sabato 16 gennaio 2016

LA GRANDE SCOMMESSA


(The Big Short)
di Adam McKay (Usa, 2015)
con Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt, Marisa Tomei, John Magaro, Finn Wittrock, Melissa Leo
durata: 130 minuti


E' un film necessario, La Grande Scommessa. E per una volta lo uso a cuor leggero questo aggettivo, "necessario", che generalmente detesto... perchè i film (seppur splendidi, come questo) purtroppo non sono quasi mai necessari, non ti cambiano la vita (magari potessero farlo!) però possono contribuire a fare chiarezza su come va il mondo. Ecco, questo è un film necessario proprio perchè ci fa capire (benissimo!) come stanno le cose, senza fronzoli o metafore, sbattendoci in faccia la realtà che sta alla base di ogni grande crisi economica , dove c'è sempre qualcuno che specula sulla disperazione di altri, sfruttando il proprio intuito o la propria conoscenza non per metterla a disposizione della collettività, ma per trarne un vantaggio personale sfruttando abilmente un sistema "drogato" fino al midollo.

La Grande Scommessa, ormai lo sapete tutti, è l'adattamento cinematografico del libro di Michael Lewis, "The Big Short: inside the doomsday machine", in cui ci viene raccontata la vera storia di un gruppo di persone, diversissime tra loro, che riuscirono a prevedere con largo anticipo il crollo del mercato immobiliare del 2008, che diede origine alla grande crisi finanziaria mondiale di cui stiamo ancora pagando le conseguenze. E già questa è una "genialata": raccontare la crisi non dal punto di vista di chi la subisce (sarebbe scontato, e si correrebbe il rischio di speculare sul dolore) bensì da quello di coloro che ci hanno guadagnato, o quantomeno non sono stati sorpresi da un evento che ha cambiato il mondo. I cosiddetti "furbetti del quartierino", quelli che, qualcuno magari anche senza rendersene conto, costruivano le loro ricchezze sulle disgrazie altrui...

La seconda "genialata", questa strettamente cinematografica, è stata quella di aver costruito il film secondo lo schema del reportage giornalistico, a metà strada fra il mockumentary e il film d'inchiesta (sembra quasi una lunga puntata di Report) conferendo all'operazione un ritmo vertiginoso e totalizzante, e ricorrendo spesso all'ironia per stemperare la pesantezza degli argomenti: esilaranti a tal proposito i siparietti delle varie star protagoniste, che interpretano loro stesse (ci sono, tra le altre, Margot Robbie e Selena Gomez) e "spiegano" alla loro maniera i passaggi-chiave per lo spettatore. Merito soprattutto del regista Adam McKay (anche sceneggiatore), specializzato in commedie e attore comico lui stesso, perfettamente a suo agio con le atmosfere finto-grottesche del film.

Ma merito, ovviamente, anche di tutti i grandi attori che si sono prestati con convizione alla causa: ognuno di loro interpreta, non a caso, un personaggio "fuori dal sistema", per nulla omologato alle masse e spesso respinto da quella collettività che da lì a poco si sarebbe ritrovata in braghe di tela proprio perchè prona ai lavaggi del cervello dei poteri forti... così, Christian Bale si ritaglia il ruolo di un eccentrico gestore finanziario che ascolta heavy-metal in ufficio e la sa più lunga di tutti, Ryan Gosling è un arrogante trader arrivista che cerca di fottere chiunque, Brad Pitt un ex banchiere pentito che sarà di nuovo fagocitato da quel "sistema" da cui cerca invano di fuggire. Ci sono anche due giovani sbruffoncelli (John Magaro e Finn Wittrock) che scimmiottano il sogno americano e si gettano a pesce in un gioco più grande di loro. E c'è anche il più bravo di tutti: lo straordinario, immenso Steve Carell (lo ricordate in Foxcatcher? Ho esaurito gli aggettivi per questo gigante del cinema americano) che interpreta la "coscienza critica" del gruppo, colui che sa benissimo di giocare sporco, maturandone tutto il disgusto, ma che alla fine si allineerà a tutti gli altri per non essere stritolato...

La Grande Scommessa è un film che rasenta la perfezione nella messinscena, ma il suo vero valore aggiunto è il modo in cui riesce ad individuare e sviscerare, coraggiosamente, tutti i responsabili della crisi: le grandi banche, le agenzie di rating, gli speculatori senza scrupoli e i politici collusi. Lo fa usando un linguaggio tecnico, professionale, volutamente ostico (lo spettatore deve sentirsi spaesato, perso in una babele di vocaboli e numeri incomprensibili che ne acuiscono la sua impotenza di fronte agli eventi) ma che diventa chiarissimo nei passaggi-chiave. Se siete tra coloro che hanno "paura" delle banche e temono per i propri risparmi... ne sconsiglio vivamente la visione! Per tutti gli altri, sarebbe un delitto perderlo.

18 commenti:

  1. C'è una congiura affinché anch'io, che di finanza non capisco niente, ma proprio niente niente, lo recuperi. :)

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    1. Non serve capire di finanza, anzi... il film pare fatto apposta per lo spettatore "normale": lo spaesamento e le inevitabili difficoltà di comprensione di fronte a un linguaggio così astruso direi che fanno parte del gioco. Vai al cinema, senza timori!

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    1. Siamo appena a gennaio, e già parliamo di uno dei migliori film dell'anno!

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  3. Credevo fosse impossibile raccontare con le parole questo film, però tu sei riuscito a farlo. Straripante, tanto amaro quanto goliardico, con un montaggio che va oltre ogni Oscar.

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    1. Grazie StepHania, sei sempre prodiga di complimenti nei miei confronti... ma in questo caso ti assicuro che la recensione è venuta di getto, quasi "rabbiosamente" come il tono del film, che è davvero una bomba a orologeria!

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  4. Messa in scena perfetta, attori grandi, film necessario, come giustamente scrivi.
    Gli manca solo il giusto coinvolgimento emotivo.

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    1. Dipende... in parte sono d'accordo con te, in parte no. La mancanza di coinvolgimento emotivo secondo me è voluta, nel senso (come ho scritto nella recensione) che sarebbe stato fin troppo facile girare un film edulcorato e incazzoso, speculando sul dolore dei risparmiatori truffati e usando la "lacrima facile" per ricattare moralmente lo spettatore. Invece il tono è volutamente grottesco e ironico per almeno 3/4 di film, perchè chi guarda deve innazitutto capire, rendersi conto del "sistema" marcio in cui si ritrova stritolato. Però nell'ultima parte, quando vengono mostrati gli uffici vuoti della Lehman Brothers, io un tuffo al cuore l'ho sentito eccome.

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  5. Hai detto bene, film necessario! Sospetto già che possa finire molto in alto nella mia classifica dell'anno...

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  6. E anche nella mia. Non fosse che per qualche pizzico di retorica che affiora qua e là sarebbe un capolavoro, ma proprio per spaccare il capello. Ottimo film. Ma che significa esattamente Big Short? E' un termine finanziario?

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    1. Nemmeno io sono esperto di finanza, pur facendo il bancario :) comunque l'espressione "big short" sta per "grande scoperto", ovvero lo scommettere su certe operazioni di borsa comprando o vendendo titoli che ancora non si possiedono materialmente, sperando di conseguire un guadagno.

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  7. Un film strepitoso. Interpretato alla grande da Christian Bale e da Steve Carell in particolare, scritto bene e diretto con grandissima abilità da Adam McKay. Racconta tutto ciò che occorre e ci fa capire molto sulla crisi del 2008, e su come gli interessi dei soliti personaggi e isituzioni vengano purtroppo prima delle reali necessità dei cittadini che contribuiscono a mantenere, loro malgrado, un sistema che li annienta senza farsi problemi. Aggiungo anche un montaggio da Oscar, che ho definito tale prima dell'annuncio delle Nomination e confermo ancora di più dopo che è stato candidato agli Academy Awards. :)

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    1. Hai fatto una sintesi perfetta, caro Giuseppe. Sono assolutamente d'accordo con te: aldilà di ciò che riuscirà a vincere ai prossimi Academy Awards, è un film che tutti dovrebbero vedere per rendersi conto di come stanno le cose (quelle che non ti dicono nei tg). D'accordo anche sugli attori: Bale si conferma su altissimi livelli, ma Carell è stratosferico. Uno dei più grandi interpreti contemporanei.

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  8. La cosa più apprezzata del film, come hai detto giustamente tu, è che non cerca di raccontare in maniera incazzosa la vicenda, non vuole buttarla sul dramma, ma è una commedia ibrida, un po' dramma e un po' comedy, sempre grottesca, che non prende per imbecille lo spettatore nonostante l'argomento sia alquanto ostico. Mi ricordo un brevissimo dialogo tra i due ragazzi aiutati da Pitt che avviene dopo essere entrati negli uffici della Lehman Brothers: "Me l'ero immaginato diverso"; "Come?"; "Più adulto". Esemplare.

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    1. Infatti quel dialogo, secondo me, è uno dei momenti più profondi del film. Hai "toccato" il punto, sono pienamente d'accordo :)

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  9. film da non perdere, dove i piccoli sono costretti a dire che il re è nudo, e parecchio imbroglione

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    1. ... e mai così attuale, visto quello che sta succedendo in questi giorni (anzi, in queste ore) nel mondo della finanza!

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