domenica 7 agosto 2011

TIRANDO LE SOMME: LE CIFRE DI UN'ANNATA


Un anno di cinema sotto il segno del tricolore: questo sembra dirci la classifica degli incassi della stagione appena conclusasi, e puntualmente pubblicata dal mensile Ciak. Se si guardano le cifre, assolutamente incontestabili, davvero non sembrano esserci dubbi: tre film italiani ai primi tre posti in classifica, e addirittura sette nella top-ten, peraltro con incassi da capogiro: e se gli exploit di Checco Zalone, Aldo Giovanni e Giacomo e la premiata ditta Neri Parenti-Christian De Sica erano in qualche modo attesi, autentiche sorprese si sono rivelate Qualunquemente  e, soprattutto, Benvenuti al Sud di Luca Miniero, remake intelligente e furbetto di una pellicola francese di scarso successo, capace di piazzarsi addirittura al secondo posto assoluto.

Stagione da incorniciare dunque per il made in Italy? Beh, dal punto di vista degli incassi sicuramente. Ed è già tanto, considerando le ultime, asfittiche, annate. Una boccata d'ossigeno per tutto il sistema, mai così 'benedetta' dagli addetti ai lavori.

Il discorso però cambia (parecchio) se parliamo del rapporto qualità-incassi. E qui vengono le dolenti note... niente di nuovo sotto il sole, certo, ma è piuttosto triste dare per scontato quanto già si sa: che, cioè, i grandi numeri sono fatti solo da certe commedie il cui livello artistico di sicuro non è eccelso. E, cosa ancora peggiore, che queste commedie premiano tutte personaggi di stampo prettamente televisivo: sembra, insomma, che oggi per avere successo ai botteghini nostrani bisogna prima imperversare in tv e poi trasferirne il linguaggio (non certo 'oxfordiano') sul grande schermo. Non è una prospettiva incoraggiante.

Inoltre, ricollegandoci a questo, dalle cifre dell'annata appena trascorsa emerge anche un altro dato piuttosto preoccupante: un calo clamoroso delle pellicole d'essai, o comunque geneticamente diverse dai blockbuster hollywoodiani. Basti pensare che il primo film oggettivamente 'di qualita' presente in classifica è Inception di Christopher Nolan, che si piazza appena al 15. posto. E addirittura nei primi venti troviamo soltanto un altro titolo: l'oscarizzato Il discorso del re, diciannovesimo. Seguono poi Hereafter (22.), Il cigno nero (31.), Habemus papam (32.), La solitudine dei numeri primi (50.). Altre pellicole belle e importanti come The Social Network, La versione di Barney, Il Grinta, Somewhere e perfino l'ultimo cult-movie malickiano, The Tree of Life, sono abbondantenente oltre il cinquantesimo posto.

Le cause? Almeno due quelle evidenti, e che vanno di pari passo: la prima è che ormai il livello culturale dello spettatore cinematografico medio si sta paurosamente abbassando sempre di più. Il 'popolo' vuole solo commedie e cartoni, si rifiuta di 'impegnarsi', e quando va al cinema vuole solo divertirsi e disconnettere il cervello. La seconda è che, oggettivamente, le sale d'essai vanno ormai scomparendo dai centri storici delle città a vantaggio delle multisale, la cui programmazione certamente non va in questa direzione. Il pubblico dei multiplex è costituito principalmente da giovani e giovanissimi, con internet e i videogiochi nel cuore e nella testa,  in cerca di kolossal spettacolari e farciti di effetti speciali. A farne le spese sono quindi i 'cinefili' doc, a cui viene a mancare proprio la 'materia prima', e che spesso, per indole, cultura e vocazione, rifuggono la 'mercificazione del prodotto' che si celebra nelle grandi strutture. Discorso diverso per gli anziani, la cui principale difficoltà spesso è di natura prettamente 'logistica': le multisale sorgono quasi sempre nelle periferie, e sono difficilmente raggiungibili per chi non può più permettersi di andare in macchina.

Appuntamento tra 365 giorni, nella speranza di un'analisi diversa.
Anche se, onestamente, non sono molto ottimista.

Premete QUI per vedere la classifica del box-office 2010/2011. 
(Attenzione: dati aggiornati in tempo reale e quindi in continua variazione)

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