lunedì 7 agosto 2023

ANIMALI SELVATICI


titolo originale: R.M.N. (ROMANIA, 2022)
regia: CRISTIAN MUNGIU
sceneggiatura: CRISTIAN MUNGIU
cast: MARIN GRIGORE, JUDITH STATE, MACRINA BARLADEANU,ZOLTAN DEAK, ANDREI FINTI
durata: 125 minuti
giudizio: 



Un padre emigrato in Germania torna al suo paese nativo, in Romania, per assistere il padre malato, prendersi cura di suo figlio (rimasto con l'ex moglie) e soprattutto rivedere la sua amante. Troverà una comunità profondamente cambiata, incattivita e permeata di razzismo. 





E' un gradito ritorno in sala quello di Cristian Mungiu, a ben sette anni di distanza dallo splendido Un padre, una figlia, durissimo pamphlet mostrante lo spaesamento del suo paese, la Romania, appena uscito dalla dittatura comunista (a sua volta mostrata in tutta la sua crudezza nel precedente 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, già Palma d'oro a Cannes). E, manco a dirlo, anche Animali Selvatici è una radiografia, sempre lucida e altrettanto impietosa, di una nazione che, fatti ormai gli anticorpi della democrazia, prova ad aprirsi verso l'Europa incontrando però le "malattie" comuni a tutto il Vecchio Continente: disoccupazione, precarietà, razzismo, diffidenza, scarsa solidarietà sociale. Ho parlato di "radiografia" non a caso: il titolo originale, R.M.N., si riferisce proprio alla risonanza magnetica, un esame clinico la cui sigla in senso lato viene estesa a tutta la Romania, ad indicare un nuovo ritratto sullo "stato delle cose"...

Protagonista del film è il ruvido e manesco Mathias (Marin Grigore), operaio agricolo che torna in patria dopo un burrascoso passato in Germania giustappunto per rimettere le cose a posto: sia con l'anziano padre, gravemente ammalato, sia con il figlioletto Rudi, accudito dall'ex moglie ma rinchiusosi nel mutismo per aver visto (forse) qualcosa di segretamente terribile nel bosco tale da terrorizzarlo da settimane intere, sia soprattutto con l'ex amante Scilla (Judith State), donna libera ed emancipata (anche sessualmente) che si rifiuta di scendere di nuovo a compromessi con lui e con l'intero villaggio, a costo di essere additata come donna dai facili costumi. Un razzismo strisciante, latente, che pervade la comunità intera e porterà a conseguenze estreme inimmaginabili per chi l'aveva lasciata anni addietro, in tempi molto diversi.

Sarà infatti proprio l'apertura al Mondo Esterno (ovvero la Comunità Europea) a destabilizzare il piccolo borgo multietnico, dove durante il regime di Ceausescu le minoranze ungheresi, slave, sassoni e moldave avevano convissuto in una pace apparente. Ma con l'arrivo del "reprobo" Mathias e di alcuni lavoratori stranieri (regolarmente assunti dal panificio locale) il castello di carte crollerà e farà esplodere gli insanabili conflitti etnici e di classe: sono loro gli Animali selvatici del titolo italiano, e le bestie feroci sono ovviamente gli abitanti del villaggio, che proprio come i lupi del bosco atterriscono pecore e agnelli innocenti, allo stesso modo faranno di tutto per spaventare e respingere gli ospiti indesiderati, ricacciandoli indietro nonostante il loro regolare permesso di soggiorno.

Mungiu
è abilissimo nel ricreare in poche, mirate sequenze la tensione e il malcontento della collettività (si vedano le scene iniziali, con il brutale parallelismo tra le pecore sgozzate da Mathias in Germania e i maiali sgozzati in patria) ma questa volta non riesce ad essere "chirurgico" come in passato nel tenere insieme i tanti aspetti di una sceneggiatura dove non tutte le tessere trovano il loro posto nel puzzle. La critica sociale è condivisibile e artisticamente validissima, ma al contempo abbastanza stereotipata e farcita di luoghi comuni piuttosto banali, che non riescono ad elevare il film da molti altri già visti sul tema. Emblematica è l'ormai famosa scena dell'assemblea pubblica: 17 minuti di un unico piano sequenza dove la cinepresa rimane fissa sulla gente che esprime in maniera ben poco ortodossa le proprie opinioni... sequenza mirabile dal punto di vista tecnico ma alquanto convenzionale nei contenuti: niente di particolarmente nuovo che già non ci capita di sentire - ahimè - in una qualsiasi tribuna politica anche di casa nostra.

Vale comunque la pena di vederlo Animali selvatici, film meritorio e capace di sollevare un dibattito e di instillare dubbi anche nello spettatore più "schierato", da una parte e dall'altra, esortandolo ad approfondire le tematiche e non rifugiarsi nella realtà bianca o nera che ci viene mostrata dai media. Allo stesso modo però la pellicola non risulta così tagliente come ci si aspetterebbe, e nemmeno così destabilizzante da far saltare sulla sedia chi guarda (al contrario, ad esempio, di Niente da nascondere di Haneke, forse il film più simile a questo, che per chi scrive rimane inarrivabile per tensione e contenuti). Buone prove attoriali degli interpreti, dove emerge su tutte la brava Judith State, che i più cinefili ricorderanno già in Sieranevada di Cristi Puiu.
   

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