domenica 23 dicembre 2012

LO HOBBIT: UN VIAGGIO INASPETTATO

(The Hobbit: Part 1)
di Peter Jackson (Nuova Zelanda/USA, 2012)
con Martin Freeman, Richard Armitage, Ian McKellen, Cate Blanchett, Christopher Lee, Andy Serkis
VOTO: ***/5

E' sempre più difficile stupire, nell'era di internet, del digitale, del 3D e delle proiezioni a 48 fotogrammi al secondo... Dieci anni fa la trilogia de Il Signore degli Anelli ci aveva lasciati stupefatti e increduli di fronte a un'opera che all'epoca non esitammo a definire 'definitiva': quelle dodici ore complessive di film (considerate le versioni estese) ci erano parse inarrivabili per tecnica e capacità espressiva. A Peter Jackson rendemmo merito per aver rilanciato un genere, il fantasy, che appariva morto e sepolto e che invece seppe risorgere grazie alla 'lucida follia' di un regista coraggioso e megalomane, capace di trasporre egregiamente sullo schermo il romanzo più famoso e, si diceva, il più difficile di tutti da filmare...

Ma a Jackson piacciono le grandi sfide, ormai è evidente. E dieci anni dopo torna sul luogo del delitto, cimentandosi in un'impresa se possibile ancora più ardua: una nuova trilogia che altro non è che il prequel della precedente, con l'obbiettivo di renderla ancora più spettacolare e memorabile grazie anche alle sempre più sofisticate tecniche di ripresa. Premessa doverosa e necessaria: anche Lo Hobbit, come già Il Signore degli Anelli, è stato diviso in tre parti per ragioni puramente commerciali: ma si tratta di un'opera unica, girata tutta nello stesso momento, e che perciò andrebbe valutata nella sua interezza. Per farlo però bisognerà aspettare ancora due anni (il contratto prevede l'uscita nelle sale di un film all'anno). Per il momento, quindi, limitiamoci solo alle prime 'impressioni'...

La prima cosa che salta agli occhi di questo primo capitolo è senz'altro la 'dilatazione' del tempo: se ne Il Signore degli Anelli il regista lavorava di sintesi (tre film di tre ore e passa l'uno erano appena sufficienti per realizzare una versione attendibile della monumentale saga tolkeniana), ne Lo Hobbit accade esattamente l'opposto: un unico libro, neanche lunghissimo, viene diviso in tre parti. E con la prima di queste, Un viaggio inaspettato, non si arriva nemmeno a metà del romanzo. 174 minuti di pellicola per raccontare, in pratica, solo l'antefatto della storia. Troppi? Necessari? Difficile dirlo... Certo possiamo intuirne il motivo: Jackson doveva in qualche modo 'presentarsi' alle nuove generazioni (quelle che non hanno mai letto Tolkien e avevano bisogno di un minimo di spiegazione) e, nello stesso momento, 'riconquistare' i cuori degli spettatori della vecchia trilogia, 'orfani' e nostalgici dei personaggi di un tempo.

Ecco perchè, in pratica, tutta la prima ora del film viene dedicata alla presentazione dei personaggi e ai loro 'collegamenti' con la vecchia trilogia: il regista, astutamente, ricorre subito al flashback in modo da gettare nella mischia fin dall'inizio i vari Bilbo, Frodo, Gandalf e compagnia... in questo modo vecchie e nuove generazioni di spettatori si uniscono ed è anche più facile seguire la trama. C'è però il rovescio della medaglia: a farne le spese è inevitabilmente il ritmo della pellicola, che all'inizio è veramente noiosetta e poco interessante, dominata da un'antipatica voce-off che ci spiega (fin troppo dettagliatamente) quello succederà di lì a poco. Peccato però che, appunto, per un'ora non succede niente e gli sbadigli si susseguono impietosi, nonostante il bellissimo 3D e le riprese mozzafiato dei tipici paesaggi tolkeniani.

Poi però si passa all'azione, e il discorso cambia: qui Jackson finalmente torna a lidi a lui più congeniali e i risultati si vedono: il ritmo e la tensione aumentano vertiginosamente, e con essi le scene più spettacolari. Le battaglie con i Troll, il duello tra le montagne 'vive', la fuga tra le caverne degli Orchi, i precipizi di GranBurrone riportano la pellicola sui livelli a cui eravamo abituati. Entrano in scena anche i personaggi 'storici' dell'epopea: ritroviamo il subdolo Saruman, l'elfo Elrond, la bellissima ed eterea Galadriel e, ovviamente, il viscido Gollum, del quale scopriamo finalmente come abbia fatto a farsi 'fregare' il suo celeberrimo 'tessssoro', ovvero l'anello che Bilbo custodirà per quasi sessant'anni prima di scatenare il finimondo...

Insomma, il primo episodio de Lo Hobbit è una specie di 'passerella' tra il vecchio e il nuovo, dove inevitabilmente il confronto con la precedente trilogia si fa sentire e getta un'ombra pesante. Sarà per questo che Jackson ha decisamente cambiato anche il metodo di approccio alla storia: rispetto alla 'sacralità' de Il Signore degli Anelli, infatti, Lo Hobbit ha un tono molto più confidenziale, sbarazzino, fanciullesco, a tratti anche volgarotto, certamente molto meno 'formale'. Nonostante questo, però, è utopia sperare che questo film ci coinvolga emotivamente quanto i precedenti. Vero è che, come dicevamo, questo è solo il 'primo tempo' di tutta la saga e mancano ancora molti elementi determinanti (ad esempio, non c'è ancora un vero cattivo: Sauron e il drago Smaug entreranno in scena nei prossimi film) ma, semplicemente, la verità è che ormai lo spettatore è abituato a tutto ed è sempre più difficile stupirlo, appunto, con gli effetti speciali. Lo Hobbit si lascia guardare, in certi punti ci fa palpitare, in generale ci piaciucchia, ma certo la 'meraviglia' non abita più da queste parti...

9 commenti:

  1. A me è piaciuto tantissimo, soprattutto a distanza.
    Trovo sia riassunto alla grande dalla frase di Gandalf a proposito del potere e della meraviglia per le piccole cose.

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    1. 'Tantissimo' mi sembra esagerato... :-D però questi sono film che tanto più piacciono quanto si è capaci di sciogliere la mente e far volare la fantasia. A me mi capita sempre più di rado, sarà forse l'età che avanza? :-)

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  2. A me non ha convinto per nulla. In generale sono in linea con la tua opinione. Oltretutto ho trovato eccessivo l'uso del grottesco, come se Jackson volesse tornare ai fasti delle sue prime pellicole splatter senza però riuscire a conservarne l'aspetto amatoriale che ne era l'essenza. Insomma, una mezza delusione. La parte più bella è quella in cui entra in scena Gollum che si rivela, ancora una volta, personaggio a tutto tondo e reale motore della vicenda. Beh, che dire? Lo aspettiamo al varco con i prossimi capitoli!

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  3. Visto ieri sera a tarda ora per evitare le famiglie con pargoli al seguito. (è ancora vivo il ricordo de "Il signore degli anelli" con un bambino impaurito e logorroico dietro di me).
    Concordo sulla prima ora quasi inutile; si poteva ridurre a 15 minuti e il film ne avrebbe guadagnato. Per fortuna poi inizia il viaggio e il tutto prende quota, specie con i 15-20 minuti strepitosi in cui entra in scena Gollum.

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    1. Io invece l'ho visto alle 3 del pomeriggio ed era pieno di ragazzini... :-D Mi ha stupito il loro applauso finale: soltanto ai festival mi era capitato di ascoltare gli applausi a fine proiezione. Segno evidente che siamo noi 'anziani' ad essere troppo smaliziati e, ahimè, sempre più incapaci ormai di sorprenderci davanti al grande schermo... beata gioventu' !!

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  4. è il film ideale per ragazzini
    un po' è FIABA (Radagast con la slitta e i coniglioni fa tanto Narnia) un po' è spaccaspacca (mancano le armi da fuoco, ma per il resto non manca niente)
    concordo con Lucien: la scena migliore è quella di BILBO vs GOLLUM

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  5. Mi pare che siamo tutti d'accordo che i momenti migliori sono quelli in cui vediamo in scena Gollum. Ha ragione hetschaap: è il personaggio meglio definito e più incisivo della saga, inquietante e ambiguo, l'autentico protagonista che fa da anello dicongiunzione tra le due trilogie. D'accordissimo anche sull'eccessiva durata del prologo: la prima ora è davvero 'abbioccante', ma come ripeto va vista nel contesto di tutti e tre i film. Vediamo se nei prossimi due il ritmo recipera...

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  6. A me non è dispiaciuto, anche se certo Il signore degli anelli era un'altra cosa. Però c'è bisogno di un po' di fantasy in questo mondo così triste... :-D

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  7. E' verissimo, Elena! Il fantasy, aldilà che cinematograficamente possa piacere o meno, ha un grande merito, che passa quasi sempre in secondo piano: ci aiuta a liberare la mente, a lasciarsi andare, a sognare, a stimolare la nostra fantasia. E non è affatto poco...

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