lunedì 21 febbraio 2011

IL GRINTA (USA, 2010) di Ethan e Joel Coen


Attenzione al fuorviante titolo italiano. Siamo in Arkansas, 1870 circa. L'America è ancora un Paese per vecchi, e la quattordicenne Mattie Ross deve ricorrere a tutto il suo straordinario cipiglio per tenere testa a uomini rudi e ignoranti, senza legge nè scrupoli. E' sua la 'vera grinta' del titolo originale, e non certo quella di Roster Cogburn, cacciatore di taglie spietato e ubriacone che viene 'ingaggiato' dalla ragazzina affinchè catturi e consegni alla giustizia l'assassino del padre. Già da qui si capisce che questo western girato dai fratelli Coen è molto meno 'classico' di quello che vuole apparire: sono rarissimi infatti i casi di film western in cui il ruolo della donna è così importante e marcato, e non confinato a quelli 'soliti' di mogliettina obbidiente o, ancora peggio, prostituta.

Mattie Ross è una giovanissima donna spinta dal desiderio di giustizia, ma che nel selvaggio west troppo spesso fa rima con vendetta: la 'piccola' intende catturare e processare il fuorilegge Tom Chaney, obbligandolo a una condanna che non sia diversa dall'impiccagione. Ma ben presto capirà che non sarà facile far rispettare la legge in un mondo dove dominano l'arroganza, l'ignoranza, la prepotenza e il rumore delle pistole.

Ci si chiede il perchè i Coen abbiano deciso di realizzare un film western, un western 'vero', fatto di paesaggi arsi dal sole, luride uniformi, sparatorie e duelli. In realtà la risposta è semplice, per non dire ovvia: il western E' l'America, ne è l'essenza, la Storia e il cuore pulsante di questa nazione relativamente giovane e multietnica. E non c'è da stupirsi dunque se la famosa coppia di registi, che in ogni film ci ha mostrato un aspetto diverso di quella terra, decida di cimentarsi nel genere 'americano' per antonomasia, adattandolo e rielaborandolo però al loro modo di fare cinema.

Perchè non c'è dubbio che Il Grinta, a dispetto delle apparenze, è un film 'coeniano' a tutti gli effetti: lo dimostrano la beffarda e cinica ironia di fondo della pellicola, la caratterizzazione estrema e macchiettistica dei personaggi (in primis quella di Cogburn, un Lebowski ante-litteram, caricaturale e ridicolo, lontanissimo dall' 'originale' interpretato dal 'mitico' John Wayne), e soprattutto la 'solita' pessimistica, catartica visione di una società che non concede alcuno spazio alla ragione e alle regole di convivenza. Lo testimoniano lo strisciante razzismo della pellicola (si veda la scena dell'impaccagione dei tre banditi, dove all'indiano non è concessa la possibilità di parlare) e l'evidente confronto temporale con il nostro presente, fatto di intolleranza e progressiva perdita di valori e memoria storica: quando, quarant'anni dopo la vicenda, la 'zitella' Mattie Ross si rimetterà sulle tracce di Cogburn scoprirà che i superstiti di quella 'leggendaria' epopea sono ormai ridotti a fenomeni da baraccone che vanno in giro per il paese a raccontare, come in un circo equestre, le imprese dei tempi andati. E come, ancora, non riconoscere nella 'rude' alleanza tra Cogburn e il ranger LeBoeuf, la solidarietà e il rispetto (non necessariamente la stima) tra individui con carattere e ideali del tutto diversi, ma comunque pronti a venirsi incontro nel momento del bisogno, evidente critica all'individualismo esasperato del mondo di oggi.

In ogni caso, senza essere obbligati a cogliere certi aspetti, va detto che Il Grinta è uno splendido film di genere, magistralmente interpretato da (quasi) tutti gli attori (su Matt Damon, grasso, imbolsito e capelluto abbiamo molte riserve...), impreziosito da una confezione impeccabile e di classe. Certo, chi ama i Coen troverà che il loro stile è, paradossalmente, l'unico punto debole del film: chi va a vedere Il Grinta non troverà altro fuorchè ciò che si aspetta da una pellicola come questa. Ma è l'unico peccato veniale di un film grandioso, coinvolgente, sentito e splendidamente 'epico'. Avercene.
 
VOTO: * * * *

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