martedì 8 marzo 2016

ROOM

 (id.)
di Lenny Abrahamson (Irlanda/Canada, 2015)
con Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, William H. Macy, Sean Bridgers
durata: 118 minuti


Ho aspettato un bel po' prima di scrivere la recensione di Room perchè questo è un film che andrebbe visto "al buio", senza sapere di cosa parla: si tratta infatti di una pellicola il cui tasso emozionale e ansiogeno è fondamentale per apprezzarla nel giusto modo. E dal momento che ormai, dopo la Notte degli Oscar e dopo le numerose interviste rilasciate dai protagonisti, l'argomento è stato ampiamente svelato e dibattuto, mi è sembrato il momento giusto per pubblicare la mia opinione. Con l'accortezza che, semmai tra voi lettori ci fosse ancora qualcuno che non ha visto il film e desiderasse farlo (e lo consiglio, perchè ne vale assolutamente la pena) sarebbe meglio che leggesse queste righe dopo la visione...

Sì, perchè la forza di Room sta tutta nella sua incredulità, nell'immaginare (e sperare) umanamente impossibile ciò che vediamo fin dalle prime immagini: Jack vive nella Stanza, e quella Stanza è tutto il suo mondo. Il tavolo, il letto, il lavandino, la televisione sono gli unici compagni di giochi, le uniche istantanee che i suoi occhi possono vedere. Jack ha cinque anni e con lui c'è sempre sua mamma Joy, l'unica altra coinquilina. Anzi, quasi sempre: quando il "Vecchio Nick" ogni tanto entra nella Stanza per scoparsela Jack non c'è, rannicchiato dentro un armadio, il suo unico strumento di privacy, l'unico schermo tra sè e un mondo di nove metri quadrati.

Lo spettatore infatti capisce subito che Jack non è mai uscito dalla Stanza, una prigione angusta e claustrofobica dove sette anni prima un maniaco ha rinchiuso una studentessa diciassettenne per abusare di lei, e dalle ripetute violenze è nato un figlio che ignora cosa siano il sole, gli animali e tutto quello che non vede dalle tremolanti riprese televisive dell'apparecchio che gli tiene compagnia. La madre, Joy, dal canto suo non può fare altro che far credere al bimbo che quello della Stanza è l'unico mondo possibile, il più accogliente e vasto che possa esistere. Felicissima, per una volta (io che la odio) l'uso della voce-off che riflette il punto di vista di Jack, che racconta la sua vita quasi incredulo, come fosse dentro una favola, incapace di rendersi conto della sua condizione terribile perchè, ovviamente, non conosce nessun'altra condizione.

Succede però che un giorno Joy decide di ribellarsi all'orco che le ha privato la libertà e la dignità umana: escogita un disperato tentativo di fuga del figlio, che corrisponde a una delle scene (quella del furgone) emotivamente più sconvolgenti e adrenaliniche viste quest'anno al cinema. E dal quel momento comincia un altro film, dove i due protagonisti devono fare i conti con l'immenso valore della libertà, che si rivela ben presto un fardello pesantissimo da gestire: le pareti strette, fisiche, della stanza si trasformano infatti in barriere mentali, ancora più complicate da abbattere e che mettono a dura prova la loro psiche.

Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Emma Donoghue, a sua volta ispirato alle macabre vicende del "mostro di Amstetten" (il caso dell'austriaco Josef Fritzl, che per 24 anni tenne rinchiusa la figlia in uno scantinato per violentarla continuamente, dando alla luce sette figli), Room è uno dei film più sorprendenti e coinvolgenti dell'anno: è un thriller ansiogeno che si trasforma nella seconda parte in un dramma psicologico sulle difficoltà di re-inserimento e accettazione in una società dominata dalla curiosità e l'invadenza morbosa dei media, che mettono a dura prova il fragile equilibro mentale dei due protagonisti principali (che offrono delle straordinarie prove d'attore: l'Oscar per Brie Larson è assolutamente meritato, anzi doveroso, ma anche il piccolo Jacob Tremblay non è affatto da meno). Solo negli ultimi venti minuti il ritmo cala, adagiandosi un po' sui binari del politicamente corretto, ma si tratta di un peccato assolutamente veniale nei confronti di una pellicola che di meriti ne ha davvero da vendere.

20 commenti:

  1. Mamma mia, la scena del furgone era da cardiopalma! Paradossalmente mi è piaciuta di più la parte nella 'room',ma come dici tu è uno dei film più sorprendenti dell'anno!

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    1. Indubbiamente la prima parte, quella dentro la "stanza", è molto più avvincente e ansiogena, molto meglio riuscita. Ma la seconda parte è comunque consequenziale alla prima, non sono affatto "scollegate" come qualche critico ha scritto...

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  2. Al momento, il mio film preferito. La scena del furgone è splendida e quando lui apre gli occhi, e che occhi che c'ha, mi sono tanto tanto commosso. E la commozione è durata, più o meno, fino ai titoli di coda. :)

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    1. E' un film che scatena grosse emozioni, senza dubbio. Aldilà del giudizio personale, penso che sia uno dei più coinvolgenti della stagione.

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    2. Io, eppure, dovevo essere psicologicamente pronto. Avevo letto da poco il romanzo e già lì era stata dura. Il film ha rinnovato gioie e dolori, praticamente. Il regista, però, l'ha alleggerito di un dettaglio tosto tosto tosto. Soprattutto per il personaggio di Joy. Se vuoi, te lo rivelo. ;)

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    3. Dimmi pure! Non preoccuparti, non ho mai fatto troppo caso agli spoiler... :) mi interessa!

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  3. Concordo: un piccolo, grande film interpretato alla grande, tesissimo nella prima parte e fortemente emozionale.
    La scena del furgone è un cult dell'anno.

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    1. Le interpretazioni sono alla base di questo film, senza le quali il rischio di cadere nel ridicolo o nel ricattatorio sarebbe altissimo con un soggetto del genere. Straordinari i due interpreti, davvero impressionante la performance del piccolo Jacob Tremblay.

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  4. L'argomento mi angoscia un po' sono sincero. Ma nella vita ci vogliono anche i pugni nello stomaco, se sono salutari. E questo film mi pare che lo sia, giusto?
    Mauro

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    1. Vai a vederlo senza problemi, Mauro: è l'argomento ad angosciare, non il film. Che, anzi, ha un tono quasi poetico e lieve (soprattutto nella prima parte, quella "raccontata" dal ragazzino). L'orrore c'è tutto, e si sente, ma non è mai morboso, mai ricattatorio. Quasi un miracolo :)

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  5. Sono l'unica che, su questo film, è controcorrente, dato che a me non è piaciuto per nulla. Fatta eccezione per la splendida recitazione dei due principali interpreti, vi ho trovato una regia smaccatamente televisiva davvero fastidiosa, soprattutto nelle scene fuori dalla stanza. Ho trovato la sceneggiatura lacunosa e poco convincente, soprattutto nella descrizione dei rapporti che esulano da quello madre/figlio (ad esempio sarebbe stato interessantissimo approfondire la figura del padre di lei, e avendo a disposizione un attore come Macy sarebbe stato pure facile!).
    Ma devo ammettere che il vero problema (del tutto soggettivo e personale!) è sorto, per me, quando la madre ha costretto il figlio a fingersi morto per scappare. Ecco, seppure perfettamente comprensibile vista la situazione e lo stress psicologico della donna, quel gesto ha rotto in me ogni possibile empatia con il personaggio e, da quel momento in poi, della sua sorte non me ne è importato più nulla. E questa è una delle cose peggiori che un film possa farti: spingerti a disinteressarti delle sorti dei suoi protagonisti. E questo è quello che a me è successo, purtroppo.

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    1. Effettivamente sei la prima di cui ne sento parlare in toni così negativi... comunque chiarisco una cosa: il fatto che a me sia piaciuto non significa che non gli riconosca dei difetti, sia chiaro. Semplicemente, per quanto mi riguarda, il pathos e il fattore emozionale hanno avuto la meglio e me l'hanno fatto amare. Tuttavia, è verissimo che ci sono buchi di sceneggiatura: in effetti il personaggio del padre è stato buttato lì e frettolosamente abbandonato, e questo è un difetto tipico dei film indipendenti a piccolo-medio budget. Probabilmente non c'erano più i soldi per sviluppare meglio la storia e girare un altro pezzo di film (è una mia idea, eh!). Io sono rimasto affascinato dalla prima parte, che davvero è talmente ansiogena da farti mancare l'aria (nell'ormai celeberrima scena del furgone giuro che ho chiuso gli occhi, non ce la facevo a guardare!), poi come ho scritto nel finale si perde un po'... però, da quanto mi dici, se non ti è piaciuto per un discorso prettamente personale, è chiaro che c'è poco da dire. La sensibilità è diversa per ognuno di noi.

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    2. Anche secondo me è così. Secondo me erano finiti i soldi per sviluppare ulteriormente la trama, e devo dire che per essere una piccola produzione irlandese lo trovo già miracoloso in questo modo!

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    3. Ripeto, è una mia teoria... non so se sia davvero così! Ad ogni modo, ripeto, è questione di sensazioni: a me l' "apnea" della prima parte è piaciuta così tanto che mi ha fatto passare in secondo piano i difetti che giustamente sottolinea Valentina

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  6. Questa è la seconda recensione che leggo di questo film, al quanto lusinghiera, devo assolutamente dargli un occhiata :)

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    1. Bentornata Arwen! :) Sono contento. Sì, direi che questo è proprio un film da vedere!

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  7. Assolutamente splendido, per ora è il mio film preferito del 2016. Intimo, emozionante, capace di trattare senza pietismi un argomento così particolare.

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    1. E' vero. Non era per niente facile (s)cadere nella morbosità e nel ricatto del dolore. Invece il film si mantiene su un equilibrio che è quasi miracoloso (di cui gran parte del merito va alla coppia di interpreti, davvero bravissimi).

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  8. La scena del pick-up è indiscutibilmente la più emozionante vista quest'anno! Adrenalina pura. Peccato che poi si perda un po'
    D.

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