mercoledì 19 novembre 2014

DUE GIORNI, UNA NOTTE


(Deux jours, une nuit)
di Jean-Pierre e Luc Dardenne (Belgio, 2014)
con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Baptiste Sornin
durata: 95 min.


Sandra (Marion Cotillard) è in procinto di rientrare a lavoro dopo un lungo periodo di malattia a causa della depressione. Ma la sua azienda ha deciso di fare a meno di lei nel modo più subdolo possibile, ovvero proponendo ai suoi dipendenti un bonus di mille euro se non si opporranno al licenziamento. A Sandra rimane a disposizione solo un weekend (due giorni e una notte, appunto) per convincere i propri colleghi, uno per uno, a rinunciare ai soldi e farla reintegrare in azienda.


Un film semplice, lineare, quasi brutale nella sua schematicità. Che è allo stesso tempo un valore e un limite. I Dardenne rinunciano al crudo realismo delle loro prime opere (indubbiamente migliori) per raccontare una storia volutamente emblematica, con il chiaro scopo di far emergere un problema, quello della dignità e dei diritti dei lavoratori, oggi al centro del dibattito politico in tutta Europa. I due registi belgi sono ben consapevoli del taglio (nazional)popolare del loro ultimo film, e mi piace pensare (lo dico guardando al loro passato e conoscendo il loro impegno sociale) che abbiano rinunciato volentieri a qualche buona recensione pur di sensibilizzare l'opinione pubblica contro le politiche neo-liberiste tanto in voga nel vecchio continente (tra l'altro, sarà senz'altro un caso, ma i famigerati mille euro di bonus di cui si parla nel film corrispondono giusti giusti agli ottanta euro mensili elargiti dal nostro governo...)

Due giorni, una notte è più una dichiarazione d'intenti che un film vero e proprio (per il quale forse era meglio scomodare Ken Loach), sospeso a metà tra il cinema di denuncia e l'opera affabulatoria e semi-ricattatoria verso lo spettatore, ma fatta comunque nella più indiscutibile buona fede. Novantacinque minuti in cui il rigore morale della pellicola non viene mai meno, pur riconoscendone i difetti di cui sopra, e dove la sua splendida protagonista risulta davvero efficace e convincente: trovo assurde e pretestuose le critiche all'eccessiva (?) bellezza della Cotillard, come se le giovani donne operaie dovessero essere per definizione tutte brutte, sporche, cattive e incazzate... la Cotillard, sempre vestita in jeans e canottiera, senza un filo di trucco, capacissima di passare da un timido sorriso di speranza alla disperazione più cupa, dimostra ancora una volta di essere una delle migliori attrici del momento, nonchè perfettamente adattabile al film e allo stile dei Dardenne.

Due giorni, una notte è un film imperfetto, un po' ruffiano, con qualche caduta di tono (vedi l'inutile tentativo di suicidio della protagonista), forse troppo edulcorato, ma che ha il gran pregio di parlare in modo chiaro e diretto alla gente comune, facendole prendere coscienza dei drammi morali e delle terribili scelte a cui è sottoposto oggi chiunque si trovi a fare i conti con la crisi economica. Un film dove per una volta l'aspetto tecnico-stilistico passa in secondo piano rispetto alla portata del progetto. E che, non me ne vogliano i cinefili 'duri e puri', mi trova assolutamente d'accordo.

17 commenti:

  1. forse è un film un po' troppo sincero, è innegabile che crea un impatto emotivo verso il pubblico, io stessa sono rimasta incantata mentre lo guardavo, forse il merito è di Marion Cotillard e della sua interpretazione :)

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    1. L'impatto emotivo è ovviamente voluto: lo schematismo della trama è fatto apposta (a mio giudizio) affinchè lo spettatore si concentri più sull'argomento che sul film... scelta più o meno condivisibile, ma legittima. Ottima l'interpretazione della Cotillard, come sempre :)

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  2. Parere tiepido.
    Sono curioso, io con i Dardenne ho sempre avuto un rapporto altalenante.

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    1. Io rimasi folgorato da 'Rosetta', però un po' condivido chi dice che "i Dardenne fanno più o meno sempre lo stesso film". Questa è una pellicola molto meno 'estrema' e più fruibile al grande pubblico (ammesso che si possa parlare - purtroppo - di 'grande pubblico' per i Dardenne). E, lo ripeto, la nobiltà dello scopo fa passare in secondo piano la qualità filmica.

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  3. Ennesimo film che volevo vedere e che ho perso causa lavoro...

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    1. Tranquillo: è facilmente reperibile sulle piattaforme... alternative! Diciamo così :)

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    2. Cosa che mi è toccato fare, infatti...
      Comunque concordo in toto con la tua recensione. Non un film eccelso, ma nonostante tutto l'ho sentito molto umano e vicino a una certa realtà che tutti abbiamo toccato, di questo periodo.
      E la Cotillard è bravissima. Anzi, il non enfatizzare troppo la sua bellezza, per certi versi, la rende ancora più bella!

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  4. io sono stato ancora più tiepido di te Sauro perché ho trovato questo film come una simulazione del cinema dei Dardenne che fu e ho trovato la Cotillard inadeguata ma non per suoi demeriti, è un'attrice fantastica che anche qui dimostra quanto sia brava, ma è troppo avvertibile a mio parere lo scollamento tra lei e la variegata umanità che incontra, nonostante i Dardenne cerchino in tutti i modi di mortificare la sua sensualità....

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    1. Ciao bradipo. Vado a leggere la tua recensione... comunque a me la Marion non è parsa 'scollegata' dal contesto. Io almeno non l'ho avvertito: mi sembra credibile come operaia, come depressa, come donna. L'ambiente lavorativo, come ho detto, è un po' schematico ed estremizzato, ma è una scelta precisa dei registi.

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  5. Marion Cotillard non mi ha delusa fino ad ora. Non ho visto ancora il film ma è nella mia lista delle prossime visioni. Imperfetto ma sincero dici? Ancora più apprezzabile allora credo.

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    1. Direi di sì, lo si apprezza ancora di più se, come penso (e come spero), i Dardenne hanno dato un taglio volutamente schematico al film, proprio per far risaltare più l'argomento che la pellicola in sè. Mi piace pensarlo. Sulla sincerità non ho il minimo dubbio.

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  6. molto probabilmente andrò a vederlo mercoledì con mia sorella... le grandi catene cinematografiche lo hanno snobbato, ma un piccolo cinema del centro lo propone tutta settimana

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    1. Siano benedette le piccole sale, preziose e in via d'estinzione! Come ho scritto molte volte, nessun pregiudizio 'ideologico' sui multiplex (che frequento e non me ne pento... perdonami la rima) : il fatto è le grandi catene, per ovvi motivi, programmano solo film commerciali, mentre il cinema d'essai è confinato nelle monosale (sempre più in difficoltà). E' il vero problema della distribuzione italiana e, credo, internazionale. Discorso già affrontato e purtroppo sempre attuale...

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  7. raramente gli operai sono protagonisti, quelli licenziati ancora meno.
    e per questo, sono d'accordo, i difetti, per me piccoli, passano in secondo piano.

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  8. Bel film, senza fronzoli e con tanta vita vera. Chapeau!

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