venerdì 19 giugno 2015

THE SALVATION

(id.)
di Kristian Levring (Danimarca, 2014)
con Mads Mikkelsen, Jeffrey Dean Morgan, Eva Green, Eric Cantona, Jonathan Pryce
durata: 90 minuti


1870. Il sogno di Jon, immigrato danese sfuggito alla guerra contro la Prussia, si scontra con la dura realtà del selvaggio West: durante un tragitto in diligenza due balordi gli uccidono brutalmente moglie e figlio senza che lui possa impedirlo. Jon, assetato di vendetta, insegue i banditi e li ammazza a sua volta insieme agli altri componenti della banda: uno di loro è il fratello dello spietato fuorilegge Delarue, un ex-soldato che tiene in pugno (con la paura) il piccolo villaggio di Black Creek e pretende sacrifici umani se non gli verrà consegnato l'assassino di suo fratello. Jon, straniero in terra straniera, ripudiato dall'omertosa comunità locale, si ritrova da solo a combattere contro il feroce despota...

The Salvation è l'ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, dell'immortalità e della vitalità di un genere apparentemente desueto come il western, qui visto addirittura attraverso gli occhi di un eclettico regista danese, fondatore insieme a Lars Von Trier del movimento Dogma 95 e voglioso, dichiaratamente, di omaggiare quello che è il cinema americano per eccellenza... anche se sarebbe inesatto catalogare il film di Levring come la semplice rivisitazione di un genere: in The Salvation ci sono infatti evidenti (e voluti) riferimenti alla storia contemporanea e alla società attuale, a testimonianza di come il western sia, davvero, più un modo di intendere la storia e interpretare il presente piuttosto che un genere nostalgico e fascinoso (come potrebbe sembrare, superficialmente, a una prima frettolosa analisi).

Non a caso infatti il protagonista è un profugo danese fuggito da un paese in guerra e sbarcato in America in cerca di un illusorio benessere, il quale però scoprirà ben presto, a sue spese, che anche nel vagheggiato Nuovomondo la meschinità della gente, la paura del "diverso" e l'assenza dello Stato e delle Istituzioni possono rendere impossibile la pacifica convivenza di un uomo onesto, tranquillo e desideroso di integrarsi (e costretto, suo malgrado, a trasformarsi in un vendicatore sanguinario e senza scrupoli per garantirsi la sopravvivenza). E' fin troppo evidente leggere in queste righe molti  rimandi alla cinematografia danese degli ultimi anni: la mente corre subito a Il Sospetto di Vinterberg, oppure a Valhalla Rising di Winding Refn, guardacaso intepretati tutti dallo stesso attore, il bravissimo Mad Mikkelsen, ormai specializzato nei ruoli di "vendicatore" dolente e ben poco loquace...

Insomma: il western non è soltanto un genere cinematografico, ma una vera e propria concezione "trasversale" della storia e della cultura del mondo, qui rappresentata attraverso una pellicola forse più emblematica che bella, importante nei contenuti ma dalla confezione piuttosto rigida: il difetto più evidente di The Salvation è infatti l'eccessiva stereotipizzazione della storia, davvero troppo scontata e classicheggiante, troppo anche per essere un omaggio al genere. Non convince fino in fondo nemmeno l'eccessivo uso degli effetti speciali e della computer-graphics, legato probabilmente allo scarso budget a disposizione: personalmente, in un western "vero" vorrei vedere le strade bianche e sterrate riprese dal vivo, così come la fotografia sgranata e un bel po' "sporca", sensazioni che stridono abbastanza con la perfetta nitidezza del digitale, a mio avviso del tutto inadeguato per questo tipo di film... il western è sudore e polvere, rumore e classicità, sensazioni "fisiche" che qui appaiono giocoforza impersonali e distaccate.

Ma, aldilà degli aspetti tecnici, il film di Levring è comunque molto piacevole da vedere, soprattutto per gli appassionati del genere. Merito anche di un gruppo di ottimi attori che impreziosisce il risultato finale: Mads Mikkelsen, come detto, è davvero un Clint Eastwood moderno, Jeffrey Dean Morgan un villain perfettamente calato nel ruolo, mentre la sempre splendida Eva Green riesce bene ad esprimere fino in fondo tutta la sofferenza e la tragicità del suo personaggio (che non vi anticipo). Dulcis in fundo, buona anche la prova dell'ex-calciatore Eric Cantona, che ormai può vantare un curriculum cinematografico di tutto rispetto: e questa, indubbiamente, era la sfida più difficile!

11 commenti:

  1. Film che a pelle mi ispira molto, nonostante il western non sia il mio genere preferito. Credo sia per merito di Mikkelsen, uno dei miei attori preferiti, e di Eva Green, che è sempre un bel vedere ovunque la si metta. Poi anche per Jeffrey Dean Morgan, attore per me molto bravo (il suo Comico in "Watchmen" è davvero sopraffino) ma che Hollywood non si è mai corteggiato troppo.
    La tua recensione mi fa ben sperare, nonostante mi abbassi un poco le aspettative.

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    1. Non so quali siano le tue aspettative, comunque il film è più che dignitoso e si vede con piacere: e in effetti il cast è davvero azzeccato, dagli attori protagonisti alla Green che... non sarà molto "loquace" ma, davvero, si lascia guardare eccome!

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  2. Secondo me non è malissimo, non brilla però fa il suo, mi è sembrato un Western che di fatto è praticamente un film muto visti i suoi protagonisti ;-) Cheers!

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    1. Sì, un film fatto di silenzi e sofferenze. E Mikkelsen, come detto, è perfetto per il ruolo :)

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  3. Non lo conoscevo, ma se è un omaggio al genere mi precipito! Grazie della segnalazione.
    Un abbraccio.
    Mauro

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    1. Credo proprio che di piacerà, Mauro! Grazie del commento.

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  4. Mi pare una cosa molto fordiana.
    Spero di recuperarlo presto.

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    1. Se lo vedi per quello che è, vale a dire un omaggio affettuoso e sincero (per me) a un genere 'epico' di suo, potrebbe piacerti. Io l'ho trovato un po' troppo didascalico e scontato, ma la confezione è ottima e gli interpreti sono tutti all'altezza. Si può vedere e ci si diverte anche.

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  5. Ennesimo western crepuscolare, come tanti. Anonimo.

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    1. No, dai... anonimo no. E' un film che fa dichiaratamente il verso a un genere cinematografico che è entrato nell'immaginario collettivo della gente, e secondo me il risultato finale è più che sufficiente. Storia banale e poco pathos, concordo, però la messinscena è all'altezza. Abbiamo visto ben di peggio!

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  6. Alla fine visto e... beh, fa il suo lavoro, ma a parte l'ottimo cast il resto non è che mi abbia molto entusiasmato. E concordo sul fatto che sia troppo poco 'sporco'.

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