mercoledì 9 marzo 2011

VENT'ANNI FA \ IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI (USA, 1991) di Jonathan Demme



Andai a vederlo al cinema appena uscito, giusto vent'anni fa... ma confesso che non ricordo molto di quella 'prima volta', anche perchè ne vidi solo metà. Perchè per l'altra metà tenni gli occhi chiusi e le orecchie tappate. Ebbene sì, avevo diciannove anni e me la facevo sotto dalla paura. L'unico motivo per cui mi trovavo in sala era la presenza di Jodie Foster, già all'epoca la mia attrice preferita. Solo dopo (molte) altre visioni mi resi conto che quel film che tanto mi aveva fatto spaventare poteva considerarsi, senza esagerare, un film 'epocale'. Un  capolavoro assoluto. Di più, un'autentica esperienza visiva e (soprattutto) psicologica, di quelle che 'segnano' una persona e, inequivocabilmente, le aprono gli occhi. Anche a uno sbruffoncello appena maggiorenne...

Sono passati vent'anni ma la carica emotiva di questa incredibile, inimmaginabile pellicola è pressochè intatta. E' vero che ormai ci siamo assuefatti a tutto, che viviamo in una società tanto malata esattamente quanto questo film ci aveva predetto, che certi avvenimenti che riempiono pagine intere di giornali e televisioni ci dicono che ci sono tanti Hannibal Lecter su questo mondo. Ma questo film rimane ineguagliabile, proprio per la forza malvagia che sprigiona e per la soggettiva che 'costringe' lo spettatore a mettersi sullo stesso piano dell'assassino, ad osservare senza essere visto l'ansimare nel buio della propria preda.
Il silenzio degli innocenti è un trattato sulla pazzia, una tesi di laurea sull'orrore e la bestialità umana, girato sotto forma di thriller psicologico che, attraverso un uso ossessivo e smodato dei primi piani e della profondità di campo, va oltre i limiti della sopportazione e ci stordisce con sequenze di insostenibile tensione, corredate magistralmente dalla partitura musicaledi Howard Shore.
     
Paradossalmente, ma non troppo, pensandoci bene possiamo affermare che Il silenzio degli innocenti ricalca perfettamente lo spirito e l'idea-base di questo blog, quasi ne fosse complementare: come Solaris vuole convincerci che non serve fuggire altrove per disfarsi delle proprie fobie, il film di Demme ci dice che l'orrore è soprattutto all'interno di noi stessi, nell'intimità dei nostri pensieri, e che tutti noi, in primis, siamo i colpevoli della malvagità del mondo che ci circonda. Una visione cupa, apocalittica, ma vedendo il film dobbiamo dire estremamente convincente.

A tutto questo vanno aggiunte, ovviamente, le straordinarie performance degli attori protagonisti. Jodie Foster è magnifica, commovente nel ritratto di giovane recluta che accetterà di essere 'violentata' nel proprio inconscio per salvare vite innocenti. La sua Clarice Starling è uno dei ruoli femminili più belli di sempre, ed è certo che Michelle Pfeiffer (la 'prima scelta' di Demme, che poi declinò la parte) si starà ancora mangiando le mani per quel rifiuto. Di Anthony Hopkins c'è poco da dire: questo ruolo è stato per lui nello stesso tempo un trionfo e una condanna: il personaggio di Hannibal the Cannibal gli si è appiccicato addosso per sempre, e la mezz'ora scarsa in cui compare nel film basta e avanza per additarlo come uno dei personaggi più famosi, orribili e nello stesso tempo affascinanti della storia del cinema.

VOTO: * * * * *

3 commenti:

  1. Questo film riesce a mettere addosso inquietudine e paura, proprio perchè affronta il tema in modo realistico e fa pensare a come non sia impossibile che certe menti malate e perverse abitino nella consueta realtà di ogni giorno. L'eventualità di poterle incontrare da i brividi.

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  2. Proprio così. E a giudicare da certi fatti di cronaca nera che riempono le pagine dei giornali, si può dire che Demme aveva 'visto giusto' sulla bestialità dell'essere umano. Oltre ad aver sdoganato un genere (il thriller) fino a quel momento bistrattato dalla critica 'ufficiale'.

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  3. Qualche anno dopo sarebbe uscito Pulp fiction, e prima ho visto il film di Tarantino, cosa che, insieme a Le iene, mi ha assuefatto alla violenza e alla pazzia. Rimane un buon thriller, forse troppo buono...

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