martedì 7 settembre 2010

Venezia 67 / ESSENTIAL KILLING (Polonia, 2010) di Jerzy Skolimowski


Homo homini lupus. Essential Killing è, fondamentalmente, un film sulla sopravvivenza, sulla natura animalesca e primordiale dell’essere umano, capace di spingersi oltre i propri limiti più estremi pur di restare attaccato alla vita. E’ un film sul ritorno alle origini, volto a dimostrarci come anche l’”essere più progredito dell’universo” può, se costretto, tornare ad essere belva feroce, sadica e spietata. Forse l’autore (un redivivo Jerzy Skolimowski) vuole svelarci una propria personalissima spiegazione all’apparente insensatezza della guerra, vista come un virus latente della bestialità umana.
Forse. Certo è che Essential Killing non è un film che lascia indifferenti: negli 83 minuti di pellicola si assiste ad una snervante caccia all’uomo che, metaforicamente, diventa una riflessione sulla malvagità e la paura del ‘diverso’, e sul valore decisamente relativo della vita, così preziosa eppure così vacua e insignificante al cospetto dell’immensità della natura.
La storia è quella di Mohamed (Vincent Gallo), talebano catturato dagli americani, deportato in Nord Europa come prigioniero, che riesce a sfuggire ai propri carcerieri grazie ad un colpo di fortuna: la macchina che lo trasporta in prigione ha un incidente e lui si ritrova solo, ferito, stanco e affamato in mezzo alla foresta gelida e coperta di neve, un ambiente decisamente diverso rispetto a quello cui era abituato. Da qui comincia la sua fuga, disperata e senza speranza, che lo porterà necessariamente a “rimuovere” (capirete come) tutti gli ostacoli che gli si presentano lungo il cammino, nella speranza di una salvezza impossibile.
Forse non piacerà a chi si aspettava un film ‘politico’, una presa di posizione sul conflitto afgano. Il regista si mantiene piltatescamente equidistante, concentrando la vicenda esclusivamente sulla fuga. Ne viene fuori un film d’azione avvincente e disperato, forse un po’ improbabile in alcune scene-madri, ma decisamente insolito. Vincent Gallo offre un’interpretazione ‘fisica’ e coraggiosa, prestando il proprio corpo alla sofferenza estrema quasi come un Messia ‘eretico’ e allucinato. Non tutto funziona, ma è decisamente da vedere.

VOTO: * * *

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