mercoledì 6 gennaio 2010

IO, LORO E LARA (Italia, 2010) di Carlo Verdone


Finalmente una commedia che fa ridere! No, non sono impazzito, nè ho scoperto l'acqua calda. E' solo il "grido di libertà" di un cinefilo che, nel consueto desolante panorama di pellicole natalizie che vorrebbero far ridere, ma che sono oggettivamente deprimenti (ogni riferimento a cinepanettoni e pieraccionate varie non è puramente casuale), riesce per una volta ad uscire dal cinema soddisfatto per quello che ha visto, vale a dire un film gradevole, garbato, non stupido, non becero, e che raggiunge il suo scopo: quello di far trascorrere allo spettatore due ore in piena serenità, riuscendogli anche a strappare più di un sorriso.

Carlo Verdone un paio d'anni fa aveva fatto una promessa: faccio un "regalo" ai miei fan, propinandogli per l'ultima volta una pellicola a loro esclusivo uso e consumo (questo era Grande, grosso e Verdone) e poi mi metto a (ri)fare i film che meglio mi riescono, cioè quelle commedie "malin-comiche" che hanno sempre rappresentato i punti più alti del suo cinema. E con Io, loro e Lara il regista romano torna a ottimi livelli, su quelli di Compagni di scuola o Maledetto il giorno che ti ho incontrato, tanto per capirci.

La trama, bisogna dirlo, non è originalissima: Carlo Mascolo è un prete-missionario (in Africa) che si prende un periodo di aspettativa dovuto ad una crisi personale, e decide quindi di tornare a Roma, dalla sua famiglia, per riordinare le idee. Solo che, dopo tanti anni di lontananza, si accorgerà che le cose sono molto cambiate rispetto a prima, e non esattamente in meglio... Non occorre certo essere cinefili incalliti per ravvisare una certa rassomiglianza con La Messa è finita di Nanni Moretti, ma sarebbe anche ingiusto fare raffronti (ingenerosi) tra i due film. E' evidente che Verdone non volesse certo girare un'opera introspettiva e personale come quella del suo concittadino: Mascolo non è Michele Apicella, e Io, loro e Lara non è nè un film-testamento nè un trattato di sociologia. Questo solo per dire che si può trarre spunto da un soggetto simile per svilupparlo in modi molto diversi (ricordate Melinda & Melinda di Woody Allen?).

Il film, come detto, fa ridere e parecchio: Verdone (per fortuna!) si ricorda di essere oltre che un regista anche uno dei migliori comici della sua generazione, e dà il suo meglio nel vasto campionario di espressioni, movenze e gestualità che lo rendono irresistibile (quando vuole): è uno di quelli che riescono far a divertire solo con la propria faccia, e non è poco... la sua è comicità fisica, forse poco elegante ma sicuramente molto amata dal pubblico, e certamente non volgare. Altro merito che gli va riconosciuto è quello di sapersi sempre circondare da un cast di ottimi comprimari: Laura Chiatti è perfetta nel suo ruolo, mentre è un piacere veder recitare attori del calibro di Anna Bonaiuto, Angela Finocchiaro e Marco Giallini (una rivelazione), che spesso e volentieri rubano la scena al buon Carlo.

Come dire: per far ridere non c'è bisogno di spremersi le meningi in modo incontrollato... oppure far tristemente leva sulla trivialità pecoreccia dei vari "Natale a...", così come è sbagliato sostenere che la comicità di Verdone è troppo "romanesca" per essere apprezzata in tutto lo stivale. Lo stesso discorso andrebbe fatto per Benigni, Salemme, Albanese, Teocoli e chissà quanti altri ancora... ma il discorso ci porterebbe troppo lontano!
VOTO: * * * *

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