giovedì 24 luglio 2014

VENEZIA 71: UNA MOSTRA PER CINEFILI

Sarà una Mostra per veri appassionati, in piena continuità con le due precedenti edizioni firmate da Alberto Barbera. Una Mostra per cinefili, poco glamour, un pochino snob, con tanti film 'da festival' e (speriamo) con più attenzione alla qualità e all'originalità piuttosto che ai nomi altisonanti a fare da specchietto per le allodole. D'altronde Barbera era stato chiaro fin dalla vigilia: inutile portare al Lido film che non hanno alcun bisogno di promozione e visibilità. Meglio concentrarsi su titoli 'di nicchia', magari con uno sguardo al cinema indie e che possano allargare gli orizzonti della settima arte. Insomma, in parole povere, era inutile aspettarsi in laguna gente come Woody Allen, Tim Burton e David Fincher: a loro non serve Venezia e Venezia non ha bisogno di loro... almeno nella concezione 'barberiana' della Mostra.

Pochi rimpianti quindi: dispiace solo per le assenze di Paul T. Anderson (ma l'ambizioso Inherent Vice non è ancora pronto) e, soprattutto, di Ermanno Olmi: ma l'ultra-ottantenne maestro bergamasco, per evidenti ragioni anagrafiche, non se l'è sentita di presenziare alla Mostra: il suo Torneranno i prati uscirà direttamente in sala, a novembre.

Ma parliamo di chi c'è.
Venezia 71 sarà principalmente un derby italo-francese: alle tradizionali quattro pellicole italiane presenti in concorso (Martone, Munzi, Costanzo e l' 'oriundo' Abel Ferrara, col suo già discusso ritratto di Pasolini) si contrapporranno ben quattro titoli d'oltralpe, quasi preannunciati dal manifesto ufficiale che quest'anno omaggia Truffaut e I 400 colpi: Benoit Jaquot (in gara col melodramma Tre Cuori, con Charlotte Gainsbourg, Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve), Xavier Beauvois (il regista di Uomini di Dio, in concorso con La rançon de la gloire), David Oelhoffen (con lo storico Loin des hommes, sulla guerra franco-algerina, con Viggo Mortensen) e Alix Delaporte (Le dernier coup de marteau) tenteranno di riportare in Francia quel Leone d'oro che manca a Parigi da oltre un quarto di secolo.

'Birdman' di Inarritu, film d'apertura
Ma non mancherà naturalmente neppure il cinema americano (che non va confuso con 'hollywoodiano'...) sulla carta intriga molto il ritorno di Andrew Niccol (regista di Gattaca e sceneggiatore di The Truman Show) con il suo The Good Kill, thriller fantascientifico con Ethan Hawke. Torna al Lido anche David Gordon Green, l'anno scorso in gara con il controverso Joe e che stavolta si presenta con Manglehorn, schierando addirittura Al Pacino come protagonista assoluto. Interessante sulla carta anche 99 Homes di Ramin Bahrani, apologo sulla finanza malata con un cast da capogiro: Michael Shannon, Andrew Garfield e Laura Dern. A questi si aggiunge ovviamente il messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, che aprirà la mostra con la commedia nera Birdman (con Michael Keaton e Ed Norton).

Ci si aspetta molto anche da Fatih Akin (quello de La sposa turca e Soul Kitchen) che sbarca al Lido con The Cut, promettendo 'un apologo sulla malvagità umana (!)' con Tahar Rahim (Il passato) protagonista, mentre c'è curiosità per le opere di due autentici 'animali da festival' come il documentarista 'cult' svedese Roy Andersson e il russo Andrej Koncalovskij. Presumibilmente per palati forti, invece, The look of silence di Joshua Oppenheimer, che dopo la candidatura all'oscar con The act of killing fa il suo debutto a Venezia con un duro reportage sui genocidi in Indocina.

Elio Germano, ne 'Il giovane favoloso' di Mario Martone
E l'Italia? Come dicevamo, la nostra produzione sbarca in forze al Lido per difendere il Leone d'Oro conquistato a sorpresa l'anno passato con Sacro GRA. E il nostro pezzo da novanta ha un nome e un cognome: Mario Martone si ripresenta in concorso con Il giovane favoloso, sontuosa biografia di Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano: prodotto tanto ambizioso quanto rischioso (ma Martone, in verità, non ha mai deluso). Francesco Munzi invece ci parla della guerra alla 'ndrangheta con Anime nere (girato però al nord per evitare problemi 'ambientali') mentre ci pare azzardato ma interessantissimo l'ultimo lavoro di Saverio Costanzo: Hungry Hearts, ambientato a New York con Adam Driver e Alba Rohrwacher, racconta la storia di due giovani che si incontrano casualmente nella grande mela e si ritrovano, loro malgrado, ad affrontare una prova che cambierà per sempre le loro vite... 

Ma il cinema italiano non si ferma ovviamente al concorso principale: da segnalare almeno Gabriele Salvatores e Davide Ferrario, fuori concorso rispettivamente con Italy in a day e La zuppa del demonio, nonchè gli ultimi lavori di Renato De Maria, Franco Maresco e Ivano De Matteo, nelle sezioni collaterali.

Sezioni collaterali che ospitano anche nomi internazionali importantissimi, a testimonianza che Alberto Barbera ha voluto puntare sulla qualità a 360 gradi. Grande attesa infatti per un cineasta cult come Peter Bogdanovich (quello de L'ultimo spettacolo, fuori concorso con She's funny that way), il 105enne Manoel de Oliveira, il ritorno di Barry Levinson con The Haunting, gli ultimi film di Amos Gitai e Ulrich Siedl , il 'tuttofare' James Franco che porta al Lido nientemeno che l'adattamento cinematografico de L'Urlo e il Furore di Faulkner (ovviamente ritagliandosi il ruolo di protagnista insieme al fratello Dave) e, dulcis in fundo, il ritorno dopo un decennio di Lars Von Trier che, c'è da scommetterci, farà impazzire giornalisti, spettatori, addetti ai lavori e forse anche se stesso (sic!) con la versione estesa di Nymph()maniac-Vol.II.

Insomma, vale sempre la pena correre al Lido, non trovate?

8 commenti:

  1. Diciamo che, se da una parte Barbera ha ragione quando dice di preferire prodotti di "nicchia" per dare un vero senso alla Mostra (a che serve sennò?), d'altra parte è evidente che nasconde il dato doloroso che (noi, che comunque e sempre, preferiamo e tifiamo la Mostra) non vogliamo sentire: il declino, se non in qualità (speriamo), sicuramente di fama, dell'evento. Perchè, è anche vero che Anderson, Fincher e Allen non hanno bisogno di promozione; ma un paio di titoli "di grido", per ragioni di highlight, in un festival della caratura di Venezia non possono mancare (e in passato non sono mai mancate).

    Oppenheimer non ha però vinto l'Oscar come migliore documentario agli Academy, anche se è una pietra miliare del genere documentario. Se non hai visto The Act of Killing, DEVI vederlo è pazzesco! (anche perchè quello che presenta a Venezia è una specie di "sequel"). Correre al lido, comunque, vale sempre la pena!

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    1. Più che di declino io direi che negli ultimi anni è aumentata in modo esponenziale la concorrenza, ma questo vale per tutti non solo per Venezia: d'altre parte anche il cinema (come il resto del mondo) ormai si è globalizzato e le rassegne cinefile spuntano come funghi in ogni angolo del pianeta. E di conseguenza 'strappare' film a quello o a quell'altro festival è sempre più difficile... ho visto il programma di Toronto e francamente mi sembra una fotocopia della Mostra: ci sono (quasi) gli stessi titoli di Venezia più qualche altro titolo americano, anche notevole, ma che è già passato a Cannes. A Venezia Barbera pretende (a mio avviso giustamente) per il concorso solo titoli in prima mondiale e questo cartellone non mi sembra poi così scadente (ovviamente parliamo 'a scatola chiusa' perchè i film non li abbiamo visti e non possiamo giudicarne la qualità).

      Certo, è vero, Cannes è una cosa diversa, ed è risaputo che i francesi investono sul loro festival cifre inimmaginabili per noi italiani. Ma loro hanno sempre puntato molto sul glamour per ragioni di marketing, giusto o sbagliato che sia. Però attenzione: i nomi altisonanti non sono sempre garanzia di qualità... Cannes ormai è diventato come un circolo privato dove ogni anno partecipano sempre gli stessi 'soci': i registi in concorso sono quasi sempre gli stessi (Dardenne, Ceylan, Loach, Leigh, Polanski, Cronenberg... quest'anno mancavano Haneke e Almodovar ma solo perchè non hanno fatto film) e non sempre le (loro) ciambelle riescono col buco: due anni fa Barbera, nella sua prima gestione, portò al Lido De Palma, Kitano, Malick e Anderson, ma i loro prodotti si rivelarono tutt'altro che capolavori. Credo di essermi spiegato.

      E poi, magari sbaglio, ma penso che Barbera, da buon intellettuale snob di sinistra (lo dico con ironia) provi anche gusto nel selezionare opere di nicchia, rifuggendo il divismo: insomma, la vedo più come un'impronta caratteriale che una difficoltà oggettiva nel reclutare film di richiamo. Hai ragione tu, 2-3 titoloni in passato (soprattutto con Muller) ci sono sempre stati, e non credo che sia un problema portarne al Lido un numero così esiguo (ci riesce perfino il Festival di Roma!). Io penso che sia proprio una scelta, giusta o sbagliata che sia...

      Riguardo Oppenheimer hai ragione, ha solo sfiorato l'oscar (ho corretto subito) e in effetti non ho ancora visto 'The act of killing'... ce l'ho accanto al lettore ma non ho ancora trovato il coraggio di vederlo. Ma a questo punto non posso più esimermi!!

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  2. Credo valga sempre la pena, al di là di tutto. Inarritu mi intriga moltissimo epoi, be' poi Elio Germano versione Leopardi...mmm. ^_^
    Buon Lido caro Sauro, un abbraccio.

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    1. Il film di Martone a mio avviso è l'azzardo più grande di questa Mostra: è risaputo, purtroppo, che i film italiani a Venezia rischiano di essere massacrati dal 'fuoco amico', ovvero dalla critica nostrana: e un film ambiziosissimo come questo rischia davvero tanto... ma Martone finora non ha mai deluso. Certo che stavolta la sfida è veramente impegnativa!

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  3. Presumo che tu ci vada, quindi colgo l'occasione per toglierei qualche dubbio: un povero comune mortale come me non lo fanno entrare in una sala di proiezione, vero?
    Solo gli "addetti ai lavori/giornalisti/critici" possono goderne o sbaglio?

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    1. Io a Venezia ci vado da una vita, e ovviamente presenzierò anche quest'anno...
      E voglio anche stupirti: un comune mortale come te può, come minimo, vedersi tranquillamente tutti i film in concorso, ovviamente pagando. Debbo però dirti che i prezzi delle proiezioni non sono proprio a buon mercato (anche se il problema più grande di Venezia è sempre quello dell'alloggio: per dormire dieci giorni al Lido, se si è da soli, ci vuole uno stipendio...)

      Detto questo però ti dico anche un'altra cosa: ottenere l'accredito cinema (il famigerato 'tesserino verde') è davvero facilissimo: con appena 60 euro puoi vedere tutti i film che vuoi per tutta la durata della Mostra, ed hai pure il vaporetto gratuito per spostarti in città. Ormai per quest'anno è tardi, ma il prossimo anno ti consiglio di farci un pensierino :)

      p.s. d'altronde nemmeno io sono un addetto ai lavori, nè un giornalista, nè un critico... :)

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    2. Grazie per le delucidazioni, davvero gentilissimo. Allora per il prossimo anno magari ci faccio un pensierino e mi permetterò di disturbarti per sapere di più sul "tesserino verde" :)
      (Io quest'anno ci sarei andato solo per strappare una foto con Al Pacino).

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    3. Dai, sei ancora in tempo! Puoi anche fare una toccata e fuga, giusto 'per vedere l'effetto che fa..." Comunque il prossimo anno, se ti va, contattami pure per tempo che ti darò tutte le informazioni possibili.

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