domenica 3 aprile 2011

NON LASCIARMI (G.B., 2011) di Mark Romanek


Quanto vale una vita umana? E quanta percezione abbiamo del dolore e della sofferenza che vediamo intorno a noi, che i media cinicamente ci propinano a ogni ora del giorno e della notte? Vediamo dappertutto scene di disperati che fuggono da teatri di guerra, persone che lottano contro la furia selvaggia della natura, gente semplice che vede il loro futuro minacciato da catastrofi ambientali provocate proprio dagli uomini stessi. Siamo così abituati a vedere la morte intorno a noi che ormai non ci facciamo più caso, assistiamo a queste stragi pasteggiando davanti alla tv, ascoltando distrattamente il freddo rumore di fondo della cronaca. Siamo assuefatti e passivi, e quello che abbiamo irrimediabilmente perso è la consapevolezza della tragedia, che ci rende insensibili e innegabilmente dis-umani.
E proprio la consapevolezza è la chiave di lettura di Non lasciarmi: quella stessa consapevolezza che regola l'esistenza di tre ragazzi con un destino segnato, e che tanto fa più male a noi spettatori proprio per la nostra disabitudine alla sofferenza e all'ineluttabilità, ingenuamente inconsapevoli dell'effimera consistenza delle nostre vite.

Tratto da un romanzo di Kazuo Ishiguro, sceneggiato da Alex Garland (quello di 28 giorni dopo) e portato sullo schermo da Mark Romanek, Non lasciarmi è la storia di una profonda amicizia fra tre giovani cresciuti in un austero collegio della campagna britannica, isolato dal mondo,  e dove alcuni alunni  'speciali' vengono 'indirizzati' verso un misterioso, inconsapevole e tragico futuro, che sarà loro furtivamente svelato da un'insegnante anticonformista e coraggiosa.
Da quel momento in poi, per tutto il film il nostro desiderio, il nostro istinto è quello di urlare con rabbia ai protagonisti di ribellarsi al loro destino, di convincerli a fuggire, di spronarli a gettare via il braccialetto di riconoscimento e sospingerli alla ricerca di un qualsiasi posto dove poter costruirsi una vita vera, da persone 'normali'. Ma non succederà. Perchè forse quella 'terra promessa' non esiste, o forse perchè è davvero impossibile scappare e rifiutare una sorte che altri hanno già stabilito e 'pianificato' passo passo, e di cui i ragazzi stessi sono, appunto, 'consapevoli' di non poter modificare.

Non lasciarmi è tecnicamente un film di fantascienza, ma è ambientato nel ventennio che va dagli anni '70 agli anni '90, immaginando perciò un presente 'alternativo', sulla falsariga di Fahrenheit 451. Come dire: quello che accade sullo schermo sta GIA' succedendo, e la mancanza di ribellione, di lacrime, di totale opposizione al destino sta a volerci avvertire che dietro i colori grigi, asettici, impersonali, plumbei del countryside inglese  si nasconde l'ultima possibilità per l'essere umano di essere padrone di se stesso. Il film è bello, toccante, recitato magistralmente da tre giovani e bravissimi attori: Carey Mulligan (già vista in An education), Andrew Garfield (lo ricordate in The Social Network?) e la 'star' Keira Knightley. Un film senz'altro da vedere, ma che non vorrete rivedere per molto tempo. Perchè in questo film c'è tutta la sofferenza del mondo moderno.

VOTO: * * * *

6 commenti:

  1. mooolto interessante!
    questo devo vederlo :)

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  2. a me non è piaciuto proprio! e nemmeno a chi era con me al cinema!

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  3. Come spesso mi succede, leggere prima il libro e poi vedere il film, mi rovina la visione del film. Comunque concordo con la tua bellissima affermazione: "In questo film - e nel libro - c'è tutta la sofferenza del mondo moderno".

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  4. Hai ragione, Antonella. Infatti io di solito faccio il contrario: mi leggo il libro dopo aver visto il film, e in questo modo riesco a godermelo anche meglio... Il film è necessariamente una sintesi, e credo sia sbagliato confrontare due arti così diverse, ma certamente facendo il 'percorso inverso', come dire, forse ci si rimane meno male. E forse è solo una mia suggestione, ma identificare i personaggi del libro con i 'volti' del film mi aiuta a identificarli meglio. Lo so che in questo modo non si aiuta certo la fantasia, ma forse sono io che ho una mente 'cinematografica' :-)
    Se ti interessa, avevo già scritto in passato di questo eterno 'dilemma' tra cinema e letteratura. Ecco qui:

    http://solaris-film.blogspot.com/2011/01/quale-versione-preferite-leterno.html

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  5. hai proprio detto tutto! recensione perfetta..di sicuro meglio delle mie..troppo emozionali e di poco conto haha

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  6. @ Sid: nessuna recensione è di poco conto se viene dal cuore... ben vengano le recensioni 'emozionali': sono le più vere, le più sincere, e quelle che mi interessano di più. D'altronde noi non siamo 'critici', ma semplici appassionati. E possiamo scrivere nel modo che più ci piace... o no? ;-)
    Un saluto!

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