sabato 21 maggio 2016

LA PAZZA GIOIA

(id.)
di Paolo Virzì (Italia, 2016)
con Micaela Ramazzotti, Valeria Bruni Tedeschi, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno, Marco Messeri, Anna Galiena
durata: 118 minuti


Dalle brume della Brianza al sole di Viareggio, passando per le paillettes di Cannes: tre anni dopo il bellissimo Il capitale umano, Paolo Virzì torna al cinema con una storia "tipica delle sue", fatta di risate e lacrime, comicità e impegno sociale. Come ai vecchi tempi, insomma, ma con la consapevolezza di rituffarsi in terreno difficile dove il rischio di ripetersi è sempre in agguato: pericolo fugato però dalla platea della Quinzaine francese (notoriamente avara di complimenti per i prodotti di casa nostra) che ha premiato il regista e le sue attrici con un lunghissimo e caloroso applauso.

La pazza gioia, ormai lo sapete tutti, è la storia di due donne complicate e "fuggitive" (ma evitiamo per favore i paragoni sballati con Thelma e Louise: questa è una vicenda tipicamente italiana, per situazioni, tematiche e sensibilità): Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi sono le protagoniste assolute del film e anche il suo valore aggiunto. Sono semplicemente perfette, credibili, fondamentali in una pellicola cui basterebbe davvero poco per sbandare pericolosamente verso un pietismo ipocrita e di facciata, e che invece riesce ad essere sincera e genuina fino alla fine, toccando punte di commozione assolutamente spontanee e naturali.

Virzì torna dunque alle origini, nella sua amata Toscana, precisamente a Villa Biondi (nei dintorni di Pistoia): in un casale di campagna adibito ad ospedale psichiatrico per sole donne si incrociano le esistenze di Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), una mitomane logorroica e razzista che si spaccia per aristocratica e adora Berlusconi (un sant'uomo perseguitato dai giudici, a sentire lei...) e della "plebea" Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), personaggio tormentato e tormentoso, piena di tatuaggi e cicatrici fisiche e morali, che non trova più ragioni per vivere dopo che le è stato sottratto il figlio. Le due all'inizio si detestano cordialmente ma poi, complice una fortuita coincidenza, scappano insieme dal ricovero coatto dirigendosi verso una felicità impossibile...

La pazza gioia è un racconto di grande intimità e sofferenza, che ha l'enorme merito di affrontare il dramma delle malattie mentali con umanità e ironia, alternando momenti drammatici ad attimi di esilarante comicità senza mai essere ricattatorio nei confronti dello spettatore (e a mio avviso gran parte del merito in questo caso va alla sceneggiatura inedita di Francesca Archibugi, amica di vecchia data del regista e particolarmente a suo agio nella materia - peraltro già trattata tanti anni fa nel suo film più famoso, Il grande cocomero - e dotata di una sensibilità fuori del comune, tipicamente femminile). Certo, per lo spettatore è difficile immedesimarsi in due personaggi così volutamente "estremi", tuttavia è impossibile non provare fin da subito sincera empatia per entrambe, persone problematiche ma vere alle prese con un mondo ben peggiore di loro.

Ottime, ribadisco, le prove delle due protagoniste: a Valeria Bruni Tedeschi è affidata, a sorpresa, la parte comica e sopra le righe della pellicola, superando l'esame a pieni voti. Ma la vera sorpresa arriva dalla signora Virzì, ovvero Micaela Ramazzotti, quasi muta, paralizzata dal dolore e "spalla" paziente per 3/4 del film per poi "esplodere" nel finale, stritolando letteralmente i nostri cuori con un monologo di grande intensità: ammetto di non averla mai troppo amata, nè come attrice nè come persona, ma sarei intellettualmente disonesto se non le riconoscessi i giusti meriti e i suoi grandi progressi professionali.

La pazza gioia non raggiunge la perfezione stilistica e l'impegno civile de Il capitale umano: è un film che prende più al cuore che alla testa, facendo leva sui sentimenti. La prima parte è un po' stiracchiata, non esente da evitabili banalità (vedasi la scontatissima e inflazionata scena della fuga dal ristorante) tuttavia man mano che ci si avvicina all'epilogo la comicità lascia spazio alle emozioni e al desiderio di giustizia, di umanità, di riscatto morale e materiale. E' un film che coinvolge e si fa amare, e che conferma Virzì come autore a tutto tondo, capace di mettere nelle sue opere la giusta dose di leggerezza e denuncia sociale, invitandoti a riflettere senza mai appesantire. Degno erede di una tradizione di "commedia all'italiana" che nulla ha a che vedere con inumerevoli filmetti che, purtroppo, troppe volte ingolfano le nostre sale.

21 commenti:

  1. Visto ieri sera, e non posso che condividere in toto quello che hai scritto. Virzì si conferma come uno dei migliori commediografi italiani, non sbaglia praticamente un film!
    Buonanotte.
    Mauro

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    1. Io, a dire la verità, non ho amato un certo periodo "buonista" di Virzì (guardacaso quello appena successivo al suo matrimonio, e per questo lo perdono :) ) che ha coinciso con "La prima cosa bella" e "Tutti i santi giorni, dove la melensaggine prendeva il sopravvento... ma con gli ultimi due film è tornato lui!

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  2. A me, purtroppo, Il capitale umano non era piaciuto.
    Confido tantissimo in questo, perché Virzì mi piace tanto tanto.
    Speriamo passi in sala, dalle mie parti: proiettano tutto in ritardo (e il film di Violetta) :-P

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    1. "Il capitale umano", in effetti, è il film più lontano dal suo modo di fare cinema, e capisco che possa un po' "destabilizzare" i fan. Tuttavia, per me rimane il suo film migliore. Qui però si torna all'antico, alle commedie più classiche della sua filmografia. Insomma: è Virzì al 100%, e quindi corri al cinema!

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  3. La conferma che il cinema italiano è vivo e tanti nostri registi giovani e meno giovani sono di alto livello.
    Altro film centrato per Virzì con una strepitosa Valeria Bruni Tedeschi.

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    1. Quoto tutto, in particolar modo la riflessione sul cinema italiano!

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  4. Ottima la riflessione sulla malattia e l' a-normalità congenita di un paese intero. La Bruni tedeschi è la nuova Monica Vitti. Un gran bel film, insomma!

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    1. Vero. Il paragone con Monica Vitti ci sta tutto, ed è un gran complimento per Valeria Bruni Tedeschi.

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  5. Ancora non l'ho visto e temevo che fosse una ripetizione ma fortunatamente a quanto scrivi pericolo scampato! Meno male perché amo molto Virzì!

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    1. Beh, dipende che intendi per "ripetizione", nel senso che è certamente in linea con il suo stile: però l'argomento e soprattutto lo svolgimento meritano eccome1

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    2. Eccomi.. Film visto.. e super apprezzato. Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto!

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    3. Eccomi.. Film visto.. e super apprezzato. Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto!

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    4. Lo sapevo che non ti avrebbe deluso... non solo te, ma anche la stragrande maggioranza di critici e spettatori.

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  6. Non ho visto Il Capitale Umano ma a questo punto mi sa che devo recuperarlo... :)

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  7. Virzì è una delle poche certezze del cinema italiano, non vedo l'ora di andare a vederlo :)

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    1. E' vero: ripeto, passato il momento di zuccheroso "buonismo" successivo alle nozze, non ha sbagliato più un film. e anche questo "merita".

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  8. Sono d'accordissimo sul fatto di non accostarlo troppo a Thelma e Louise, come ha fatto il 90% della critica italiana, che ormai è critica solo di nome... basta vedersi un paio di film di Virzì, a caso, per capire quanto sia "suo" questo film

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    1. Esatto. Questo dimostra quanto sia superficiale CERTA la critica italiana (non tutta, per fortuna). E' vero che nel film c'è una citazione esplicita a "Thelma & Louise", ma accostare le due pellicole semplicemente non ha senso. Virzì e Scott (entrambi grandissimi, eh!) hanno stile, formazione e sensibiità totalmente diversi.

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  9. Ottima recensione, d'accordo con te!

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