mercoledì 21 agosto 2013

(Ri)vediamoli - STARSHIP TROOPERS


(id.)
di Paul Verhoeven (USA, 1997)
con Casper Van Dien, Denise Richards, Dina Meyer, Michael Ironside, Jake Busey, Neil Patrick Harris

A scanso di equivoci preferisco dirvelo subito: nel pieno possesso delle mie facoltà mentali sono pronto ad affermare con assoluta certezza che se un giorno mi chiedessero di dover scegliere tra i venti, dieci o cinque film di fantascienza da portare sulla famosa isola deserta, un posticino per Starship Troopers lo troverei sempre, a prescindere... E non avete idea di quante animate discussioni (è un eufemismo per non chiamarle 'litigate furibonde') abbia dovuto sostenere in passato per difendere a spada tratta questo film, spesso da solo contro legioni di cinefili inviperiti che mi accusavano di blasfemìa... (sic!) Sì, lo so, questa non è certo fantscienza 'filosofica', nè alta e nè nobile
(anzi, è proprio di grana grossa), così come non mi sogno certo di paragonarlo ai grandi classici del passato. Però...

C'è un però. Intanto bisogna ricordare che il regista di questo film è il signor Paul Verhoeven: l'uomo che ha portato sul grande schermo autentiche sciocchezze iper-commerciali e modaiole come Basic Instinct o Showgirls ma anche (non dobbiamo dimenticarlo!) un paio tra le migliori pellicole di fantascienza degli anni '80 quali Atto di Forza e Robocop, peraltro entrambe già cult tra gli appassionati. Inoltre, va detto che Starship Troopers a dispetto della confezione patinatissima e tuttaltro che autoriale, non è affatto un film superficiale. Anzi! E' una pellicola che proprio a causa dei suoi contenuti suscitò non poche polemiche al momento dell'uscita negli Stati Uniti (avvenuta nel 1997, lo stesso anno di Titanic). Il motivo? Semplice: il film è tratto dall'omonimo romanzo di Robert Heinlein, edito nel 1959 e pubblicato in Italia col nome di Fanteria dello Spazio, e considerato unanimemente come uno dei libri più militaristi e guerrafondai della letteratura contemporanea...

E quindi, per associazione, ecco che buona parte della critica a stelle e strisce (in maggioranza piuttosto miope e conservatrice, oltre che da sempre schizzinosa nei confronti della fantascienza in generale) 'bollò' immediatamente il film di Verhoeven come estremista e intollerante, secondo l'assioma consolidato e fin troppo banale per cui 'se il romanzo da cui è tratto il film è filonazista, allora deve esserlo per forza anche la sua riduzione cinematografica'. Ipotesi che, giustamente, fece andare su tutte le furie il corpulento regista olandese, indignato da una visione così semplicistica e totalmente distorta della sua opera. In realtà Starship Troopers è esattamente l'opposto, vale a dire una clamorosa, sarcastica, irriverente e geniale presa in giro verso tutti i totalitarismi, i cui modelli vengono beffardamente sbertucciati da una visione ironica e pungente dei 'palazzi del potere'.

La trama: in un futuro non troppo remoto, la Terra è minacciata da una miriade di mostruosi insetti-alieni pronti a distruggere ogni traccia del genere umano. Per fronteggiare il pericolo, su tutto il pianeta viene costituito un governo mondiale di stampo assolutista e organizzato secondo una rigida gerarchia militare. La popolazione è così divisa tra civili e cittadini: i primi sono semplici abitanti del pianeta, privati di elettorato attivo e passivo e senza possibilità di incidere sulla vita politica e sociale. I secondi invece sono la parte 'attiva' della comunità: possono votare, farsi eleggere, intraprendere ogni tipo di carriera e godere di tutti i benefici e privilegi consentiti dalla legge. In cambio, devono accettare di arruolarsi nell'esercito e rischiare la propria vita a tutela del destino del mondo. Ovviamente il governo spinge con ogni mezzo i ragazzi a diventare 'cittadini', propagandando fin dall'istruzione scolastica il culto della Patria e del dovere, e legittimando la violenza come strumento più pratico per porre fine alle controversie. E quando un 'commando' di insetti feroci distrugge completamente la città di Buenos Aires, la guerra diventa totale...

A questo punto, tutta l'ironia feroce di Verhoeven verso la dittatura militare diventa il punto di forza del film, che è vera gioia per gli occhi: è uno spasso infatti vedere come il regista riesce a dileggiare un'autorità e uno stile di vita che si prendono terribilmente sul serio: i valorosi 'cittadini', infatti, sono tutti ragazzi e ragazze bellissimi, alti, agili e decerebrati, pieni di muscoli e con un'apertura mentale pari a zero... c'è chi si arruola solo per stare insieme alla fidanzata, chi per diventare insegnante, chi per fare soldi, e tutti prima o poi vengono fatti a pezzi dai terribili insettacci che si dimostrano molto ma molto più intelligenti di quello che vogliono far credere (di sicuro molto più degli esseri umani...). E mentre la tv di regime bombarda gli spettatori con beceri spot di propaganda verso gli insetti ("L'unica cimice buona è una cimice mortai!") l'esercito terrestre viene mandato al massacro su Klendatu, il pianeta originario delle tremende 'bestiacce'.

Ai più non sfuggirà poi che Starship Troopers assomiglia più a un film di guerra hollywoodiano degli anni '50 piuttosto che a un film di fantascienza: i soldati di Veroheven, infatti, si spostano con le astronavi ma combattono con fucili e coltelli, ingaggiando sanguinari corpo a corpo con gli insetti. Fuori fa un caldo bestiale ma le loro divise sono fatte di cappottoni e mantelli che ricalcano in maniera evidente le divise delle SS. Inoltre, le strategie di battaglia sono esattamente le stesse delle grandi guerre mondiali del secolo scorso: aviazione ad aprire la strada e poi la fanteria a sfidare a duello il nemico... tutto questo con uno scopo evidente: a Verhoeven non interessa affatto immaginare come sarà la società futuribile, dato che anche quella attuale, secondo la sua caustica visione, è già abbastanza malmessa. Il suo film è un monito evidente contro ogni guerra e ogni totalitarismo, esattamente il contrario di quello che aveva capito l'ottusa critica americana. Mentre per noi spettatori sono soprattutto due ore e passa di gran divertimento.  

8 commenti:

  1. Ottima analisi. Un film che rimane sempre sul filo del rasoio, un film che oscilla ambiguamente (e pericolosamente) tra il prendersi in giro e il prendersi sul serio, difficile non cadere nella trappola. Un film che si mette in discussione di continuo, che polemizza sé stesso...Mi piace!

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    1. Sì, un po' come in tutti i film di Verhoeven: di certo lui è uno che impugna l'accetta anzichè il coltello... non ci va giù leggero. In questo senso un film coraggioso, anche se in pochi hanno compreso la sfumatura.

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  2. Ti dirò, anche se nei suoi limiti, mi è sempre piaciucchiato!

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  3. E' chiaro che il film ha dei limiti, infatti non lo considero un capolavoro: però è un 'cult', una cosa ben diversa. Uno di quei film che ti piacciono 'a prescindere' da tutto, che rivedresti mille e mille volte. Io lo adoro :)

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  4. Come sai sono molto d'accordo, Verhoeven nella fase America della sua carriera ha messo su 11 (come l'amplificatore degli Spinal Tap) il livello della satira. Qui riporta l'uso martellante della tv già usato in Robocop, e da Atto di forza i livello di lettura della trama. Ad una prima occhiata é solo un giocattolone rumoroso con soldati che sparano agli insettoni, in realtà hai detto molto bene, la miglior critica possibile ai totalitarismi, definizione impeccabile. Assurdo che l'occupazione Nazista l'ha vista bene in patria si sia beccato tali accuse, la satira purtroppo non é per tutti i critici. Cheers!

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    1. Più che altro non è per la critica americana, in special modo quella hollywoodiana, da sempre tradizionalmente bigotta e conservatrice, incapace di vedere oltre il palmo del proprio naso... ti faccio i complimenti anche qui per la tua splendida recensione, che mi ha fatto ricordare questo bellissimo film!

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