lunedì 30 novembre 2015

(MARIO MONICELLI DAY) IL MARCHESE DEL GRILLO


Se ne andava esattamente cinque anni fa, alla sua maniera. Ovvero, buttandosi giù da un balcone per non darla vinta al male che lo stava consumando. Da "toscanaccio" duro e puro (anche se era nato a Roma) Mario Monicelli voleva avere sempre l'ultima parola, non sopportava che gli altri decidessero per lui. Fino alla fine. 

E' stato uno dei Più Grandi del nostro cinema, ma ai suoi tempi non ebbe mai il giusto riconoscimento e l'autorevolezza che meritava. Si parlava di cinema italiano e tutti facevano i nomi di Fellini, Antognoni, Visconti, De Sica... Lui con il suo stile popolare, strafottente, cinico, cattivo, non fu mai particolarmente amato dall'establishment. Eppure, forse nessun altro regista italiano ha prodotto tanti capolavori come Monicelli: Guardie e ladri, La grande guerra, L'Armata Brancaleone, Amici Miei, Un borghese piccolo piccolo, Il marchese del Grillo (che analizziamo più sotto), per non parlare del suo film più famoso, I soliti ignoti, forse il film più imitato e saccheggiato della storia del cinema (lo dico soprattutto ai ragazzi, che magari adorano i vari Ocean's Eleven e pensano che siano soggetti originali...)

La solita congrega di blogger prova a rendere omaggio a Monicelli, e dobbiamo ancora una volta ringraziare la cara Alessandra del blog Director's Cult per aver proposto l'iniziativa, che è stata ripresa da diversi "colleghi", quelli che trovate in fondo a questo post. Andate a leggere anche i loro articoli, ne vale assolutamente la pena!


IL MARCHESE DEL GRILLO
(id.)
di Mario Monicelli (Italia, 1981)
con Alberto Sordi, Paolo Stoppa, Caroline Berg, Flavio Bucci
durata: 139 minuti

" Io so' io, e voi non siete un cazzo! "

E' diventata la frase-simbolo non solo di un film, ma di una stagione intera, di un modo di essere, di una triste italianità contemporanea, che all'epoca anticipava brutalmente tutto il marcio (da Tangentopoli in poi) che ne sarebbe venuto dopo. Per questo, pur non essendo certamente il film più bello di Monicelli (non è paragonabile a capolavori come La grande guerra o I soliti ignoti) Il marchese del Grillo ha un'importanza che travalica i suoi meriti artistici. E' il cinico e disilluso manifesto dell'italiano medio, piccolo e arrivista, che da lì a poco avrebbe fatto a pezzi il Belpaese attraverso la sua classe dirigente,

E non è certo un caso che il protagonista del film sia Alberto Sordi, cioè colui che più di ogni altro ha impersonato i vizi (molti) e le virtù (pochissime) di un popolo ormai asservito alla corruzione e all'indifferenza verso gli altri. Il marchese Onofrio del Grillo, nobile nullafacente della Roma papalina, è un uomo che grazie alla sua posizione può permettersi di tutto, ovviamente in senso negativo, godendo della più totale impunità. E' un essere ignobile, viscido, anarchico, devoto solo al denaro e al Potere. E' uno che con i soldi può comprarsi chi vuole: politici, regnanti. poveracci, sudditi. E' uno cui piace prendere tutti per il culo, è il suo modo per denunciare consapevolmente lo sfacelo di un sistema, senza però muovere un dito per cambiarlo (atteggiamento, da sempre, tipicamente italico).

E' evidente l'intento del regista di mettere a confronto la Roma del XIX secolo con quella contemporanea: una città corrotta, sporca, malfamata, divisa per caste, abitata e governata da gente senza spessore morale, politico, culturale. Non a caso gli unici due personaggi davvero approfonditi del film sono, appunto, il Marchese e il Papa (interpretato dal grandissimo Paolo Stoppa). Tutti gli altri sono macchiette, individui insignificanti (non solo i potenti, ma anche il popolino, che Monicelli tratta in maniera altrettanto sprezzante, colpevole di essersi vigliaccamente   adagiato sulla propria infima condizione, incapace di ribellarsi).

Si ride, e tanto, nell'assistere alle "zingarate" del protagonista (e ogni riferimento al precedente Amici miei non è certo casuale), ma il divertimento è ancora più feroce e meschino, tale da farci rendere conto che anche noi stessi, alla fine, godiamo degli scherzi del marchese perchè siamo esattamente come lui: non ci indignamo ma proviamo piacere nel vedere i poveracci fatti a pezzi dal potente di turno, non proviamo nemmeno un briciolo di vergogna ma, al contrario, parteggiamo senza alcun dubbio per il peggiore, che è sempre più affascinante...

Alberto Sordi è straordinario in questo film che Monicelli cuce su misura per lui: nessuno meglio di Sordi poteva interpretare il romano spaccone, triviale, godereccio, irriverente verso chiunque (politici, nobili, prelati, poveracci) e totalmente senza coscienza (nè civica nè personale). Il suo personaggio è volutamente ai limiti della caricatura, la performance è debordante, la fisicità perfetta per il ruolo. E' il ritratto dell'italiano medio, sempre pronto a schierarsi dalla parte "giusta" (quella di chi comanda) e sempre incapace di aprire gli occhi verso chi sta peggio, sempre pronto a urlare contro il "sistema" e sempre incapace di combatterlo poichè parte integrante del "sistema" stesso. E' un Sordi perfetto per il ruolo, che può permettersi (anche) di prenderci in giro.

Perchè lui è lui. E noi non siamo un cazzo.


PARTECIPANO ALL'INIZIATIVA ANCHE:

DIRECTOR'S CULT (La ragazza con la pistola)
NON C'E' PARAGONE (Amici miei)
IL BOLLALMANACCO DI CINEMA (I soliti ignoti)
COMBINAZIONE CASUALE (Un borghese piccolo piccolo)



12 commenti:

  1. Questo, effettivamente, mi manca. SIcuramente tra i tantissimi film che ho da recuperare questo potrebbe ritagliarsi uno spazietto a breve!

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    1. Non il miglior Monicelli, ma un film che a suo modo fece epoca (da reecuperare assolutamente!)

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  2. Un filmone come tutti quelli di Monicelli, con un Sordi mattatore ma, soprattutto, con quella traslazione critica nel tempo che mi convince ancor di più che certi geni potevano raccontare momenti fermi nel tempo ma validi per tutte le epoche

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    1. Esattamente. Il resistere al tempo è ciò che differenzia un buon film da un capolavoro, e i film di Monicelli sono invecchiati tutti benissimo...

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  3. Guardo i film di Risi e Monicelli e vedo l'Italia brutta che prendono tanto per i fondelli, sembrava che avessero capito tutto. Il Marchese del Grillo è così attuale, solo che adesso non fa così ridere, visto che quelli che non sono un cazzo siamo proprio noi...

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    1. Proprio così. Erano i primi anni '80, quelli di Craxi e della "Milano da bere", e qualcuno già ci aveva visto lungo...

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  4. Che meraviglia!! Precorreva un po' i dirigenti di Fantozzi, tristemente macchiette... ma nemmeno poi troppo, visto gli elementi che sono al potere da decenni.

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    1. "Fantozzi" a dire la verità è precedente (1975), ma cambia poco: Monicelli dipinge una società inquinata e corrotta, che di lì a poco andrà ad esplodere... eccome se ci aveva visto lungo!

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  5. Io ho enormi, gigantesche lacune nel cinema italiano, soprattutto d'annata. Però: 'E' uno cui piace prendere tutti per il culo, è il suo modo per denunciare consapevolmente lo sfacelo di un sistema, senza però muovere un dito per cambiarlo (atteggiamento, da sempre, tipicamente italico). Applausi!

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    1. Grazie! A vederlo oggi questo film mette più inquietudine che divertimento... ma lo si rivede sempre volentieri!

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  6. In effetti, in confronto agli altri, questo è davvero un film "minore". E la dice lunga sulla grandezza, anzi, sull'immensità di Mario Monicelli.
    Bellissimo pezzo, complimenti.
    Maurp

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    1. Davvero, Mauro... avercene di film "minori" come questo!

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