mercoledì 20 agosto 2014

(Ri)vediamoli - QUIZ SHOW

Robert Redford compie 77 anni e noi siamo contenti di fargli gli auguri: attore carismatico, regista, produttore, "testa pensante" di Hollywood, animo profondamente "liberal", che ha dovuto aspettare le rughe sul volto e i segni del tempo per scrollarsi di dosso l'immagine di sex-symbol che gli aveva appiccicato addosso lo star-system. Cineasta impegnato, scopritore di talenti(ha fondato lui il Sundance Festival), ha diretto film importanti e sempre ingiustamente sottovalutati. Questo è uno dei suoi migliori: buon compleanno Bob!


(id.)
di Robert Redford (Usa, 1994)
con Ralph Fiennes, John Turturro, Rob Morrow, Paul Scofield, David Paymer, Mira Sorvino
durata: 133 min.

1958: il quiz televisivo Twenty-One inchioda davanti alla tv la metà degli americani. Il campione in carica, l'ebreo Herbie Stempel (John Turturro), rappresentante della middle-class statunitense, appare pressochè imbattibile: risponde a raffica a tutte le domande, quasi irridendo gli avversari per la facilità con cui senza alcuno sforzo snocciola le soluzioni ai quesiti sempre più complicati che gli vengono proposti. Stempel è un personaggio antipatico, nevrotico, pieno di tic e piccole fobie, ma alla gente comune piace perchè rappresenta il proletario che dal nulla assurge alla gloria. La tipica incarnazione del Sogno Americano. Quando però gli indici d'ascolto della trasmissione si 'appiattiscono', la produzione gli mette contro il giovane aristocratico Charles Van Doren (Ralph Fiennes), rampollo di una delle famiglie più potenti del paese. Van Doren, bello, ricco, elegante, raffinato e wasp, è l'esatta antitesi di Stempel, e la sua clamorosa vittoria, ottenuta detronizzando il campione dei campioni, gli regalerà una popolarità clamorosa. Nello stesso momento però un solerte funzionario governativo, l'investigatore Dick Goodwin (Rob Morrow), arriva a New York per indagare sulla regolarità del gioco a premi...

C'è chi ha definito Quiz Show come l'ennesimo atto di accusa del cinema nei confronti della televisione, un'elegante ma convenzionale critica verso il piccolo schermo, reo di alterare la realtà ad uso e consumo dello spettatore. Per certi versi è anche vero, solo che questa definizione è fortemente limitativa: per chi scrive, infatti, questo bel film di Robert Redford va molto oltre, rivelandosi come una spietata, lucidissima demistificazione proprio di quel Sogno Americano di cui sopra. Nel momento in cui Herbie Stempel viene rimosso dagli autori del programma per far posto al rivale molto più telegenico, l'America perde definitivamente la propria innocenza: è un tradimento sottile, labile, in cui apparentemente nessuno ci rimette nulla ("i concorrenti vincono, il pubblico si diverte, lo sponsor guadagna") ma che la dice lunga sulla crisi morale e di valori che si sarebbe sviluppata da lì in poi.

Il Sogno Americano, sembra dirci Redford, resta tale solo per chi se lo può permettere, per chi non ne ha affatto bisogno. Atroce è il destino di Stempel: costretto a perdere, allontanato in malo modo dal network, manovrato da pedine più grandi di lui, assaporerà il successo solo finchè lo vorranno i poteri forti, per poi tornare inesorabilmente nel dimenticatoio. E' la triste regola di chi osa mettersi contro il Sistema, di chi si rifiuta di credere alle favole costruite 'ad hoc' di chi ha tutto l'interesse a tenere occupata la mente dell'americano medio, illudendolo col teatrino de 'L'uomo qualunque che ce la fa'. Redford è un regista, ma anche un uomo, profondamente pervaso dal senso di giustizia: il suo circostanziato (giustificato?) pessimismo lo porta a non credere più ne tribunali e nella Legge, pur accettandone le conseguenze.

Quiz Show è un piccolo gioiello relativamente alla cura dei dettagli e la bravura degli interpreti: possiamo dire che è un vero e proprio manuale di recitazione, con un tris di attori protagonisti davvero straordinari (ma anche i 'comprimari' Mira Sorvino e Paul Scofield non sono da meno, anzi! ). E' pura goduria per gli occhi e per le orecchie, anche se non c'è affatto il lieto fine (e come potrebbe mai esserci, in una storia del genere...). Purtroppo il film, uscito nel 1994 (e stritolato dalla concorrenza di due colossi come Pulp Fiction e Forrest Gump) non ebbe lo sperato riscontro al botteghino: l'America, paese giovane e con poca memoria, ancora oggi non ama scavare sul proprio passato...

5 commenti:

  1. si l'ho visto pure io, molto bello come film. Concordo con quello che dici, un piccolo gioiellino dimenticato da recuperare, soprattutto per la presenza di quell'asso della recitazione che è John Turturro, in assoluto il mio attore preferito :)

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    1. Grande Turturro, ma anche gli altri non sono da meno. Compreso Paul Scofield, maestoso nel ruolo del vecchio padre che non comprende la follia della tv...

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    2. Decisamente, Ralph Fiennes poi è di una bravura sfacciata :D

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  2. Buon lavoro davvero, che però ricordo poco.
    Potrei riesumarlo.

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