sabato 10 settembre 2011

LIFE WHITHOUT PRINCIPLE (Hong Kong, 2011) di Johnnie To

Un ispettore di polizia onesto e ligio al dovere si trova improvvisamente a corto di denaro perchè la moglie ha speso una fortuna per la caparra di appartamento di lusso che non può permettersi. Un delinquentello di mezza tacca cerca di guadagnare, giocando in borsa, i soldi necessari al pagamento della cauzione del boss mafioso locale. Un'impiegata di banca, per mantenere il posto di lavoro, è costretta a vendere prodotti finanziari rischiosissimi a persone anziane e sprovvedute. Tre storie di ordinario squallore nella Hong Kong di oggi, dove ognuno dei tre personaggi ha uno smodato bisogno di soldi. A fare da collante, una valigia con cinque milioni di dollari di denaro sporco, che cambia continuamente padrone...

A quasi novant'anni di distanza dall'epico Greed, il capolavoro 'maledetto' firmato da Erich Von Stroheim, un regista asiatico torna a girare uno spaccato di grande efficacia e di spaventosa attualità sulla cupidigia umana, dirigendo uno straordinario thriller che ha come sfondo il mondo deviato e malato della finanza e della speculazione internazionale, che costringe non solo i delinquenti ma anche persone oneste e ordinarie, apparente irreprensibili, a rinunciare a qualsiasi principio morale (ecco il significato del titolo) pur di guadagnare più soldi possibile, a scapito della povera gente, solo per mantenere un posto nella scala sociale.
La valigia piena di contanti, vera protagonista del film, passa di mano in mano, lasciandosi dietro una scia di sangue e finendo nel posto più impensato possibile, cambiando il destino (nel bene e nel male) di tutti quelli che la intercettano. Alla fine, però, nessuno potrà ritenersi davvero 'pulito' e immune al cospetto del dio denaro.

Diavolo di un Marco Muller! Mentre tutti noi appassionati stavamo già a sfogliare la rosa dei candidati al Leone d'oro, ecco che proprio l'ultimo film in concorso, proiettato a notte fonda in una Sala Grande semivuota, si candida più che autorelvolmente al premio più ambito. Non sappiamo se l'americano Aronofski, presidente di giuria e regista 'onirico' e concettuale, terrà nella dovuta considerazione questo capolavoro... fosse per noi, non ci sarebbero davvero dubbi: Life without principle è il film che più ci ha colpito e emozionato, seppure mettendoci clamorosamente a disagio. Con buona pace di Oliver Stone, è il vero Wall Street del nostro tempo: Johnnie To ha costruito una pellicola magistrale, di impressionante drammaticità e dall'impeccabile contenuto tecnico e stilistico, che occhieggia furbescamente ai grandi classici del passato. Inevitabile, infatti, non pensare a Rapina a mano armata. Solo che qui, al posto delle pistole, ci sono le banche  ... il mondo cambia, non necessariamente in meglio.

VOTO: ***** 

2 commenti:

  1. Eh eh eh... uomo di poca fede ;)
    Forse adesso verrà un po' più considerato in Italia e riusciremo a vedere nelle sale questo suo ultimo film?!? Senza doverlo andare a cercare in salette d'essay e sperando in una programmazione maggiore di una settimana?!?
    Mah....

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  2. Ne dubito. Speravo che la giuria veneziana si 'accorgesse' di questo film, invece nulla... per carità, il 'Faust' di Sokurov è un degno vincitore, ma sinceramente mi spiace molto che capolavori come questi non vengono considerati. A scapito, magari, di film discreti ma infinitamente meno belli come 'Terraferma', premiato (è bene dirlo) solo per interessi politici.
    Ma si sa che a Venezia va così...

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