sabato 24 novembre 2012

ACCIAIO

(id.)
di Stefano Mordini (Italia, 2012)
con Matilde Giannini, Anna Bellezza, Michele Riondino, Vittoria Puccini
VOTO: ***/5

Per un beffardo scherzo del destino, Acciaio esce al cinema nel momento più nero della siderurgia italiana: inutile ricordare la drammatica vicenda dell'Ilva di Taranto e l'altrettanto drammatica situazione degli stabilimenti Lucchini di Piombino, a rischio chiusura e senza reali prospettive per il futuro. La vicenda di Acciaio è ambientata circa una decina di anni fa, quando il lavoro c'era ancora ma la crisi già si faceva sentire, lasciando preludere quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

E' raro che in Italia si parli ancora degli operai e del lavoro in generale. Non ne parlano quasi mai nè i media nè tantomeno il cinema. Per questo bisogna dare atto a Stefano Mordini di aver avuto coraggio a cimentarsi in un' 'impresa' del genere... se potrà dirsi riuscita questo ce lo diranno solo gli incassi, ma intanto il film ha già registrato una buona accoglienza alla Mostra di Venezia, nient'affatto scontata per un prodotto italiano così diverso dai consueti canoni nazionali e piuttosto 'scomodo' per ciò che racconta.

Va infatti reso merito al regista di riportato, nel suo piccolo, l'attenzione e l'interesse del pubblico verso la lotta di classe e verso la crisi economica che colpisce le fasce più deboli, condizionandone in negativo anche la vita sociale. Tratto da un mediocre romanzo della bolognese Silvia Avallone, inspiegabilmente best-seller di qualche stagione fa, la versione cinematografica di Acciaio può dirsi riuscita proprio in quegli aspetti dove il libro falliva miseramente. Mordini ha infatti apportato piccole ma sostanziali modifiche alla trama, smussando molto gli aspetti pruriginosi relativi alla sessualità delle due giovanissime protagoniste, e spostando invece l'attenzione dello spettatore verso la fabbrica, autentico microcosmo specchio della deriva civile e culturale che stiamo vivendo.

Le vite di Anna e Francesca infatti sono irrimediabilmente condizionate dai fumi delle ciminiere e dalle fiamme dell'altoforno della Lucchini: viene fin troppo facile il simbolismo tra l'inferno dantesco e quello che si trova all'interno dello stabilimento, dove dei lavoratori che stanno al livello più basso della scala sociale si guardano in cagnesco tra loro per paura di perdere uno dei mestieri più umili e sottopagati che esistano. L'egoismo che deriva dall'ignoranza e dall' in-cultura sarà la molla che farà scattare la tragedia e, nel contempo, la disperata voglia di scappare delle due ragazzine.

Acciaio è tutto sommato un discreto prodotto, sincero, snello, semplice e senza fronzoli nella realizzazione. Certo non si può fare a meno di notare un certo stampo 'televisivo' di fondo, ma le convincenti prove delle due adolescenti (al loro debutto assoluto nel cinema) nonchè quella del sempre più bravo Michele Riondino contribuiscono non poco alla riuscita del film.
Non saremo dalle parti di Ken Loach, e nemmeno da quelle di Elio Petri. Però il risultato è più che sufficiente. Abbastanza per potervelo consigliare. 

15 commenti:

  1. Non ho neppure letto il romanzo, a dire il vero. A dire la verità, rimando sempre la sua lettura, come faccio con ogni romanzo di cui sento tanto parlare bene. Sei il primo che mi capita che ne parla negativamente.

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    1. Io sono toscano, e ho trovato il romanzo della Avallone totalmente fuori dal contesto che racconta... come se la scrittrice da queste parti non ci fosse mai passata. Parla di cose che non conosce. Oltre a far parlare tutti i protagonisti in una lingua totalmente impersonale (in Toscana non diciamo 'padre' e 'madre' ma 'babbo' e 'mamma'). Ma, soprattutto, il libro prende in prestito il dramma sociale dell'acciaieria per imbastire solo una storiella pruriginosa sugli appetiti sessuali delle due ninfette. Il film, per fortuna, restituisce alle cose il loro valore e i giusti equilibri.

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  2. non ci avrei scommesso molto, però a questo punto mi sa che potrei tenerlo in considerazione per una visione...

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  3. A Venezia mi era piaciucchiato, ma non me lo ricordo bene da esprimere un commento preciso. Comunque è vero che il romanzo è proprio mediocre, come (quasi) tutti i premi Strega. Bravo il regista a rielaborarlo a modo suo. E bravissime anche le due giovani attrici.

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    1. Elena, a dire la verità il romanzo della Avallone era arrivato secondo allo Strega per pochissimi voti (quell'anno vinse Pennacchi con 'Canale Mussolini', che secondo me è un signor scrittore). Ma cambia poco... 'Acciaio' mi ha dato l'impressione di un romanzo scritto davvero senza cognizione di causa. Che poi abbia venduto tantissime copie è un altro discorso: si sa quanto quella fascetta gialla conti a livello di vendite...

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  4. Sai che ho mollato il libro a metà? Non mi è piaciuto per nulla. Magari con il film andrà meglio, ma attenderò una visione più casalinga.

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    1. Io l'ho finito, ma solo per vedere dove andava a parare. Romanzo mediocre e superficiale, lo ripeto ancora. Il film si può vedere, ma certo non rientra nella categoria di quelli 'memorabili'...

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    2. concordo: mediocre e superficiale
      leggendo le seguenti righe MI SEMBRAVA LIALA
      "lentamente realizzava quanto quel ragazzo fosse bello; forte e adulto e sicuro di sé; il volto bruno con la mascella squadrata... sembrava scolpito nel marmo; aveva qualcosa di prepotente negli occhi; e qualcosa di invitante nelle labbra un po' femminili..."

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    3. Eppure questo libro ha rischiato di vincere il Premio Strega e, se non sbaglio, ha trionfato al Campiello. A dimostrazione che anche nella letteratura, esattamente come al cinema, la gente legge solo quello che le viene detto di leggere... siamo un paese di vittime della pubblicità :-(

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    4. precisazione: ACCIAIO non ha vinto il Campiello (quell'anno se lo contesero ACCABADORA e CANALE MUSSOLINI), ma solo il premio Operaprima del Campiello
      perché lo hanno letto in tanti? perché c'è molto sesso e, come insegna Socrate, tira più un pelo...

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    5. E' proprio vero... parole sante! :-(

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  5. Risposte
    1. Che cosa? Se ti riferisci al libro... assolutamente no! Da evitare come la peste!
      Il film si può guardare.

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  6. Una delle rare volte in cui il film tratto dal libro è MEGLIO del libro stesso.

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  7. Ciao! Ma guarda chi si vede... :-)
    Beh, in questo caso effettivamente sì. Anche se, come sai, credo che sia sbagliato fare raffronti tra cinema e letteratura che sono due arti completamente diverse. Ma è chiaro che se un regista si limita a 'rifare' pedissequamente il libro senza metterci niente di suo, la pagina scritta si fa sempre preferire. Il regista è un artista e deve sempre metterci qualcosa, anche se il soggetto è di altri.

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