mercoledì 7 ottobre 2015

MUCH LOVED


(Zin li fik)
di Nabil Ayouch (Marocco, 2015)
con Loubna Abidar, Halima Karaouane, Asmaa Lazrak, Sara El Mhamdi Elaaloui, Abdellah Didane
durata: 105 minuti


Si capisce ancor prima di iniziare che tipo di film sarà Much Loved: scorrono ancora i titoli di testa, sullo schermo nero, e già i primi dialoghi in sottofondo non lasciano spazio a dubbi... parole esplicite, crude, innocenti e simpaticamente scurrili (non è un paradosso), pronunciate da quattro prostitute marocchine che si preparano per il "lavoro"e si scambiano consigli e pettegolezzi. Non ci sono filtri, è tutto allegramente volgare, nelle parole, nei gesti e nelle situazioni, così tanto da suscitare l'ira delle autorità marocchine che lo hanno bollato per blasfemìa e censurato in patria dopo il passaggio, applauditissimo, al Festival di Cannes.

Ovviamente Much Loved non è stato vietato "solo" per le parolacce: il suo regista Nabil Ayouch ha realizzato un film coraggioso e iperrealista, quasi documentaristico, sull'ipocrisia, la (im)moralità e le enormi contraddizioni del suo paese, capace di censurare una pellicola rea di mostrare quello che tutti conoscono ma nessuno ha il coraggio di ammettere, ovvero lo squallore e l'umiliazione delle donne marocchine nei selvaggi "mercati della carne" di Marrakesh e dintorni e, più in generale, il ruolo della donna in una società complessa e certamente ostile come quella araba. Noha, Soukaima, Randa e Hilma: quattro donne alla disperata ricerca di affetto e amore (a dispetto del titolo, volutamente provocatorio), ripudiate dalle loro famiglie, illuse e auto-convinte della loro indipendenza grazie al "lavoro" che si sono scelte volontariamente, in realtà sfruttate e violentate, fisicamente e psicologicamente, dai nababbi cui cedono i loro corpi.

Il film mostra ripetutamente l'ordinarietà delle giornate delle quattro protagoniste: il rito dei preparativi, l'autista-guardia del corpo che le accompagna, le feste esagerate e squallide dei ricchi petrolieri. E poi il "lavoro" vero e proprio, le assurde pratiche sessuali, lo svilimento quasi animalesco del corpo femminile a mero oggetto di piacere, del quale le quattro ragazze sono pienamente consapevoli ma, allo stesso modo, incapaci anche solo di pensare a qualunque alternativa che possa modificare la loro condizione. Come delle predestinate.

Much Loved è un ritratto spietato di una generazione di donne che sceglie di sopravvivere e non rinunciare alla loro indipendenza, arrivando fino a privarsi della propria dignità. E' un film totalmente e volutamente "al femminile", che racconta una particolare condizione di vita e compie una bella riflessione sull'amicizia e la solidarietà in un presente fatto di estrema solitudine. Quattro donne sole che condividono la casa e i loro pensieri, le loro storie, le loro necessità, le loro debolezze e i loro soldi. Ayouch le (in)segue nei luoghi più intimi, ne scandaglia i pensieri, le passioni, le gioie e i dolori, mettendosi completamente al loro servizio e lasciando sullo sfondo tutto il resto, uomini compresi, senza prendere posizione e lasciando il giudizio allo spettatore.

Film intrigante, volutamente scarno nello stile e nelle riprese, poco "cinefilo" e molto "di pancia", ma efficace nel denunciare una realtà che è sotto gli occhi d tutti e che tutti, egoisticamente, fingono di non vedere. Bravissime le quattro interpreti (una era al debutto assoluto)  e un plauso anche alla neonata CINEMA di Valerio de Paolis, ex manager della BIM  e ora messosi in proprio, capace di acquistare e distribuire titoli importanti e festivalieri come questo. Onore al merito.

2 commenti:

  1. avevo visto il trailer al cinema e mi sembrava infatti potesse essere interessante... (y)

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