venerdì 26 dicembre 2014

L'AMORE BUGIARDO (GONE GIRL)


(Gone girl)
di David Fincher (Usa, 2014)
con Rosamund Pike, Ben Affleck, Carrie Coon, Kim Dickens, Neil Patrick Harris, Tyler Perry
durata: 149 min.

Nick e Amy sono una splendida coppia wasp newyorchese: belli, ricchi, affermati. Lui fa l'editore e vorrebbe diventare romanziere, lei campa di rendita con i soldi dei genitori, accumulati grazie al successo di una serie di libri che la vede come protagonista. Ma la vita, si sa, è una ruota che gira: cinque anni dopo li ritroviamo soli e disoccupati in uno sperduto paesino del Missouri, con un matrimonio fallito, i sogni infranti e i debiti da pagare. Nick pensa seriamente al divorzio, ma proprio il giorno del loro quinto anniversario di nozze Amy scompare nel nulla...

David Fincher è uno che non ha mai avuto molta stima del genere umano, lo si era capito fin dai tempi di Seven, e da allora ha proseguito imperterrito e coerente per la sua strada: ci ha mostrato la follia e l'alienazione sociale in Fight Club, ha sviscerato le nostre fobie represse in Panic Room, ha svelato il lato oscuro della società in Zodiac e Millennium, ci ha commosso e fatto piangere amaramente in The Social Network, il suo capolavoro, film enorme, apocalittico, definitivo, amara fotografia dei rapporti interpersonali nell'epoca in cui, paradossalmente, questi non dovrebbero più essere un problema data la gran quantità di mezzi a disposizione per comunicare con gli altri.

Già, definitivo. Era difficile, estremamente difficile, dire qualcosa di nuovo dopo The Social Network, e Gone Girl sconta innegabilmente il fatto di essere successivo, quasi un sequel di una pellicola così importante. Preso a sè è un buon thriller, fatto con molto mestiere e una coppia di attori efficacissima (soprattutto la protagonista, Rosamund Pike). Due ore e mezza di durata in cui non ci si distrae un attimo, grazie ai continui colpi di scena e malgrado la proverbiale verbosità dei dialoghi, tipicamente fincheriana, con scambi di battute così serrati da risultare quasi ansiogeni per chi guarda, fiumi controllatissimi di parole che, come (aridaje!) in The Social Network travolgono e quasi soffocano lo spettatore.

Eppure tutto ciò non basta a farci gridare al capolavoro, anzi. A mio avviso la troppa attesa e, credo (io non l'ho letto), la scarsa qualità del best-seller omonimo dal quale è tratto (la cui autrice, tale Gillian Flynn, ha scritto anche la sceneggiatura), hanno contribuito a fare di Gone Girl il film più sopravvalutato dell'anno, vittima di una struttura narrativa tecnicamente perfetta ma realisticamente poco probabile (dire che certe situazioni sono tirate per i capelli è un eufemismo...), e soprattutto prigioniero di un manierismo che non aggiunge niente a quanto già si sapeva dell'universo fincheriano

Un film, insomma, di molta forma e poca sostanza, che attrae, sorprende e diverte, ma finisce per non coinvolgere emotivamente a causa di un'eccessiva caricatura dei due personaggi principali, che sono talmente diabolici e inverosimili tali da non suscitare alcuna empatia col pubblico in sala (lo stesso difetto che il sottoscritto aveva riscontrato, per dire, nel Jordan Belfort/Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, oppure nei personaggi gelidi ed esclusivamente funzionali alla storia di - quasi - tutti i film di Christopher Nolan... a questo punto dite che è un problema mio? Può darsi: del resto questa è solo la mia opinione!). Difetti che un grande maestro del thriller (come un certo Hitchcock, per dire) avrebbe accuratamente evitato.

Ribadisco: il problema principale del film, come si diceva sopra, è che Gone Girl non racconta assolutamente niente di nuovo rispetto a The Social Network: i temi trattati sono praticamente gli stessi (la vacuità dei rapporti, l'invidia, l'arrivismo, l'individualismo esasperato, l'invadenza dei media...) e Gone Girl si limita a descrivere ciò che è successo 'dopo', come per dimostrare la fondatezza della cupa visione della società teorizzata, magnificamente, nel film precedente. Solo che stavolta Fincher esagera nell'estremizzare i ruoli dei due protagonisti, che appaiono così 'disumani' da perdere ogni credibilità. Che cosa resta? Un buon prodotto hollywoodiano, che va poco in profondità ma che diverte con i suoi continui cambi di direzione (basta non prenderli troppo sul serio) e finalmente una bella interpretazione femminile lontana da tutti gli stereotipi del genere: Rosamund Pike è bella, perfida, algida e spregiudicata fino all'eccesso. I prossimi oscar hanno trovato la prima, seria candidata.     

15 commenti:

  1. Io con Fincher ho seri problemi, ma questo film, pur coi suoi innegabili difetti che citi anche tu, finora è quello suo che insieme a "The social network" mi ha convinto di più.

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    1. Mi fa piacere che hai rivalutato Fincher, ma paragonare questo film con 'The Social Network' è come mettere a confronto una Mercedes con una... Ferrari! (Giusto per fare un po' di sana polemica :D )

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    2. Diciamo che amo la morbosità e non amo i biopic, quindi questo film è avvantaggiato in partenza :)

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  2. Ciao sauro ho letto tutta la tua recensione...personalmente il film mi è piaciuto ( volevo scrivertelo l'altra sera che c'erano dei buchi di sceneggiatura enormi ma non volevo rovinarti la festa) ed è verissimo che la sospensione dell'incredulita è d'obbligo, però le due oree passa scivolano via e la pike è davvero brava...certo rispetto a the social network non c'è paragone ma...ad avercene uno al mese di film così...

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    1. Sono d'accordo con te, Alessia: un buon prodotto di genere che ti tiene incollato alla poltrona per due ore e mezza. Non è assolutamente poco, in effetti. Però da Fincher ci si aspetta sempre qualcosa di pù che un semplice 'buon' thriller, specie (appunto) dopo aver visto 'The Social Network'. Per i suoi standard, certamente una delusione. Però, concordo assolutamente, avercene sempre di film 'imperfetti' come questo! :D

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  3. Ottimo prodotto di genere che non ho trovato per nulla sopravvalutato, con una Pike scatenata e un sottotesto che mi ha ricordato Eyes wide shut.
    Non è che, dopo il votone ad Hunger Games, ti sei cannibalizzato!? ;)

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    1. Ah, ah... può essere! :) Scherzi a parte, l'ho trovato sopravvalutato rispetto agli elogi della critica. Credo che questo sia il peggiore tra tutti i film di Fincher (o forse il meno bello, come preferite), fermo restando ovviamente la mostruosa prestazione della Pike e l'innegabile qualità tecnica. Il paragone con 'Eyes Wide Shut' mi pare un po' azzardato, nel senso che nel film di Kubrick la sospensione d'incredulità era quasi d'obbligo (tutto il film era, dopotutto, un lungo incubo) mentre il cinema di Fincher è decisamente 'reale' e pragmatico.

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  4. Non un capolavoro, assolutamente, ma un film di tutto rispetto; se ne avessimo uno al mese potremmo leccarci le dita: io l'ho definito il "La guerra dei Roses" del XXI secolo. E chi è quel matto che si sposa dopo aver visto questo film? ;)
    Di Fincher amo Zodiac (quello sì che è un capolavoro), ma se ti dicessi che non ho ancora recuperato "The Social Network" mi banni a vita dal tuo blog?

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    1. Non ti banno (ci mancherebbe!), però ti invito caldamente a recuperarlo... è davvero straordinario. Quoto comunque tutto quello che hai scritto.

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  5. per me è un film enorme. non quanto the social network, però si avvicina.
    e a seguire le vicende di cronaca ai tg, direi che non è poi così inverosimile... :)

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    1. Intendiamoci: non è verosimile per come è strutturata la sceneggiatura (troppi finali, troppe scene tirate per i capelli), poi, certo, ogni singolo episodio è totalmente plausibile... del resto la realtà supera sempre la fantasia!

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  6. sì, non è un capolavoro ed è vero che alcune situazioni sono improbabili, ma a livello di puro e semplice intrattenimento è una bomba, non lascia scampo!
    Rosamund Pike da far tremare di paura!

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  7. Le tre stelle sono un giudizio onesto. La Pike invece ne merita almeno sei! :D l'oscar è il minimo.

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    1. Vedrai che se non le danno l'oscar ci andrà molto, molto vicino.

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