domenica 17 maggio 2015

IL RACCONTO DEI RACCONTI

(Tale of Tales)
di Matteo Garrone (Italia, 2015)
con Salma Hayek, John C. Reilly, Toby Jones, Bebe Cave, Guillaume Delaunay, Vincent Cassel, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Stacy Martin, Massimo Ceccherini, Alba Rohrwacher
durata: 125 minuti


Regola numero uno per un cinefilo : diffidare a prescindere dei trailer e soprattutto degli uffici stampa che, per ovvie ragioni commerciali, cercano molto spesso di far apparire un film per quello che NON è affatto. Traduzione: vi hanno raccontato per settimane che l'ultimo film di Garrone era un tuffo nel fantasy, una scommessa folle per il regista romano, alle prese con un genere "inesplorato" e lontanissimo dal nostro cinema. Poi invece vedi il film e... ti accorgi non solo che Il Racconto dei Racconti col fantasy ha davvero ben poco a che fare (lo è - forse -  nella forma, ma non certo nei contenuti), ma è anche che un'opera "garroniana" al 100%, e quindi italianissima, che non dovrebbe deludere gli estimatori del regista.

Tratto, ormai lo sanno anche i muri, da una raccolta di novelle napoletane del '600 (Lo cunto de li cunti, di Giambattista Basile), il film si sofferma su tre episodi particolari, scelti tra i 50 che compongono il testo letterario: nel primo ("La Regina"), la sovrana di Selvascura (Salma Hayek) è disposta a tutto pur di rimanere incinta: ci riuscirà grazie al sacrificio del marito (John C. Reilly), che uccide un drago marino rimanendo ucciso a sua volta, allo scopo di procurarle il cuore del mostro che, una volta cotto, la farà partorire nel giro di una notte. Nel secondo ("La pulce"), un re indolente e deluso dalla vita (Toby Jones, nel ruolo del Signore di Altomonte) accudisce un insetto con più amore che verso sua figlia (Babe Cave), facendolo crescere e diventare gigantesco. Alla sua morte cercherà di sfruttarne la pelle per evitare che la ragazza trovi marito, non immaginando che qualcuno possa indovinare a quale animale sia appartenuta. Ma non ha fatto i conti con un orco dall'olfatto finissimo... Nel terzo ("Le due vecchie") il re di Roccaforte (Vincent Cassel) s'invaghisce del canto di una donna sconosciuta, che lui immagina bella e giovanissima. Invece la voce appartiene a una vecchia brutta e deforme, che vive reclusa in casa con la sorella: insieme cercheranno di ingannare il sovrano, con conseguenze disastrose.

Formalmente, lo dicevo prima, Il Racconto dei Racconti ha la struttura del fantasy: costato ben quindici milioni di euro (un budget notevole per una produzione europea) il lavoro del regista e della troupe appare straordinario dal punto di vista tecnico, con fotografia, scenografie, costumi ed effetti speciali talmente accurati da rasentare la perfezione, restituendo un'opera fascinosa e magniloquente, di grande impatto visivo, capace in apparenza di meravigliare lo spettatore con l'incredibile bellezza delle immagini e dei colori (importantissimi, come in tutti gli altri film di Garrone, e che ne connotano i vari segmenti: bianco l'episodio della Regina, azzurro-notte quello delle "vecchie", verde plumbeo quello della pulce...).

Non ci vuole molto però ad accorgersi che a Garrone importa relativamente poco del tempo e della struttura del suo film: chi ha visto e ricorda i suoi primi lavori, da L'imbalsamatore a Primo amore, conosce bene lo stile "orrorifico" e disturbante del regista, per nulla affabulatorio, fatto di ansie, turbamenti e ossessioni (la mutazione del corpo, la paura della "diversità") e che certo non fatica a ritrovare qui: per questo dico che Il Racconto di Racconti assomiglia più a un horror che un fantasy, e non solo per certe sequenze ai limiti dello splatter disseminate nei 125 minuti (intensi) della pellicola, ma più che altro per la tensione e il disagio che vi si respirano e che inquietano lo spettatore a tal punto, quasi, da non accorgersi della bellezza delle immagini di cui sopra...

E' come se, lentamente, Garrone volesse trascinarci in un incubo volutamente affascinante ma per questo ancora più subdolo e tremendo: il film è una chiara riflessione sui nostro presente e sulle fobìe contemporanee dove, per ammissione dello stesso regista, viene raccontato un mondo a lui familiare in cui realtà e fantasia, comicità e tragedia, eleganza e villània si mescolano: si parla dell'ossessione per la maternità, della chirugia plastica, del conflitto generazionale, dell'incapacità tutta "moderna" di accettarsi come persone a causa di una società dominata dall'apparenza. Il film vuole metterci in guardia dalle tentazioni della vita agiata, fatta di benessere superficiale ma anche da un'intimità gretta e meschina che genera mostri. Per certi versi, Il Racconto dei Racconti è la naturale evoluzione del precedente film di Garrone, il bellissimo e poetico Reality: lì l'orrore era sottinteso, cammuffato dal tono onirico e dal falso lieto fine. Questa invece è una fiaba, e come in tutte le fiabe vi troviamo la paura e l'inquietudine, la voglia disperata di uscire da una condizione opprimente.

Personalmente, ho trovato Il Racconto dei Racconti un film non del tutto riuscito ma coraggioso. Certo, sul giudizio ha pesato molto la mia personalissima, inconscia avversione verso l'horror e le sue sfumature, tuttavia credo che alcuni difetti siano oggettivi: le tre storie sono del tutto scollegate tra loro (fatta eccezione per la prima e l'ultima scena), e il continuo gioco di rimandi ne complica non poco la comprensione. Anche il ritmo della pellicola è diseguale e poco organico alla trama: lentissimo (troppo) nella prima parte, esageratamente descrittiva, innesta poi la quinta e procede per accumulo fino alla catarsi finale, disorientando lo spettatore.

Tuttavia, al netto di queste perplessità, l'ho trovato (ripeto) un progetto coraggioso e importante, capace di inquietarti, farti ragionare, che difficilmente ti esce dalla testa una volta uscito dal cinema. E soprattutto, lasciatemelo dire, un film che, a dispetto delle apparenze è italianissimo al 100%, malgrado sia girato in inglese e con attori internazionali: la "napoletanità" delle storie, infatti, si sente eccome, così come il loro sottofondo guascone, cialtronesco, caciarone, innegabilmente partenopeo...
    

30 commenti:

  1. A me interessa principalmente perchè amo il mondo delle fiabe e del fantastico, più che del fantasy in senso stretto. Vedremo...

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    1. Allora potrebbe anche piacerti. Film, come dicevo, molto più "italiano" di quello che sembra, malgrado il genere, il cast e i soldi spesi (decisamente sopra la media di un film nazionale)

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  2. Deludente. Altalenante e senza spina dorsale, nè carne nè pesce, nè fantasy nè horror. La sceneggiatura è incerta e sfilacciata, gli episodi non sono raccordati, ma è tutta l'operazione che per me ha poco senso: troppo cerebrale, troppo plastificata, non riesce mai a coinvolgere davvero. Amo Garrone ma questo film è lontanissimo dai suoi standard

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    1. Opinione legittima, per certi versi anche condivisibile. Sulla sceneggiatura, come ho scritto, la penso come te: le tre storie sono del tutto slegate tra loro e resto convinto che l'eccessiva frammentazione abbia nuociuto al risultato finale. Però non direi che il film è troppo cerebrale, anzi: per me che non amo le atmosfere horror direi che mi ha inquietato e coinvolto anche troppo, tanto da farmi passare quasi inosservate certe sequenze visivamente stupende. Sul fatto poi che non sia il più bel film di Garrone direi che siamo tutti d'accordo, ma non per questo merita una stroncatura così netta

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  3. Stavo giusto per fare un post nel mio blog su questo film e sul fatto che il fantasy venga spesso considerato genere inferiore e mi sono vista apparire la tua recensione. Ovviamente me la sono gustata. Molto bella e appassionata come sempre. Ed ecco non so come fare questo commento senza apparire rompina carissimo.
    Quello che tu hai descritto ovvero la critica alla società, la descrizione delle nostre paure, le metafore, ecc sono assolutamente presenti in molti fantasy. Il fantasy (come la stessa fantascienza che io preferisco) è spesso usato come metafora per raccontare la società da un punto di vista diverso. Sicuramente questo è un horror o un dark fantasy, ma sempre fantasy eh. Tra l'altro il pensiero di vedere un insetto crescere ammetto che mi ha messo addosso una paura tremenda. Ho un'avversione per gli insetti. Dovrò vedere quelle scene incappucciata. Che roba. E in generale neanche io ho questa grande simpatia per gli horror quindi capisco la tua avversione.
    Da quello che descrivi credo che i difetti siano davvero oggettivi.
    Contavo di vederlo settimana prossima.
    Ma mi serve un cappuccio per la scena dell'insetto. Brrrrrrrrrrr.
    Ora faccio il post nel mio blog.

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    1. Come ho scritto, è chiaro che nella forma è un fantasy. Ovvio. Ma che s'intende per fantasy? Anche qui ci sarebbe molto da dire... soprattutto se consideriamo fantasy un certo modello cinematografico importato da Hollywood e ormai standardizzato grazie al mainstream. Questo intendevo io: è vero che la letteratura fantasy molto spesso sconfina nell'horror e viene utilizzata come metafora per parlare del presente, ma se per fantasy intendiamo film come 'Lo hobbit' e 'Il Signore degli Anelli', oppure 'Narnia', 'Harry Potter' e roba varia, qui siamo davvero lontani anni luce da questo tipo di cinema: il film di Garrone è italiano (anzi, partenopeo) fino al midollo, e ciò che racconta è tipico della NOSTRA cultura fiabesca, che ha davvero ben poco a che fare con gli esempi che ho fatto sopra. Nei tre episodi raccontati si toccano con mano la sbruffoneria, la cialtronaggine, la vitalità, l'esuberanza, la scurrilità di una letteratura popolare e tramandata di generazione e generazione, che certo non è quella degli elfi, dei maghetti, dei mezzi uomini e roba varia. Questa, insomma, è davero "roba nostra"

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    2. In effetti poni una questione mica male. Cosa si intende per fantasy?
      E' davvero un genere talmente vasto che si rischia la confusione.
      Hai ragionissima a dire che non è un fantasy stile Signore degli anelli o Harry Potter. Non ha niente (e per fortuna direi) della cultura anglosassone, ma è, come ben dici, roba nostra. Leggendo la tua recensione mi è venuta in mente una favola siciliana "Grattula Beddattula" (spero di averlo scritto giusto): mi pareva di sentire le stesse atmosfere.
      Per rispondere alla tua domanda, io credo che per fantasy si intenda tutto ciò che abbia a che fare con magia e fiaba. Quindi è un fantasy di roba nostra ^_^.
      E, come hai detto anche tu, lode a Garrone che dimostra il suo coraggio di saper raccontare la nostra società tramite un genere così bistrattato da noi.
      Domanda frivola: ma fa così schifo la scena dell'insetto? Scusa la fissa solo che ne ho il terrore.

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    3. Beh, diciamo che questa definizione di fantasy è molto ampia: può comprendere davvero di tutto. Comunque, visto così è certamente un fantasy... riguardo l'insetto, tranquilla: si vede solo una pulce gigante crescere a dismisura. Nient'altro. A meno che non ti facciano schifo le pulci... :)

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  4. Sono molto curioso di vederlo: personalmente, per quanto capace, Garrone mi è sempre parso un passo indietro rispetto a Sorrentino, e nutro più di una riserva rispetto a questo lavoro.
    Staremo a vedere.

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    1. Mah, dipende. Sono due artisti che in comune hanno solo la 'napoletanità' (tra l'altro, Garrone è pure romano d'origine, quindi...). Hanno film bellissimi e importanti ('La grande bellezza', 'Le conseguenze dell'amore', così come 'Gomorra' e 'Reality') entrambi premiati con i riconoscimenti più importanti. Direi che nessuno dei due debba essere considerato inferiore all'altro. Poi chiaramente ci sono i gusti personali, e questo è un altro discoroso...

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  5. Volevo andarlo a vedere oggi, ma dopo che mi hanno spammato Mad Max dappertutto ho cambiato decisamente film. Ciò non toglie che sono proprio curiosa di vedere cosa ha combinato Garrone. Come al solito ottima recensione, mi è stata molto utile per decidermi finalmente su quale film scegliere! :D

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    1. Ma grazie! Questi sono i commenti che mi riempono di gioia! Grazie davvero Barbara. Comunque mi dicono tutti che anche 'Mad Max' nel suo genere è una bomba, e sono curiosissimo: domani sera mi sa che vado! :)

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  6. Le fiabe in fondo sono dei piccoli racconti horror, se ci pensi. A me è piaciuto molto - non sembra un film italiano, dispiace dirlo; è una sorta di blockbuster d'autore, non trovi? - nonostante alcuni difetti: la storia della vecchia ad esempio è monca e il finale lascia interdetti. Tutto il resto è tanto sontuoso quanto grottesco.
    Ora attendo con trepidazione il nuovo film di Sorrentino che personalmente trovo che superiore a Garrone.

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    1. Infatti è così: le fiabe hanno tutte un substrato orrorifico e il film fa bene a spingere su questo tasto. La definizione 'blockbuster d'autore' mi trova pienamente d'accordo: del resto lo stesso regista ha ammesso di aver girato il film per arrivare al pubblico 'comune' e renderlo fruibile il più possibile (non a caso si è scelto fin da subito subito di adottare l'inglese come lingua madre al posto del napoletano, per evidenti ragioni commerciali). Sul "derby" Garrone-Sorrentino non mi pronuncio: a me piacciono entrambi :)

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  7. Rettifico, Kelvin: ho capito solo adesso il finale :)

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  8. Per me una delusione quasi totale, invece.
    Visivamente magnifico, ma la regia è davvero televisiva, e la cosa smorza molto la potenza del film in sé. Inoltre la parte finale che sottolinei te è quella che mi ha pesato maggiormente, facendomi affossare il giudizio.
    Comunque mi ha sorpreso la bellissima (a momento ho invidiato l'orco, giuro) Bebe Cave, che all'inizio ho scambiato per Zoe Kazan.

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    1. Guarda, ci sono svariate recensioni (tra cui quella della mia carissima amica Valentina Ariete su Repubblica/XL) che sottolineano il fatto che il film potrebbe funzionare meglio come serial televisivo... solo che a me non pare affatto un difetto: dire che la regia è televisiva non è un fattore negativo, ma forse era il modo migliore per girare un film come questo. Questione di gusti. Per quanto riguarda il finale, a me è piaciuto: ho sofferto molto più l'incipit.

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  9. Il film di Garrone, a mio avviso, si inserisce di diritto nel genere Fantasy! Il Fantasy non è altro che l'introduzione dell'elemento fantastico nel quotidiano, senza che questo abbia una volontà di razionalizzazione o di spiegazione scientifica (che poi è ciò che lo distingue dalla fantascienza che parla di qualcosa che potrebbe essere reale anche se non lo è). Il fatto che certi filoni del Fantasy vadano in tutta un'altra direzione è un discorso che ha ben poco a che fare con il genere. E, come tutti gli altri generi, il Fantasy nasce proprio per parlare della nostra realtà, per fare da specchio a ciò che siamo, per mettere in evidenza certi aspetti dell'uomo e della società con più incisività rispetto ad un film mainstream. Questo è, evidentemente, l'uso che fa Garrone di questo genere, cosa, tra l'altro, totalmente in linea con il suo cinema precedente.
    Invece Il racconto dei racconti non si può iscrivere sicuramente al genere horror che fa riferimento a tutt'altri stilemi. Elementi horror ci sono ma sono, appunto, elementi sparsi nel racconto e non certo parte strutturale di esso. Ci sono perché non dobbiamo scordarci che la fiaba è piana di elementi horror e questo film è tratto da una raccolta di fiabe, per cui questo è assolutamente in linea con il suo riferimento letterario.
    A me il film ha entusiasmato. Ancora Garrone, a mio avviso, non ha fatto un film sbagliato o minore. Se c'è un punto debole della pellicola, invece, sono proprio gli effetti speciali. Probabilmente qui c'è anche un'intenzionalità dell'autore ma vedere nel 2015 un'interazione tra attori ed effetti speciali così raffazzonata fa effettivamente un po' sorridere. Poi - per carità! - è sicuramente il male minore di un film visivamente splendido!

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    1. Come ho scritto anche sopra a Silvia, se la definizione di fantasy è questa beh... allora tutto (o quasi) è fantasy! Non è una critica, sia chiaro: nemmeno io so bene cosa sia il fantasy, nel mio discorso mi riferivo a un certo tipo di filmografia che, a ragione o no, ormai è diventata preponderante e viene associata al fantasy. In base alla tua definizione, per dire, anche "Birdman" sarebbe un fantasy... mentre per me non lo è.
      Comunque, a parte queste disquisizioni sul genere, è probabile, ripeto, che mi sia lasciato suggestionare dall'aspetto orrorifico del film, e che nel mio inconscio questo abbia preso il sopravvento. Come sai, in genere non guardo gli horror proprio perchè mi inquietano profondamente... e questo film mi ha lasciato dentro un profondo senso di inquietudine e paura, che in genere non sono abituato a vedere e che non mi era capitato di vedere nei fantasy che arrivano in sala dalle nostre parti. Per questo per me il film di Garrone è più horror che fantasy, perchè nella mia sensibilità ha prevalso questo aspetto.
      Non sono d'accordo invece sugli effetti speciali, per me nient'affatto raffazzonati, anzi: per essere un film a basso budget (rispetto alle grandi produzioni) direi che il risultato è più che dignitoso, non mi hanno affatto disturbato. Preferisco mille volte effetti speciali "artigianali" come in questo caso piuttosto che la computer-graphic che ormai (almeno per il sottoscritto) è impersonalissima e pure stancante...
      Detto ciò, a me il film è piaciuto ma non ha suscitato il tuo entusiasmo. Di Garrone preferisco altro, direi che "Reality" e soprattutto "Gomorra" sono di ben altro livello. Però avercene di film imperfetti e, davvero, visivamente splendidi come questo!

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  10. Non ho compreso affatto cosa significhi "napoletanità". I temi trattati sono assai universali, anche nei film di bergman li trovi. Forse parli di stile? Ciao ^_^

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    1. Ciao Davide. Sì, parlo di stile. I riferimenti sono universali ma tutti gli episodi sono "napoletani" nell'anima: hanno un taglio amabilmente "cialtrone", popolare, molto "villain", tipicamente sudista, sia nel linguaggio che nelle espressioni. Sia chiaro, vuole essere un complimento: è il taglio giusto per rappresentare un'opera, appunto, scritta e pensata per il popolino dell'epoca.

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  11. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  12. Io, che adoro il fantasy è pure l'horror non mi dispiace, non mi sento attratta da questa pellicola, però la tua recensione mi ha dato il coraggio di guardarla e magari un minutino me lo ritaglierò!

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    1. Bene Giulietta! Ti dico che per il sottoscritto, a prescindere, un film di Garrone merita comunque di essere visto. Sempre :)

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  13. Io vivo a Napoli e non c'è niente in particolare nè più in generale legato alla personalità della città. Di meridionale semmai, ma non è questo a cui mi fa pensare il film. È complesso perchè crea uno straniamento piuttosto naturale... perciò non si fa definire in modo secco.
    Fantasy è un termine inglese che scrivono i giornali e la produzione per acchiappare gli spettatori. Parliamo di favola, di questo modo di raccontare che mi è sembrato di vedere qui per la prima volta. Non penso che sia proprio riuscito, anzi mi ha lasciato insoddisfatto. Ma dev'essere anche un mio problema. Ho afferrato molto l'aspetto horror e l'attenzione al corpo, praticamente il modo di fare di Garrone (che preferisco di gran lunga al pacchiano Sorrentino). In ogni caso, l'horror, anche se non affrontato allo stesso modo di Il Racconto dei Racconti, è presente come fulcro della storia anche in Solaris di Tarkovskij.

    ciao

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    1. Mi trovi sostanzialmente d'accordo, anche se io non sono rimasto insoddisfatto: certo, come detto di Garrone preferisco altri film, però non mi è dispiaciuto. Le tue sensazioni comunque sono vicine alle mie, condivido in particolar modo il riferimento all'aspetto horror e alla manipolazione del corpo (come in 'Primo amore'), e condivido anche quello che hai scritto su 'Solaris' : grazie dell'ottimo intervento!

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  14. Sto scrivendo il post proprio adesso...A me è piaciuto tantissimo, senza alcuna riserva, e sono d'accordo con te sul fatto che sia garroniano al 100% a dispetto delle apparenze "fantasy"!

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  15. ti dirò mi hai fatto venire la curiosità, cercherò di dargli una possibilità ^_^

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