sabato 16 aprile 2011

HABEMUS PAPAM

(id.)
di Nanni Moretti (Italia, 2011)
con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Margherita Buy


Habemus Moretti. E teniamocelo stretto, adesso e per molti anni ancora. Non sarà un mostro di simpatia, e nemmeno una persona 'accomodante', ma il suo lavoro lo sa fare eccome. Quello del regista, intendo. E pazienza se ancora qualcuno rifiuta di vedere i suoi film 'a prescindere', solo perchè politicamente schierato. Peggio per lui. Anche perchè il Moretti regista è immensamente più grande del Moretti 'politico', e non vedere Habemus Papam sarebbe davvero... un peccato originale!

Lasciate quindi a casa i pregiudizi e le antipatie personali, e correte al cinema a vedere il più bel lungometraggio del cineasta romano dai tempi di Caro Diario: un film che, restando in tema, è quasi un 'miracolo' per la leggerezza, la  leggiadria, il rispetto e la fermezza nel trattare un argomento che, di questi tempi, è quasi rivoluzionario.  Habemus Papam è, infatti, un film sull'inadeguatezza, sulla consapevolezza dei propri limiti, sul coraggio di avere paura. E in un mondo dominato dall'arrivismo, dalla competizione spietata, dalla voglia di prevalere sull'altro a qualsiasi costo, questa riflessione schietta, sincera e commovente sulla natura umana strappa applausi a scena aperta.

Questo film mi ha riportato alla memoria un lontanissimo ricordo d'infanzia: era il 1976, il sottoscritto aveva quattro anni e si ricorda ancora di quelle immagini televisive in bianco e nero, sfocate, accompagnate dalle imprecazioni abbastanza colorite di mio babbo, che mostravano lo svolgimento dell'ultima gara del Mondiale di Formula Uno di quell'anno. C'era Niki Lauda, su Ferrari, che a poche settimane dal terribile incidente subìto al Nurburgring (dove aveva visto la morte in faccia, restando quasi carbonizzato), era risalito in macchina e stava viaggiando verso la conquista del titolo: al pilota austriaco sarebbe bastato arrivare in fondo alla corsa per laurearsi campione, e sarebbe stato un miracolo considerato che aveva ancora sul viso le bende che lo proteggevano dalle ustioni ancora fresche. I media già preparavano i titoloni: un'impresa eroica, un risultato straordinario, epico... A un certo punto però sul circuito del Fuji, in Giappone, si abbatte un vero e proprio nubifragio. Tutti i piloti rientrano ai box per cambiare le gomme, anche Lauda. Che però non riparte, si slaccia le cinture e scende dall'auto. La sua dichiarazione è tanto laconica quanto sconvolgente: 'Ho paura'. Lo staff del Cavallino cerca disperatamente di convincerlo a ripartire: gli fanno capire che anche andando alla velocità di un tassista vincerebbe il campionato senza correre alcun rischio... ma il pilota austriaco è irremovibile: 'per me la corsa finisce qui'. Ironia della sorte, dopo pochi minuti sulla pista tornerà il sole. Inutile dire che quel 'gran rifiuto' sconvolse il mondo sportivo...

Ecco, il protagonista di Habemus Papam mi ha ricordato molto Niki Lauda. Il cardinale Matisse viene eletto Papa a dispetto di tutte le previsioni. Ma il pover'uomo non riesce a sopportare il peso dell'investitura: viene assalito da un sacro terrore, dalla paura di non farcela, crolla miseramente prima dell'annuncio alla cristianità, dal balcone su Piazza S.Pietro. Invano si cerca di farlo ragionare: viene 'convocato'  lo psicanalista Brezzi ('il più bravo di tutti', come lui stesso si definisce) ma c'è poco da fare. L'ultima chance è quella di accompagnare il neo-pontefice dall'ex-moglie del luminare, sotto il suo stesso consiglio, in quanto donna e fautrice della teoria del 'deficit di accudimento' (vedere il film per capire...). Ma durante il viaggio nel centro storico di Roma, l'uomo riesce a eludere la sorveglianza degli accompagnatori e si getta in mezzo alla folla...

Melville non è un pavido, e nemmeno pazzo. E' semplicemente una persona umile che capisce subito di non essere all'altezza del ruolo che deve ricoprire. Ed è costretto a fuggire proprio per l'incapacità del mondo intero a capire una cosa del genere. Un uomo che rifiuta il potere più grande che possa capitargli nella vita è un'assioma impossibile da digerire nella società contemporanea, dove tutti sono disposti a tutto pur di conquistarsi un posto al sole. Ecco perchè Habemus Papam è un film rivoluzionario,  perchè 'violenta' lo spettatore obbligandolo a ragionare su un concetto che ormai è andato perduto, e cerca di fargli capire che nella vita, certe volte almeno, anche 'dire no' può essere un atto di grande responsabilità e saggezza, e non necessariamente indice di debolezza.

Habemus Papam è un film 'morettiano' al 100%, di stampo felicemente 'antico', che stilisticamente ci riporta ai primi lavori del regista, permeato di quell'ironia di fondo, grottesca, surreale ed efficace che negli ultimi film di Moretti era stata colpevolmente (a mio modo di vedere) accantonata. Girato sotto forma di commedia, è una pellicola delicata e toccante, sincera e preziosa, profonda eppure divertentissima, interpretata da un Michel Piccoli assolutamente straordinario e da un manipolo di attori tutti bravissimi, anche nei piccoli ruoli: su tutti il regista polacco Jerzy Stuhr, esilarante come 'portavoce' del pontefice. Il film rappresenterà l'Italia a Cannes e, da parte nostra, la Palma d'Oro ha già un autorevolissimo candidato.

8 commenti:

  1. io sono tra quelli per cui un moretti si guarda a prescindere !! ;-)
    mi ha dato grande piacere leggere questa recensione e il parallelo con lauda è azzeccato.

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  2. Non ho mai visto un film di Moretti, e non per motivi politici o perché mi sta antipatico, semplicemente perché i film che ha fatto non mi hanno mai stuzzicato a tal punto da dire: «Voglio vederli». E certo non li vedo solo perché c'è Moretti alla regia. Anche perché chi è Moretti? Non è nessuno, esattamente come chiunque sulla Terra e come chiunque pensi di essere qualcuno. Ho letto molto volentieri la tua bellissima recensione, Kelvin, e alla fine ho pensato: «Devo vederlo». L'idea che mi ero fatto dal trailer era completamente diversa da quella che illustri qui sopra. Insomma, ero convintissimo di andare, poi ho letto questo: http://www.nontistavocercando.it/2011/04/18/oddio-ci-siamo-persi-moretti/
    Sono tornato incerto. Molto incerto.

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  3. Caro Frank, che dirti? Ognuno può fare ciò che vuole e io certo non scrivo le mie recensioni per convincere qualcuno... non ho mai avuto questa presunzione. Come non ho mai difeso (o odiato) un regista 'a prescindere': Se Moretti, o Eastwood, o chiunque altro cineasta con cui mi sento affine gira una ciofeca lo dico tranquillamente e senza remore: è successo con l'ultimo Michael Mann e succederà anche con altri. In questo mi sento totalmente libero.

    Però, in tutta onestà, lasciati dire che mi sembra fuori luogo decidere se vedere o no un film lasciandosi 'influenzare' dai trailer o dalle recensioni, belle o brutte che siano. Sinceramente io ho sempre fatto di testa mia e, in base alle mie possibilità (considerando il tempo che ho a disposizione) ho sempre cercato di vedere più film possibile senza farmi 'distrarre' da recensioni preventive. E puoi stare tranquillo che il giorno che Moretti farà cilecca troverai in me il suo più caustico fustigatore :-)

    Sul link che hai postato, infine, ti rispondo con una battuta di Ennio Morricone, pronunciata in non mi ricordo quale aula di tribunale, in cui lui era in veste di 'perito musicale': 'LE NOTE SONO SOLO SETTE !'
    Ergo: oggi è difficile inventare qualcosa di nuovo, nel cinema come nella musica. Ma non c'è alcuna prova sul fatto che Moretti abbia volutamente 'copiato'.
    Ti ringrazio per l'intervento, continaua a seguirmi.

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  4. Aspetta, mica ho detto che con la o le recensioni hai la presunzione di convincere qualcuno a vedere o non vedere un film, non mi permetterei mai. Non parlavo di questo, parlavo di Moretti. Il link voleva solo evidenziare che il film non è qualcosa di assolutamente nuovo e/o originale. Tutto qua. Per parlare di plagio ci vogliono le prove, come fai ben notare.
    Tra pensare una cosa e poi farla ne passa un bel po' (anche in questo caso niente prove)... Ti assicuro che non scelgo se vedere un film in base a una o più recensioni lette – anche perché ci sarà sempre chi ne parla bene e chi ne parla male – e neanche in base ai trailer. Faccio di testa mia, credimi, come ho sempre fatto e continuerò a fare, ma di certo opero una selezione. Non vado a vedere indistintamente tutti i film che escono in sala e non vado senza sapere cosa sto andando a vedere (tendo a documentarmi). Ho dei gusti, delle preferenze, delle curiosità, che assecondo in base – giustamente – alla mia disponibilità e alle mie possibilità. E talvolta in base ai chilometri da percorrere per raggiungere una delle pochissime sale che proietta il tal film.
    Alla prossima...

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  5. Hai ragione... se non si vive in una grande città spesso si è costretti a fare parecchi km per vedere il film che interessa, con dispendio di tempo, energie e denaro. E giustamente in questi casi non si può andare 'all'oscuro'. Anche io mi ducumento sempre prima di vedere un film, cercando però il più possibile di evitare le recensioni. Il mio era un discorso generale, non riferito espressamente a te. Grazie per gli interventi, un saluto.

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  6. concordo: è un DRAMMA sotto forme di commedia, il dramma di chi si sente inadeguato al compito immane di CAMBIARE LA CHIESA
    cambia, todo cambia... canta Mercedes Sosa in una bella canzone... la sente lo svizzerotto che negli appartamenti papali si strafoga di bigné, la sentono i cardinali nel cortile e si mettono a battere il tempo... (che potenza quegli amplificatori!)

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  7. Hai ragione: questa canzoncina diventerà un 'cult'. Scommettiamo? :-)

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