma alla struttura del film. Si, forse non si fanno abbastanza film su questo tema (come si altri) ma direi che c'è comunque una filmografia consolidata (non sto a fare nomi...)
      Secondo me invece è un bene che sia finito su Netflix: al cinema avrebbe avuto di sicuro scarsa distribuzione mentre in piattaforma lo possono vedere tutti: tra l'altro mi pare che stia anche andando benino...

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  2. A me è piaciuto abbastanza, però non so perché il mio cervello, pur accogliendo la critica alla cecità della religione, gli ha dato un'altra interpretazione legata alla natura salvifica o pericolosa della finzione. Forse per questo l'ho trovato più originale. Quanto a Flo, la trovo sempre perfetta!

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    1. E' un'interpretazione interessante a cui non avevo pensato. E se un film stimola più riflessioni, per giunta diverse, vuol dire che è indubbiamente riuscito. Su Flo... sì, è brava. Nessuno lo nega. Però la vorrei un pochino più versatile...

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  3. Per me è un film necessario, punto. E sarebbe bene che tutti lo vedessero per capire le derive di un estremismo religioso. Le religioni non hanno mai salvato nessuno, lo diceva Olmi ricordi? Io e te abbiamo amato quell'uomo :)

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    1. Sì, io e te abbiamo amato Olmi. Molto. Qui però a mio avviso non si critica tanto la religione in sé quanto chi distorce la religione e la interpreta a modo suo in nome di un fanatismo integralista. Da questo punto di vista il film assolve bene alla sua funzione. Non lo definirei però "necessario", aggettivo che riferito al cinema non mi è mai piaciuto, anche perché come ho scritto non è originalissimo per le tematiche trattate. Resta comunque un'opera da rispettare e tenere in considerazione, assolutamente.

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