sabato 31 ottobre 2015

DHEEPAN, UNA NUOVA VITA


(Dheepan)
di Jacques Audiard (Francia, 2015)
con Antonythasan Jesuthasan, Kalieaswari Srinivasan, Claudine Vinasithamby, Vincent Rottiers, Marc Zinga
durata: 109 minuti


Dall'inferno dello Sri Lanka a quello delle banlieu parigine. Dheepan somiglia più un film di guerra piuttosto che a una storia di migranti, e non a caso il "viaggio della speranza"del protagonista non dura più di qualche fotogramma, il tempo di farci vedere cadaveri accatastati e mucchi di ossa arse dal fuoco, in una sequenza che più luciferina non si può... passano solo pochi secondi che già siamo in un altro mondo: Dheepan cerca di vendere chincaglieria di contrabbando alla Parigi-bene, per poi rincasare nel suo tugurio di periferia, in una terra (poco) promessa ma decisamente ostile, che non è certo quella dei suoi sogni.

Dheepan in realtà non è Dheepan. Il vero Dheepan è morto, ma il suo passaporto, come quello di tanti altri morti "invisibili"del suo paese, serve ad un altro Dheepan per tentare una nuova avventura. Sul passaporto c'è scritto che il nuovo Dheepan ha una moglie e una figlia, ma questo non è un grosso problema: trovare due donne disposte a seguirlo tra la moltitudine di disperati che cercano una nuova vita in Europa non si rivelerà affatto difficile. Molto, molto più difficile sarà invece convincersi di essere arrivato nel posto giusto, in una terra di nessuno dove spadroneggiano bande di teppisti e spacciatori, e dove dalle finestre di casa si osserva atterriti una guerriglia urbana che non è troppo dissimile da quella da cui è scappato.

Dheepan è il film più politico di Jacques Audiard (ma non il più bello, ci torneremo dopo...), un duro atto di accusa verso l'ipocrisia di un paese, la Francia, apparentemente accogliente e progressista ma, nei fatti, incapace più o meno volutamente di assicurare un'esistenza dignitosa agli immigrati che vi cercano rifugio, così come appare incapace di amalgamare le tante etnìe diverse che vi convivono. La contraddizione la vediamo bene nelle prime scene del film: la pseudo-famiglia di Dheepan viene accolta in maniera civile, i servizi sociali si occupano di trovare un tetto e un lavoro ai genitori e favorire l'inserimento scolastico della bambina. In realtà è tutto un bluff: il tessuto sociale in cui si vengono a trovare è fatto di casermoni-lager putridi e fatiscenti dove lo stato non arriva, dove vige la legge del più forte e l'unico modo per sopravvivere è adeguarsi alla realtà, ovvero alla violenza.

In tutto questo conta, ovviamente, anche il fattore umano. Il paradosso disegnato da Audiard è evidente: Deephan e le due donne che lo seguono non sono una famiglia, ma a forza di fingere finiscono per convincersi di esserlo davvero. Ed ecco il tremendo (e simbolico) dilemma: quell'affetto che, timidamente, s'instaura tra loro è frutto dell'amore o della necessità? E' un sentimento limpido, genuino, profondo, oppure dettato dalla paura, dalla voglia di protezione, di provare a sopravvivere condividendo dolori e sacrifici? E quante storie di migranti come questa ci sono al mondo, sommerse e mai venute alla luce? Esemplare in tal senso è l'ultimissima scena del film, che non vi svelerò per non togliervi la sorpresa: vi dico solo che si tratta di un finale "aperto", sospeso (non si capisce bene, a libera interpretazione) tra realtà e sogno, possibilità e desiderio...

Con questo film, Jacques Audiard ha vinto la Palma d'oro a Cannes. Sinceramente mi è sembrato più un premio alla carriera (e al cinema francese) che altro. Dheepan non è sicuramente il miglior film di Audiard, così come non era il miglior film in concorso sulla Croisette: è un film importante dal punto di vista etico-politico, per le tematiche che tratta, per le discussioni e riflessioni che è capace di stimolare, ma lo trovo stilisticamente imperfetto, con difetti evidenti soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nella scrittura: dopo una prima parte di buon livello, la pellicola sbanda parecchio nel finale virando bruscamente in un eccesso di azione, violenza e grandguignol, e dove è davvero difficile far credere allo spettatore che il timido Dheepan diventi dall'oggi al domani una macchina da guerra invincibile e letale, quasi come Terminator, capace di tenere testa (da solo!) alle gang che dominano il quartiere...

Audiard costruisce un film duro e capace di smuovere le coscienze, ma anche eccessivamente schematico e a tratti retorico, la cui importanza "sociale" travalica gli effettivi meriti artistici. Un'opera solida, impegnata, ma niente a che vedere con la "poesia della violenza" che si respira nelle sue pellicole più riuscite, da Tutti i battiti del mio cuore fino allo splendido Il profeta, grandiosa opera-manifesto al cui cospetto quest'ultimo film, devo dire, stride un pochino.

17 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto, e per certe dinamiche poteva ricordare il profeta. Secondo me non è così "incredibile" la trasformazione di Dheepan, in fondo in Sri Lanka era un guerrigliero Tamil.

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    1. E' vero, però insomma... il finale da "solo contro tutti" è francamente poco credibile. "Il profeta" aveva ben altro spessore. Questo non è un brutto film, affatto, però lo trovo molto più manieristico.

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  2. Un tonfo clamoroso per la carriera di Audiard, fin dal titolo (banale e già sintomo di scarsa ispirazione), per non parlare di una sceneggiatura bislacca e inverosimile, che diventa ridicola in un finale alla Taxi Driver. Bruttissimo.

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    1. Secondo me non merita una stroncatura così netta... vero, non è il miglior Audiard, ma parlare di ridicolo non mi pare giusto. Se poi non meritava di vincere la palma d'oro pazienza, non lo so, ma rimane comunque un'opera coraggiosa e importante

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    2. Concordo con Helena: non esageriamo con le critiche... io non ho apprezzato la parte finale e un certo convenzionalismo di fondo, ma vorrei avercene di questi film che toccano tematiche così difficile con questa onestà e realismo di fondo. Poi, nemmeno per me meritava la Palma, però il giudizio resta comunque positivo

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  3. Lucidissimo e spietato ritratto di un mondo sommerso e sempre nascosto dai media. Potente. Molto bello.

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    1. Semplice, conciso e... essenziale! Grazie per il commento. Ma per quale motivo non vi firmate? :)

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  4. Io stimo molto Audiard, e spero di recuperarlo presto.
    Sono curioso, e non voglio davvero uscire deluso dalla visione.

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    1. Deluso no, non è affatto un brutto film. Però è sicuramente un gradino sotto le sue opere migliori: così va il mondo... Audiard ha perso due palme d'oro quasi consecutive (per Il profeta e Tutti i battiti del mio cuore, sempre battuto da Michael Haneke) e l'ha vinta con il suo film meno bello. Succede.

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  5. Si conferma quindi che quest'anno a Cannes il palmares era un filino di parte!

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    1. Mah, guarda... non voglio tornare sui premi di Cannes, la polemica è il sale di tante discussioni ma a questo punto direi di darci un taglio. Quello che mi pare evidente, a tutti, è che "Dheepan" non era il miglior film della rassegna: oggettivamente, "Sicario" e "The Lobster", usciti di recente, sono decisamente superiori.

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  6. Finora è il parere più trattenuto che ho letto su questo film .___. sono comunque molto curioso.

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    1. Non mi è mai piaciuto essere "ultrà" di questo o quel regista, pur avendo ovviamente le mie preferenze. Ma cerco sempre di scrivere recensioni equilibrate, scevre il più possibile dal pregiudizio (positivo o negativo). Comunque fammi sapere che ne pensi.

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  7. questo film mi è sfuggito, me lo segno assolutamente, voglio vederlo ^_^

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    1. Una Palma d'oro vale sempre una visione: mi interessa il tuo commento! :)

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  8. Concordo sulla tua recensione in toto. Il film si perde nel finale ed arriva ad essere inverosimile, mentre la prima parte mi è sembrata più veritiera ed interessante.

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    1. Sì, c'è da dire che Audiard non è nuovo a scene di azione e violenza (basti pensare a "Il profeta"), ma in questo caso direi che il finale non è per niente contestualizzato... e quindi poco credibile.

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