sabato 1 novembre 2014

BOYHOOD


(id.)
di Richard Linklater (Usa, 2014)
con Ellar Coltrane, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Lorelei Linklater
durata: 164 min.


Ognuno ha le proprie fisse, belle o brutte che siano. Richard Linklater è un regista ossessionato dallo scorrere del tempo, ed è una gran bella fissa, soprattutto per noi spettatori. Ce ne aveva già dato prova con la trilogia Before Sunrise, Before Sunset, Before Midnight: tre film che solo un'interpretazione superficiale e poco attenta avrebbe potuto catalogare come semplici 'film sentimentali', mentre invece è evidente che sono tre pedine di un percorso particolare, volto a raccontare i destini incrociati di due persone 'normali' alle prese con il tempo che passa. Normalità e tempo: due concetti che Linklater ha voluto magnificamente estremizzare in Boyhood, in quello che potrebbe benissimo essere considerato il suo film 'definitivo', una di quelle cose 'estreme' che ti riescono una volta sola nella vita...


Ma che cos'è Boyhood? Innanzitutto un progetto, nato da un'idea tanto folle quanto affascinante: girare un film che raccontasse la maturazione di ragazzo dall'infanzia fino all'adolescenza, seguendone la crescita in tempo reale. Per dodici anni (dal 2002 ai giorni nostri) Richard Linklater ha riunito una volta l'anno, per qualche settimana di riprese, il giovane protagonista e gli altri attori che interpretano i vari componenti della famiglia, allo scopo di realizzare una pellicola che mostrasse la trasformazione fisica e mentale dello stesso gruppo di persone, che invecchiano realmente di fronte alla macchina da presa, senza  filtri e senza uso di effetti speciali.

Vediamo così il giovane Mason (Ellar Coltrane) crescere sotto i nostri occhi, e con lui i propri genitori (Ethan Hawke e Patricia Arquette): benissimo lui, un po' meno lei, che vediamo ingrassare e imbruttirsi impietosamente col passare degli anni, come in una sorta di reality... la cosa incredibile è che non ci si fa nemmeno troppo caso, perchè il grande merito del film è quello di mostrare la naturalezza e la normalità dello stare al mondo: Boyhood fotografa lo spettacolo della vita, nelle sue tre ore di durata non accade praticamente nulla di significativo, perchè in questo 'nulla' in realtà c'è tutto: ci sono gli amori (sempre) sbagliati della madre, la faciloneria di un padre eterno Peter Pan, i litigi con la sorellina che ascolta musica inascoltabile (da Britney Spears a Lady Gaga), la cronaca di un'adolescenza comune di un comune ragazzino texano che si accinge ad affrontare il mondo (i compagni di scuola che ti prendono in giro, la pubertà, i primi turbamenti sessuali, la prima cotta, il primo amore finito male...)

Ma Boyhood non è La meglio gioventù, e nemmeno Forrest Gump: la vita di Mason NON è il pretesto per parlare d'altro, tipo raccontare la storia di un paese grande e complesso (che comunque c'è, seppure in sottofondo: la psicosi del terrorismo, il culto per le armi, la piaga dell'alcool, la vittoria del democratico Obama in uno degli stati - il Texas - più conservatori d'America). E' semplicemente (si fa per dire!) una riflessione sul Tempo e sulla capacità di accettarlo, che poi è la cosa più difficile per tutti noi: la sequenza - magnifica - in cui vediamo Mason entrare in casa con il morale alle stelle per l'iscrizione al college, e sua mamma che invece scoppia in un pianto isterico, dovuto alla paura di non aver dedicato al figlio tutto il tempo possibile, è emblematica più di mille parole.

Linklater e i suoi collaboratori (sopratutto la montatrice Sandra Adair) hanno compiuto un lavoro eccezionale anche a livello tecnico: il film segue una continuità di narrazione che lascia stupefatti, vediamo susseguirsi in un battito di ciglia scene girate da un anno all'altro, raccordate alla perfezione, tali che lo spettatore nemmeno se ne accorge. Una scommessa difficilissima, che aveva fatto desistere in passato fior di cineasti cimentatosi con roba simile (Kubrick su tutti), qui invece splendidamente vinta.

Boyhood ha il pregio, enorme, di farti apprezzare nello stesso momento la magìa del cinema e della vita: della prima ne siamo consapevoli, della seconda magari un po' meno, abituati come siamo a considerare la nostra esistenza il più ordinaria possibile... ma grazie a questo film riesci a rendertene conto: nonostante le tre ore di durata alla fine vorresti che non finisse mai, hai come la sensazione di essere ancora all'inizio. Perchè ti accorgi che la nostra vita, OGNI vita, è una storia degna di essere raccontata.
  

28 commenti:

  1. Una storia universale: uno dei meglio film dell'anno. Linklater ha grande sensibilità nel far recitare i bambini (vedi School of Rock).

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    1. D'accordissimo sulla 'seconda che hai detto': Linklater è bravissimo nel far recitare i bambini (difficoltà enorme).
      Un po' meno invece sulla prima: non la reputo, contrariamente a ciò che può sembrare, una storia 'universale'... questa è la 'normalissima' crescita di un normalissimo ragazzo AMERICANO, e secondo me non si può prescindere da questa cosa. Non bisogna dimenticarsi del progetto: certe cose a noi occidentali possono risultare indigeste o surreali (penso allo zio che regala un fucile come dono per il diploma, l'abbandono di casa per andare al college). Film meraviglioso e toccante, però va contestualizzato.

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    2. Io la intendo 'universale' proprio perché descrive il passaggio dall'infanzia alla giovinezza attraverso la quotidianità, senza raccontare eventi straordinari come accade alla maggior parte delle persone.
      Certo che si comprende anche molto bene perché non potremo mai essere neanche lontani parenti degli americani (nel bene e nel male).

      Da noi purtroppo ormai vige l'abbandono di casa per andare all'estero... (esperienza comune a mio figlio e diversi suoi amici).

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    3. Ti sei spiegato, in questo senso sono perfettamente d'accordo con te: specialmente sull'ultima frase (purtroppo :( )

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  2. Ho sempre avuto un debole per Linklater lo sai caro Sauro così come per la sua trilogia Before benché mi manchi ancora il terzo, è bello sapere che tu li abbia rivalutati così tanto, ricordo eoni fa una bella discussione su Prima dell'alba. Davvero quest'uomo ha una fissa per il tempo, lo ha sempre avuto, una passione per le persone e la vita, la senti dentro e il bello che è sempre stato così, ha sempre raccontato storie di persone normali, ma mai banali, una quotidianità che percepisci a pelle. Voglio vedere Boyhood anche a costo di andarci da sola al cinema. Ti abbraccio forte e scusa se non ho risposto al pm, la mia solita salute un po' così così.

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    1. Ma sai, non è questione di 'rivalutare'... non ho mai pensato che 'Prima dell'alba' fosse un capolavoro (anche se, di sicuro, è il migliore della trilogia), solo che lo avevo sempre giudicato come episodio singolo in sè, senza considerare che, appunto, era il punto di partenza di un percorso. Visto in quest'ottica, effettivamente anche il giudizio cambia. 'Boyhood' devi assolutamente vederlo: è davvero il suo film-manifesto, e sono sicuro che lo adorerai. E spero anche che la tua salute ti dia un po' di tregua, perdindirindina... un abbraccio anche a te!

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    1. Alla fine visto e... beh, non bocciato, ma cinematograficamente non mi ha detto molto. Anche se la scena del pianto della madre credo valga da sola tutta la visione!

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    2. Indubbiamente. Come ho premesso, questo film dev'essere valutato soprattutto in base alla sensibilità personale, che varia da persona a persona. Ma scene come quella sono davvero magistrali!

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  4. Film stupendo, concordo completamente con il tuo pezzo e con Lucien. Tra i migliori dell'anno.

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    1. Ti ringrazio, Ford. Sì, per ora è di gran lunga il migliore dell'anno: sono curioso di vedere come sarà accolto dai soloni dall'Academy, che hanno sempre snobbato Linklater...

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  5. Praticamente la pensiamo allo stesso modo su questo meraviglioso film. E c'è chi dice che "non è niente di che".

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    1. E' vero. Ho letto anche (poche) recensioni negative. Dicono perlopiù che, in rapporto al progetto, la montagna ha partorito il topolino... io credo che non abbiano ben capito il progetto: filmare la crescita per dodici anni di un ragazzino non vuol dire che il ragazzino è un bimbo speciale, una specie di novello messia. Linklater mette in scena la straordinaria bellezza della normalità, dimostrando che ogni vita è meravigliosa a modo suo, anche quella all'apparenza più ordinaria. Se non ci è chiaro questo aspetto, è impossibile apprezzare il film.

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    2. Alla fine del film (visto in lingua originale) mi brillavano gli occhi ed avevo (ho) la convinzione di aver appena assistito al miglior film dell'anno, probabilmente anche degli ultimi cinque anni. Un film perfetto dalla A alla Z.

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    3. Senz'altro, per adesso, il migliore della stagione... poi sarà il tempo ad elevarlo a capolavoro ;)

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  6. Hai detto bene, questo di Linklater è un film definitivo, una specie di testamento spirituale. Da vedere e rivedere. Non mi piace usare spesso la parola capolavoro ma in questo caso direi che non è sprecata. Complimenti per la bellissima recensione e per la passione che metti in quello che scrivi!
    Grazie di cuore.
    Mauro

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    1. Grazie a te, carissimo Mauro.
      Se è un capolavoro questo ce lo dirà solo il tempo... proprio quel tempo che è il vero protagonista del film: a me per ora basta averlo visto ed essermi emozionato come poche volte succede. Aldilà delle etichette ;)

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  7. E' proprio vero che film capolavori tirano fuori il meglio di noi nella scrittura :)
    Bellissime parole,e felice che ogni dubbio sia stato confutato.. d'altronde con un film così non c'era possibilità di sbagliarsi: perfetto nella sua semplicità, che nasconde però un gran progetto e una gran visione d'insieme.
    Come te, non avrei mai voluto abbandonare la sala, quasi quasi vado a rivederlo..

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    1. Avevi proprio ragione, Lisa! Ma di te difficilmente dubito, sono piuttosto io ad essere prevenuto! ;)
      Eh sì, la voglia di rivederlo c'è, così come il brusco risveglio ai titoli di coda, ti pare impossibile che un film del genere possa finire... ma la vita va sempre avanti! Una splendida esperienza visiva, emotiva, cinematografica. Per adesso, il film dell'anno.

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  8. Vado controcorrente: sono rimasta delusa pur riconoscendone un ottima idea di base. Però il film è piatto, monocorde, non vengono mai mostrati davvero quelli che sono i momenti topici di ogni adolescente. ovvero la scoperta del sesso, la prima cotta, la visita militare, ecc. Mi sono annoiata, anche se gli interpreti sono bravissimi, specialmente il protagonista

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  9. Cara Crudelia, penso che la scelta di non mostrare i momenti 'topici' dell'adolescenza (come li chiami tu) sia una precisa scelta del regista: l'idea del film era mostrare come la 'normalità' della vita è, in realtà, un meraviglioso miracolo della natura... scelta che, ovviamente, si può condividere o meno, ma che è un'evidente tratto distintivo del regista, e di questo film in particolare

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  10. In qualche film, credo Radiofreccia, viene detta una cosa tipo "la vita non è come un film; perchè nei film non ci sono tempi morti". Ecco, allora Boyhood è davvero un film (finzione) e basta, altro che grande riflessione sulla spontaneità/vita.

    Secondo me la meraviglia che tutti provano nei confronti di Boyhood non è rivolta a Boyhood film ma a Boyhood cosa-c'è-dietro-al-film. In effetti sì, le recensioni negative sono poche come hai commentato poco fa; però alcune di quelle recensioni negative (che poi, negative non sono: diciamo che sono lucide, cioè non-entuasiasmate, non-abbagliate, com'è lecito) sono assai ben argomentate, e vertono sul film in sè, non sull'operazione (grandissima) di Linklater. Mi è sembrato tutto molto orchestrato e poco di veramente spontaneo in Boyhood. Per intenderci: quando Mason guarda l'uccellino morto nel fango all'inizio del film, quella è una scena spontanea; l'immigrato messicano che ringrazia alla fine, quella è una scena così costruita da essere imbarazzante. Mi è sembrato nettamente che le scene costruite battono in quantità quelle veramente spontanee. E per questo tipo di film, che si basa sulla spontaneità, mi sembra un errore in grado di segare le gambe a tutta l'operazione. Le 5 stelle io le darei a Linklater e alle sue ambizioni (fantastiche!), ma non al risultato. Che ne pensi?

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    1. Ciao Stefano,
      Ti ringrazio molto per questo tuo (ennesimo) illuminante commento, che mi dà la possibilità di spiegare alcune cose. Innanzitutto il progetto-Boyhood: hai ragione, l'enfasi è ovviamente condizionata da quello-che-c'è-dietro-al-film... però trovo che sia impossibile giudicare questo film senza prescindere da esso. Boyhood è un progetto filmico particolare, che avrebbe poco senso se lo spettatore non ne fosse a conoscenza o se il regista avesse usato interpreti diversi per le varie 'epoche'. Il fatto è che questo a me non causa nessuno 'scompenso': quante volte ci è capitato di cambiare il giudizio su un certo film magari dopo aver scoperto su quel titolo cose che non sapevamo? Dico la verità: a me sarebbe piaciuto comunque, ma la mia 'quinta stella' è certamente subordinata a tutta l'operazione.
      Riguardo la 'spontaneità', è bene chiarire un equivoco di fondo (non lo dico a te personalmente ma, in generale, a chi legge questo blog): Boyhood NON è un documentario, è comunque un film di finzione e come tale va preso: per questo non mi disturbano affatto le scene 'costruite', non a caso nella recensione non ho mai parlato di 'spontaneità' ma solo di 'normalità'. Linklater mette in scena la vita ordinaria di un ragazzo basandosi su una sceneggiatura e su una trama. Il fatto è che a me questo film ha lasciato emozioni fortissime e un coinvolgimento totale: allo scorrere dei titoli di coda giuro che sarei rimasto lì per altre 4-5 ore, perchè mi pareva di essere solo all'inizio ella storia... e sinceramente non mi sono posto la domanda se quello che stavo vedendo fosse vero cinema o quant'altro. So solo che non riuscivo a staccarmi dallo schermo, e questo mi basta ;)

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  11. Bellissima recensione, il film dovrò vederlo, e dopo aver letto questo post ne ho la conferma!

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    1. Grazie Audrey: corri a vederlo, non ne resterai delusa!

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