sabato 3 maggio 2014

NYMPH()MANIAC

(Nymph( )maniac, vol. I - II)
di Lars Von Trier (Danimarca, 2013)
con Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgard, Stacy Martin, Shia LaBoeuf, Christian Slater, Uma Thurman, Hugo Speer, Willem Dafoe, Mia Goth
durata: 240 min. (100' + 140')


Non è bello, mi rendo conto, iniziare una recensione con uno spoiler... ma davvero non riesco a parlare di Nymph()maniac senza citare la scena (per me) più importante di tutto il film, quella che ne dà la chiave di lettura e ci consente di formulare un'interpretazione scevra da pregiudizi (e diciamo subito che se avete pregiudizi di qualsiasi tipo non iniziate nemmeno la visione del film, perchè Nymph()maniac per essere compreso e giudicato va affrontato con la mente aperta e una certa predisposizione all'ascolto: mai come in questo caso infatti si tratta di un film - e di un autore - che tendono la mano, seppur a modo loro, verso chi guarda... e proverò a spiegarne il motivo).

In questa scena Joe, la protagonista, entrata nel giro della malavita, ha il compito di estorcere a un tizio una cospicua somma di denaro, con ogni mezzo. L'uomo però si rivela un duro e non cede alle reiterate minacce, finchè Joe ha un'intuizione: stimolando sessualmente il malcapitato, scopre la sua insana passione per la pedofilia... l'uomo crolla ma, a sorpresa, Joe anzichè continuare a tormentarlo finisce con l'impietosirsi e gli pratica una fellatio consolatoria. La sua spiegazione è sconvolgente: solo il 5% dei pedofili violenta i bambini, mentre il restante 95% reprime la propria passione per tutta la vita. E' chiara la morale di Joe: non si può condannare un uomo per la sua sessualità solo perchè questa è ritenuta oscena dal mondo comune. La pedofilia come la ninfomania, ovvero il disprezzo per il 'diverso', l'isolamento, l'incomprensione, il dolore represso.

Nymph()maniac è un film dove il dolore è protagonista assoluto: è il dolore di un cineasta complesso e complessato, che lo esprime a modo suo, con gli strumenti (forse gli unici) che possiede e che sa usare. E' un grido disperato, una richiesta di comprensione se non addirittura di aiuto: Von Trier ci chiede di aprire gli occhi sulla diversità, verso chi non riesce a trovare la serenità nel conformismo.

Viene facile pensare che stia parlando di sè: non sappiamo se sia così ma di sicuro il film è l'espressione di un disagio lancinante, quasi incontrollabile. Per certi aspetti è il naturale seguito di Melancholia (pur non riuscendo a raggiungere le stesse vette di coinvolgimento, emotività ed espressività): è un film profondamente umano ma anche sobrio (non sto scherzando!), che rifugge le provocazioni estreme e violente di Antichrist (e anche il moralismo bigotto de Le onde del destino e Dancer in the dark) per raccontarci una storia di sofferenza, esclusione, profonda solitudine, che per una volta non vuole convincerci di niente ma solo coinvolgerci e farci ragionare.

Il racconto è lungo otto capitoli più un prologo, nel quale vediamo la protagonista, Joe (Charlotte Gainsbourg) giacere al suolo in vicolo buio e maleodorante, piena di lividi e ferite. A trovarla è l'anziano professor Seligman (Stellan Skarsgard) che la raccoglie e la porta a casa sua, la stende sul letto e la rifocilla. Lentamente, pur con grande diffidenza, la donna accetta di raccontare la storia della propria vita, ben consapevole che difficilmente incontrerà la comprensione del suo interlocutore...

Joe è una ninfomane: lungo gli otto spezzoni del film si assiste senza troppi fronzoli prima allo svilupparsi del desiderio, fin dall'infanzia, quando la vediamo allagare il pavimento del bagno e strusciare la vagina sulle piastrelle bagnate, e via via fino alla sempre più inarrestabile voracità sessuale, che la costringe praticamente fin da subito a un'obbligata solitudine, rifuggendo a differenza delle sue coetanee 'una società basata ossessivamente sull'amore'... il problema è che l'amore, essendo irrazionale (e quindi pericolosissimo nella psiche vontrieriana) è anche incontrollabile e imprevedibile: e quando arriva davvero, nei panni del suo imbelle datore di lavoro Jerome (Shia LaBoeuf), si scontra inevitabilmente con l'eccessivo soddisfacimento e la monotonia dell'atto sessuale, ormai ridotto a puro meccanicismo.

Per Joe inizia così la discesa agli inferi: i disperati tentativi di rinvigorire il desiderio la spingono a pratiche sempre più estreme, tremende per squallore e pericolosità, che ovviamente la rendono ancora più infelice. E qui entra  in scena il vecchio Seligman, ovvero la coscienza civile del racconto, colui che guarda e giudica, apparentemente distaccato e disposto ad ascoltare...

Seligman rappresenta il mondo esterno, benpensante, ipocrita e fintamente progressista, che si nasconde dietro una cultura ostentata e arida ma che in realtà fa una fatica enorme ad accettare quello che non rientra nei suoi canoni: non a caso all'inizio mostra uno spiccato interesse verso il racconto di Joe, cercando di giustificare e interpretare il crescente appetito erotico della donna (e facendo ricorso a pseudo-digressioni storiche, teologiche, scientifiche, matematiche) per poi però irrigidirsi sempre più man mano che Joe descrive invece lo spegnimento della passione. Seligman, vergine e asessuato (?), non concepisce e non comprende un mondo per lui inesplorato, e lo rifiuta senza mezzi termini. E il finale del film, esemplare nella sua banalità, si rivela l'unico possibile.

Nymph()maniac è il film più complesso, sincero e onesto di Lars Von Trier. Non il più riuscito, forse proprio a causa del suo personale disagio interiore che gli fa venir meno, in parte, la proverbiale sfrontatezza e irriverenza delle opere più note. Quattro ore di durata (e parliamo solo della versione accorciata, quella visionata dal sottoscritto) sono un po' troppe per uno sviluppo fluido e lucido di un film del genere, dove momenti topici e emotivamente coinvolgenti, quasi ai limiti della sostenibilità (l'episiodio con Uma Thurman, dignitosa e disperata moglie tradita, è straordinario) si alternano a sequenze abbastanza stucchevoli e ripetitive. Ma, complessivamente, è un'opera che certo non lascia indifferente e ti fa pensare. A patto, come dicevamo all'inizio, di essere disposti a spogliarsi dei propri pregiudizi.

24 commenti:

  1. Come sempre grandissima recensione, ho apprezzato molto il fatto che hai aspettato la seconda parte per fare una recensione completa e a parer mio anche più professionale, a me questo film mi è piaciuto molto, però come dici all'inizio non è per menti chiuse.

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    1. Infatti. Ti dirò di più: per me è uno scempio artistico spezzarlo in due tronconi e farli vedere a due settimane di distanza, anche se ovviamente capisco le logiche commerciali... Ed è soprattutto un film che va visto se si è disposti a vederlo: non è un gioco di parole.

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  2. Ottima recensione! Io l'ho odiato, ma leggendoti ho compreso perché ti è piaciuto :)
    Per me comunque rientra nella classica provocazione sterile alla Trier, lo associo, per quello che ne ho tratto io, al classico e shakespeariano 'tanto rumore per nulla'. E lo spezzone sulla pedofilia, beh, lì scusa tanto, sarò bigotto ma non riesco proprio a farglielo passare.
    Per me la classica conferma di quello che penso da anni su questo regista.

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    1. Se dici che questo film è provocatorio, perdonami, credo che tu abbia dei forti pregiudizi nei confronti di Von Trier. E ti capisco, ce li ho tuttora anch'io... e non nego che certi film del regista danese siano davvero delle vuote provocazioni fini a se stesse (per esempio, Antichrist). Però se mi dici che Nymph()manic conferma l'opinione che hai da anni su di lui, allora non sono assolutamente d'accordo: per me invece è un film molto particolare che prosegue il cammino iniziato con Melancholia, ovvero un Von Trier decisamente 'umano', dolente, molto rigoroso e perfino trattenuto nei contenuti. Poi ovviamente può piacere o meno, però il tuo approccio a questo film mi pare davvero un po' ideologico...
      Riguardo la scena 'incriminata', non è questione di bigottismo: Joe non giustifica la pedofilia (che è e resta un crimine aberrante) ma rivendica il diritto di ogni essere umano a non sentirsi discriminato per la sua sessualità. Anche qui si può essere o meno d'accordo, ma il discorso è ben diverso.

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    2. Non posso negare che sono affetto da un vago pregiudizio, ma non l'ho visto poi così trattenuto. Non nego che magari non c'ho capito nulla, ma trattare questo tema in questa maniera mi è sembrato davvero 'cercare la via più facile per il sentiero più difficile' - non so se mi sono spiegato.
      Poi il bello del cinema è vedere sempre opinioni così differenti :D

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    3. Il discorso sulla pedofilia non è affatto assolutorio.
      Anzi, credo anche io che forse sia la scena e il pezzo più bello e significativo del film, una straordinaria e incontestabile analisi del problema.
      Se l'hai letto come giustificazione alla pedofilia è perchè parti prevenuto in una maniera talmente netta e assurda che ogni argomento "strano" che Tier affronta lo vedi come una sua stronzata o visione abominevole.
      Il pedofilo è un malato che non è contento di quello che è. come tutti i malati.
      E vivere una vita di rinunce e ci combattimento con quello che è riuscendo a non sbagliar mai, a non rovinare mai la vita di nessun altro, è qualcosa di meravigliosamente umano, quasi da pietas.
      Solo Trier poteva dirlo.
      E solo chi accetta di fare discorsi scomodi può accettarlo e capirlo.
      Un abbraccione Jacques.
      Tanto Trier c'è una volta ogni due anni, abbiamo tanto tempo per tranquillizzarci :)

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  3. certamente non lo metto in dubbio, per me è un film imperfetto ma, posso sempre dargli un altra possibilità più avanti...cmq ho preferito della trilogia della depressione Melancholia, più emotivamente coinvolgente di Nymph()maniac :)

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    1. Assolutamente d'accordo, Melancholia è un grandissimo film, direi più compiuto e cinematograficamente più valido di questo. Però Nymph()maniac è certamente più coraggioso e sofferto, e merita rispetto.

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  4. è incredibile come abbiamo interpretato in modo diverso il personaggio di Seligman. Magari non ho capito nulla, ma per me rappresentava davvero un personaggio disposto all'ascolto: per me è Lars Von Trier che dà sfogo a tutte le sue ossessioni, e che allo stesso tempo costruisce un ponte, un avvicinamento e una comprensione sincera della vicenda di Joe. Spesso Seligman la rassicura, le dice che non c'è alcuna colpa nelle sue azioni (e lei si sente in colpa per tutto, praticamente), e a me sembra sincero. Il finale l'ho interpretato A: l'apice del nichilismo: non possiamo essere capiti da nessuno; B: il regista che ce lo mette in quel posto a. per non darcela vinta e per stupire b. per dirci che non esiste un lieto fine c. perchè pensa che non esista un lieto fine. Ecco, dopo essermici arrabbiata tantissimo (per me era un buttare a terra tutto quello che aveva costruito), l'ho interpretato così. Per me è un film spesso toccante, per niente sconvolgente: anche la struttura sembra costruita apposta così per essere un dialogo con il pubblico, un dire come la vede lui. Certo, anch'io ammetto di non aver 'retto' alcune derive del secondo capitolo, ma penso che infondo la deriva fosse inevitabile.
    Ah, quanto ce sarebbe da dì, Saurin!
    smak!
    r

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    1. Carissima, che fai... ti sei trasfigurata nell'avatar di Castiglione? :)
      Dai, scherzo! Sì, ci sarebbe tanto da dire su questo film... Io dico che la risposta che più si avvicina è la A: in effetti l'incomunicabilità (intesa come il disagio, l'impotenza nel riuscire a farsi capire dal mondo conformista che ci circonda) è da sempre un punto cardine del cinema di Von Trier. E, scusami se lo ripeto fino alla nausea, era già deflagrato con 'Melancholia'. Io però non mi sono affatto arrabbiato: come ho scritto, per me il finale è davvero l'unico possibile, proprio per quanto detto finora. Un finale diverso sarebbe stato ipocrita, incoerente. Ed ho apprezzato molto Von Trier per aver abbandonato l'ipocrisia in nome di un dolore tanto mostrato quanto umano.
      Per il resto non posso che essere d'accordo con te: anch'io l'ho trovato un film toccante, nient'affatto 'scandaloso'. E certe scene, davvero, sono quasi insostenibili per tensione e commozione... certo non lo rivedrei una seconda volta (almeno non a breve :) ) ma ne valeva assolutamente la pena!

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  5. Gran bell'argomentazione, e ottimo punto di vista.
    Io l'ho trovato tutto sommato innocuo, per essere un film di Von Trier.
    Forse la mia mente è un pò troppo aperta! ;)

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    1. Può essere! :)
      Scherzi a parte, ovviamente non dico che debba piacere per forza, però mi sembra ingiusto trattarlo con molta sufficienza e prevenzione, come molti hanno fatto.

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  6. Clap clap!
    Recensione e analisi davvero ottima, in cui mi ritrovo molto e con cui condivido molte riflessioni.
    Sarei curiosa ora di vedere la versione estesa non solo del film, ma anche del tuo scritto :)

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    1. Ah ah! :) Tranquilla, non c'è nessuna 'extended version'... ho semplicemente sforbiciato alcuni dettagli descrittivi delle varie scene, sia perchè non mi piace 'spoilerare' nelle recensioni, sia perchè in realtà ogni capitolo è quasi come in film a sè e, a quel punto avrei dovuto fare quasi una recensione a puntate :) il cinema di Von Trier è estremamente complesso e nessun dettaglio è lasciato a caso, ma in questo modo non finiremmo più di parlarne...
      Anch'io invece aspetto con grande curiosità la versione 'lunga' del dvd, proprio per vedere se davvero ci sono contenuti e sequenze più approfondite.
      In ogni caso, grazie ancora per i complimenti: fanno davvero piacere!

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  7. ho visto per il momento solo la prima parte e sebbene sia una visione parziale posso dire che mi aspettavo qualcosa di più sconvolgente e punzecchiante e invece, per adesso, mi è parso molto blando, quasi timido...
    Bella analisi la tua!

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    1. Più che timido direi 'umano'... poi sai, il fatto di 'sconvolgere' o meno dipende sempre dalla sensibilità personale: quello che può esserlo per me non è detto che lo sia per un altro. Ad ogni modo è un Von Trier molto diverso rispetto al passato, questo certamente.
      Grazie per i complimenti! :)

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  8. la tua rece è davvero bella e sentita, ma Von Trier per me non è manco un regista e il suo non è cinema, sto film non l'ho visto e manco lo vedrò, mi è bastato Antichrist per capire quanto questo regista (???) sia fasullo.
    Mia personale opinione sia chiaro, Von Trier è il classico regista che divide lo so, o lo si ama o lo si odia, io lo odio :-)

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    1. Beh, cosa vuoi che ti dica... non è che lasci molto spazio per il dialogo :) padronissimo di non vederlo però, permiettimi, dire che il cinema di Von Trier non è cinema mi pare un po' eccessivo: intendimi, anch'io ho odiato svariati suoi film (per l'appunto Antichrist) però non si può non riconoscerne almeno il valore stilistico. Poi, sul fatto che divida, siamo tutti d'accordo... ma credo sarebbe meglio un approccio meno ideologico. Senza volerti fare la paternale, ci mancherebbe!

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  9. Gran bella analisi, complimenti! Mah, Von Trier è il cinema nato per discutere e far pensare. E con la tua recensione ci è riuscito pienamente! ;)

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    1. Direi proprio di sì. Per questo dico sempre che, piaccia o no, Von Trier è un Autore a tutto tondo: non esiste un solo suo film che non sia carico di significati e del quale non stiamo a discuterne...

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  10. Più ti leggo più penso che tra noi blogger tu sia la cartina di tornasole, il punto di riferimento, l'oggettività cui tutti, bene o male, dovremmo tendere mantenendo poi le nostre passioni e i nostri stili.
    Sono d'accordo praticamente su tutto, con quel pizzico di coinvolgimento in più che a me Lars dà sempre.
    La cosa veramente incredibile è che nelle numerose recensioni stroncature che ho letto (alcune talmente violente e irrispettose da far fatica a finirle) ho letto di un film vuoto.
    Vuoto?
    Chiamalo monnezza, chiamalo autoreferenziale, chiamalo pippa mentale, chiamalo trah, chiamalo quello che ti pare, ma questo è un film che ha tutto dentro.
    Probabilmente chi scrive questo o si atteggia (ed è bello atteggiarsi a demolitori, specie di Trier) o non ha mai conosciuto in vita sua il dolore, la solitudine, la grande bruttezza, quando c'è, della vita.

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    1. Penso, semplicemente, che chi giudica vuoto questo film non lo abbia nemmeno visto. E Von Trier si presta bene per quelli che sostengono la tesi del 'NON l'ho visto e NON mi piace'. E' il regista modello per questa gente, che non bisogna necessariamente sopportare... come ti ho detto, anch'io ho detestato parecchi film di Von Trier, ma li ho visti tutti da cima a fondo. Tutti.

      E qui si aprirebbe un'altra discussione... molti odiano Von Trier, però si vedono tutti i suoi film. Singolare, no? :)

      p.s. ho sorvolato sui complimenti che mi fai perchè mi sembrano esagerati. Non è falsa modestia, credimi. Però mi fanno davvero piacere. Ti ringrazio. Un grazie sincero.

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    2. Io invece credo che i film poi li vedano tutti.
      Ma si limitano a guardarli senza vederli tanto sanno già che vogliono stroncarli.
      Ad esempio una sequenza strepitosa come quella del pedofilo mica la si analizza, no, ma c'è pedofilia + von trier= massacriamolo!
      e funziona così per tutto il film credo

      i complimenti sono sinceri
      non sto dicendo che sei il migliore ma quello che riesce ad essere più oggettivo in un'analisi, mantenendo comunque la capacità di dire cose proprie e non riportate

      io non ci riesco, anche con Nymphomaniac sono partito per le mie tangenti e non sono riuscito a staccarmi dal fatto che Von Trier per me è uno dei 3,4 più grandi registi viventi

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    3. Ah ah! :) forse è perchè ormai alla mia età si è spento il fuoco della passione! Scherzo... in realtà diciamo che tendenzialmente non ho 'totem', nè in fatto di registi nè in fatto di interpreti (salvo qualche rarissima eccezione che i lettori di questo blog conoscono bene :) ) e in effetti mi piacciono più le singole opere che 'il regista'. So che i puristi cinefili non amano questo (nel senso che un regista andrebbe valutato in tutto il suo percorso artistico) però il fatto di non 'innamorarmi' perdutamente di nessuno mi consente indubbiamente più obiettività di giudizio.

      E comunque credo che Von Trier in certo senso sia un po' come Tarantino, ossia che chi lo ama lo ama visceralmente, in maniera incondizionata. I suoi fan non sono tantissimi (senz'altro molti meno dei detrattori) ma si fanno sentire eccome!

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