domenica 10 gennaio 2016

CAROL


(id.)
di Todd Haynes (Usa, 2015)
con Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler
durata: 120 minuti


A Todd Haynes piacciono gli anni '50, ormai è un dato di fatto. Così tanto che, dopo aver diretto nel 2002 il bellissimo Lontano dal Paradiso (con Dennis Quaid e Julianne Moore, coppia in crisi a causa delle tendenze omosessuali di lui), ha deciso di replicare tredici anni dopo girando un film quasi speculare, ribaltandone però la prospettiva: Carol tratta infatti gli stessi argomenti (un amore impossibile, per l'epoca, in quanto nato dalla passione tra persone dello stesso sesso, la rigidità delle convenzioni sociali, l'apparente benessere esteriore che nasconde però un ipocrita bigottismo di fondo) solo che qui le protagoniste sono due donne, anch'esse alle prese con il perbenismo borghese della finta "età dell'oro" americana.

Ma, diciamolo subito, non sempre l' "usato sicuro" porta agli stessi risultati. E Carol, pur essendo molto simile a Lontano dal Paradiso, non può dirsi un film così ben riuscito come il suo predecessore. E non tanto perchè al giorno d'oggi una storia di lesbismo non fa evidentemente più notizia, ma più che altro perchè a mancare è proprio la storia stessa, il racconto puro e semplice, a causa di una sceneggiatura molto poco cinematografica (ispirata al romanzo omonimo di Patricia Highsmith e scritta, non a caso, dalla drammaturga inglese Phyllis Nagy, evidentemente poco a suo agio con i tempi del cinema...) che tiene il ritmo molto basso e non riesce mai a scaldare veramente i cuori degli spettatori, poco coinvolti da una trama abbastanza inconsistente e che, specialmente nel finale, gira su stessa con almeno un paio di finali di troppo...

Carol Aird (un'algida e fascinosa Cate Blanchett) è una ricca signora della New York bene, scesa in città per acquistare un giocattolo da regalare alla figlia per Natale. Entrata in un negozio, viene servita dalla timida diciannovenne Therese (Rooney Mara), ed è amore a prima vista: dapprima molto pudico e "mascherato" da tenera amicizia, poi destinato ad esplodere nel corso di un lungo viaggio in macchina che le due si concedono illudendosi di sfuggire al loro destino... il problema è che Carol sta divorziando dal marito (da sempre al corrente delle tendenze sessuali della moglie, che sono poi anche il motivo della separazione) il quale sguinzaglia un detective privato sulle tracce delle fuggitive per raccogliere le prove della loro relazione, prove che poi saranno usate dall'uomo come arma di ricatto per ottenere l'affido della figlia. A quel punto Carol sarà costretta, suo malgrado, a mollare la giovane amante per ritornare ad assumere il ruolo di moglie-modello (esattamente come faceva Dennis Quaid in Lontano dal Paradiso) spezzando così il cuore della compagna.

Il film, a mio personale parere, poteva benissimo concludersi qui, in ossequio alle regole del melodramma alla Douglas Sirk alle quali il regista dichiaratamente si ispira. Invece Haynes s'intestardisce nel proseguire il racconto, facendo incontrare di nuovo le due donne, che poi si mollano e si riprendono ancora, a intermittenza, in quei confusi ultimi venti minuti che sfociano in un finale aperto all'insegna del politically-correct ma abbastanza improbabile e posticcio... peccato, perchè la confezione di Carol è davvero di alto livello, e le interpretazioni delle due protagoniste sono decisamente di gran classe (con predilezione personale per la fragile e dimessa Rooney Mara, che lavora per sottrazione e tiene testa benissimo all'eleganza innata della Blanchett, qui però secondo me perfino troppo "impostata", anche oltre quanto richiesto dal personaggio).

Haynes si conferma comunque maestro nel ricostruire perfettamente il clima e le atmosfere degli anni '50: ne viene fuori un film molto furbo, esteticamente impeccabile, impreziosito dalle prove delle sue attrici e fatto apposta per piacere alle giurie... non a caso, è stato prima acclamato e premiato al Festival di Cannes (aggiudicandosi la Palma d'oro per la miglior interpretazione femminile, andata a Rooney Mara), e poi c'è da star sicuri che farà la sua parte anche agli Oscar e ai Golden Globes, dove è stato ricoperto di nominations. Il classico film che una volta usciti dal cinema ti fa credere di aver assistito a un capolavoro, anche se poi appena dopo rifletti e ti accorgi che non è vero...

7 commenti:

  1. Ti dirò, a me come ritmo è garbato ma, come dici tu, è troppo ruffiano e nel finale si impantana. Non malissimo, ma più che altro per le attrici.

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    1. Il finale è assurdo, che bisogno c'era di tirarla tanto lunga? Probabilmente, ipotizzo, per compiacere la comunità gay/lesbo che a Hollywood è molto potente... siamo vicini agli oscar e tutto fa brodo

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    2. Il finale non è una scelta di Haynes ma è identico a quello del romanzo della Highsmith. Potrà non piacere ma se così fosse la 'colpa' non è certo di Haynes.

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    3. Ne prendo atto. Non ho letto il libro e non lo sapevo. Ciò non toglie che è comunque una scelta del regista decidere se cambiare il finale o meno, indipendentemente da quello del romanzo. A me non ha convinto per niente, però si è scelto evidentemente di restare fedeli al testo letterario. Niente da obiettare.

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  2. Ne parlerò domani, dunque non mi sbilancio.
    Eppure devo dire che mi ha sorpreso.

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    1. Ho lasciato il mio pensiero sul tuo blog: condivido molto di quello che dici. E che io, probabilmente, non ci ho visto... questione di sensibilità, come dico sempre.

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